EFEXOR, SERTRALINA, XANAX, LAMICTAL, ABILIFY, SEROQUEL, DEPAKIN: AMMAZZERETE QUESTO RAGAZZO
chiedo consiglio perché non sappiamo più dove sbattere la testa e questi
psichiatri sono veramente dei pezzi di “marmo”,
sembra che tutto sia colpa dell’ammalato che non collabora o non
reagisce o chissà che cosa e poi umanità veramente poca.
Scusa la sfogo ma la vicenda che andrò a descrive riguarda mio fratello
e oramai sta distuggendo le forze anche alla famiglia.
Mio fratello L. 35 anni, attualmente ricoverato al ***** a ***** e seguito dalla dott.ssa ******
(sembra una luminare conosciuta anche in Svizzera ma fredda e scorbutica )
E’ entrato il 07/07/2014 con la seguente terapia:
75 Efexor
150 Sertralina
50 gocce Xanax x dormire (scarso effetto )
1/2 Etanololo ( betabloccante da circa 7 mesi – prima di tutti questi
cambiamenti non ne aveva bisogno )
Si sentiva sempre stanco e con sbalzi d’umore sempre verso la
depressione ( pensieri di morte ) e tristezza ( pianto senza motivo ),
rimurgina spesso e quando non riesce a sopportare cerca di dormire per
non pensare (anche se non vorrebbe).
In questo momento la terapia è stata modificata in:
50 Sertralina
300 Lamictal
20 gocce Xanax
1/2 Etanololo
Ha provato come stabilizzatori
Seroquel ( troppa sedazione ma usato x breve tempo )
Depakin ( peggiorava la depressione )
Abilify ( preso a 15 e 10 umore stabile ma completamente in apatia
e movimenti rallentati sempre stanchissimo,
preso a 5 troppo irrequieto e difficoltà a dormire
incubi oltre a essere euforico )
Lamictal ( a 300 a lui crea stanchezza e sonnolenza ma loro dicono che
non è vero, così si deprime di più )
Il problema si è aggravato quando, su consiglio del CSM, ha iniziato a
scalare Efexor troppo velocemente e il rebound è stato micidiale
in contemporanea al periodo estivo e tutti gli psichiatri fossero in ferie.
Ha fatto due precedenti ricoveri alla clinica ***** a ******
ma le cure non sono state azzeccate nemmeno per breve tempo.
Abbiamo proseguito con il CSM locale ma abbiamo avuto una pessima
esperienza e poi cambiato da qualche mese privatamente fino ad oggi.
Caratterialmente è intelligente e avrebbe molte risorse e idee ( pensa
troppo però ) ma attanagliato dall’ansia in casi di stress
e da una tristezza di fondo che dice di avere già da piccolo.
La crisi è iniziata con attacchi di panico nel 2011 a seguito della
perdita di lavoro contemporanea alla rottura di una relazione e visto
che non poteva pagarsi più l’affitto ha dovuto accettare di ritornare a casa.
Morale, dopo 6 settimane, premetto che sembrava avesse una ripresa, si
sente stanchissimo e molta sonnolenza da giorni,
così riprende la crisi di depressione e cosa si sente dire? Devi
metterci del tuo!!!!
So, benissimo che non sei medico ma le ricerche che hai fatto e le varie
testimonianze che hai raccolto mi potranno di sicuro
dare un tuo consiglio. Come lo tiro fuori da questo calvario? Gli
volgio un bene dell’anima e mi ammalo anch’io se non trovo una strada
alternativa.
Chiedo scusa se ho scritto troppe cose tecniche ma hanno reso L**** una
persona costretta a stare a letto dove avrebbe voglia di vivere.
Grazie dell’attenzione
F.to M.
RISPOSTA
Buongiorno M.,
oggi è Ferragosto, e dovremmo essere tutti in giro spensierati.
Chi al mare, chi in montagna, chi semplicemente a non fare nulla.
Eppure, in tutto il mondo, milioni di esseri umani come noi hanno le proprie vite scandite, controllate, rovinate dall'”invenzione” più demoniaca creata dall’essere umano dopo le armi atomiche: gli psicofarmaci.
E anche se io stesso dovrei riposarmi un po’ di più, dato che la gestione di questo blog pretende da me un’enormità di energie, come si fa a non rispondere a una tale lettera, che trasuda di disperazione, impotenza e voglia di vivere a tutti i costi?
Leggendola ieri, il sangue ha cominciato a ribollirmi nelle vene. Preparatevi quindi, che ci andrò giù molto pesante.
Cara M., partiamo da un principio inattaccabile.
Il corpo e il cervello umani hanno vissuto sin dall’alba dei tempi senza l’ausilio degli psicofarmaci, il cui utilizzo è talmente recente da non potersi contare più di 60-70 anni.
Gli psicofarmaci sono e rimangono sostanze di sintesi totalmente chimica, creati in laboratorio e che con il corpo non hanno nulla a che spartire.
La psichiatria è da sempre la branca più fallimentare della medicina. Si avvicina molto di più alla stregoneria piuttosto che a una pratica medica.
Nessun essere umano è mai stato guarito dagli psicofarmaci: il compito di queste molecole è dare, quando va bene, un illusorio e transitorio stato di finto benessere, destinato a svanire molto, molto presto; quando va male, invece, rivelano subito di che pasta demoniaca sono fatti.
Non esistono luminari della psichiatria: sono tutti, chi in buona fede chi in cattiva, dei semplici dispensatori di pillole, che giocano, come sta accadendo con tuo fratello, al piccolo chimico, sperando di “azzeccare” una terapia che dia quel famoso senso di finto benessere almeno per un po’.
Guardando le terapie multiple date a tuo fratello, persino con l’associazione di due antidepressivi (Sertralina ed Efexor) mi viene da rabbrividire.
