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XANAX, CIPRALEX E DEREALIZZAZIONE: ANCHE SE PERDO IL LAVORO, IMBOTTIRMI NON SERVE A NIENTE

LETTERA

Gentile Pietro Bisanti, ho seguito qualche intervento sul suo blog molto interessante.
Mi soffermerò principalmente sull’uso (e abuso) degli psicofarmaci, che, per esperienza diretta, mi hanno fatto più male che bene.
Pur credendo nei benefici che una sana alimentazione può apportare, non credo che il regime vegano o crudista sia bilanciato, rispetto comunque le sue idee.
Ho avuto un’infanzia senza un papà presente, che ho sempre frequentato dalla maggiore età, ma sono stato cresciuto, se così vogliamo dire, da mia mamma, una persona disabile, e sono figlio unico; la figura del papà mi è mancata molto, ho un carattere “debole” che nelle esperienze di vita ha mostrato tutte le sue vulnerabilità. I miei sono divorziati.
Ho quarant’anni.. quante esperienze, quante gioie e quante delusioni nella mia esistenza, ho una famiglia, sono felice, o almeno penso di esserlo anche se ho perso il lavoro qualche mese fa; e veniamo al dunque quindi, ho fatto uso di ssri e ansiolitici un paio di anni fa, ho avuto un periodo difficile, molto stressante, e ho avuto una forte ansia generalizzata, l’ansia che si ha SEMPRE durante la giornata, e la notte non ti