Gli hanno persino dovuto aggiungere un betabloccante, come conseguenza del massiccio uso in associazione di tutti questi psicofarmaci.
Senza contare tutti gli ulteriori tentativi che hanno fatto con il Depakin, il Seroquel, l’Abilify: siamo alla follia pura. Chi dovrebbe essere rinchiusa è proprio la dottoressa e la sua equipe (che, tra l’altro, nel suo sito Internet dice che l’approccio farmacologico è per loro marginale e deve essere ridotto al minimo!).
Pensano di guarire questo povero essere umano in questa maniera?
Secondo te, guarire significa camminare come zombie inebetiti, chimicamente castrati, buoni solo a guardare la televisione, sperando di alzarsi un giorno con un po’ di energie per fare qualcosa che non sia cambiare canale con il telecomando?
No, questa è la guarigione come intesa dagli psichiatri.
Guarire significa alzarsi al mattino con la voglia di vivere, sapendo che la vita porta, a tutti, momenti belli e momenti brutti. E i momenti brutti sono qui per farci crescere e non per buttarci in uno stato depressivo da cui non riusciamo a rialzarci.
Come hai ben scritto, e come dico sempre, non sono un medico, non curo nessuno, non faccio diagnosi, non prescrivo alcunché e ben me ne guardo dal farlo, essendo un fervido sostenitore della capacità autoguaritiva del corpo umano, allorquando gliene venga data la possibilità.
A mio giudizio, tuo fratello, come la maggior parte delle persone, è crollata nel momento di difficoltà proprio perché il suo involucro, la sua parte organica, il suo corpo erano già deboli e sofferenti a causa, soprattutto, dello stile di vita.
E con stile di vita intendo, oltre che quello squisitamente relazionale, anche e soprattutto quello alimentare.
Il messaggio rivoluzionario di questo blog, che riceve in tal senso giornalmente moltissime conferme, è semplice: l’uomo moderno ingurgita cinque volte al giorno cibi incompatibili con la propria natura. E le cosiddette “malattie mentali” sono, nella stragrande maggioranza dei casi, semplicemente la manifestazione a livello psichiatrico della tossicità interna dell’organismo.
La malattia mentale non è un deficit del cervello. Il cervello è e rimane un organo che lavora in sinergia con gli altri.
Meglio mangio, più il mio corpo fisico sarà forte, più sarò in grado di non crollare davanti ai problemi della vita.
Chi crolla e non si rialza perché gli muore il gatto, deve rinforzare il proprio corpo fisico e non imbottirsi di psicofarmaci.
Con questo non significa che le parole, l’amore e la gentilezza non abbiano un loro potere indiscusso: ho creato infatti il binomio “cibi puliti – pensieri puliti”.
Amore e giusto cibo (e per giusto intendo un’alimentazione vegana, il più crudista possibile e con una bassissima percentuale di grassi): questo è l’unico modo per uscire dal tunnel delle malattie mentali.
Veniamo a noi.
Tuo fratello ha dalla sua la giovane età e un tempo non troppo eccessivo di assunzione (circa quattro anni).
L’unica, dico l’unica soluzione per non condannare tuo fratello a una vita di stenti da lobotomizzato sociale è quella di prendere in mano la sua salute, ai sensi dell’art. 32 della nostra Costituzione.
Nessuno può essere sottoposto a nessun tipo di trattamento medico in assenza di un provvedimento di TSO.
Quindi, questo è quello che farei io:
-scalaggio lentissimo dei farmaci in atto, circa il 10% della dose al mese, cominciando a scalare per prima la Sertralina, poi lo Xanax e per ultimo il Lamictal, che agisce come stabilizzatore dell’umore.
-valutare, durante lo scalaggio, la riduzione del betabloccante, che andrà comunque eliminato
-stravolgere, ma sempre con gradualità, la propria alimentazione verso quella vegana tendenzialmente crudista e povera di grassi, avendo cura di eliminare tutto quanto all’apparenza non sia un cibo. Via immediatamente i maggiori allergenti esistenti, cioè glutine e caseina.
-prepararsi agli effetti di rimbalzo e alle conseguenti crisi eliminative, che non sono un “ritorno della malattia”, bensì lo sforzo mostruoso che il corpo fa per tornare a uno stato di equilibrio.
-inondare il corpo di vitamine vere e non sintetiche, attraverso l’uso di un estrattore di succhi.
-monitorare 24 ore su 24 il proprio congiunto, dato che gli antidepressivi SSRI (la Sertralina) possono causare ideazioni suicidiarie soprattutto in fase di scalaggio. Massima attenzione quindi ai momenti di “finta calma”, dato che è proprio in queste occasioni che avviene la maggior parte dei suicidi.
Questo, cara M., è il risultato di 14 anni di studio come ricercatore indipendente nel mondo della salute mentale.
Questo è quello che penso. Purtroppo non ho il potere legale di assumermi tale responsabilità, essendo solo il medico l’unica figura autorizzata a “curare”.
Tutti i medici che avete passato hanno ridotto tuo fratello nella condizione in cui è ora. E nei momenti di crisi sono solo capaci o di non farsi trovare o di dire “che deve mettercene del suo”. Come se un cervello inondato di droga potesse avere la lucidità e la forza di pensare…
La scelta è vostra. Io ci sono.
Vero, con la comprensione dei disturbi mentali siamo proprio agli albori, ma demonizzare, sulla pelle degli altri, quelli che sono i trattamenti statisticamente più efficaci è scorretto. Se poi si ragiona in termini di vulnerabilità dell'affetto dal disturbo allora la demonizzazione è sleale, disumana e criminale. Per fortuna che chi la pensa come lei ha solo opinioni, sbagliate, ma non influenze.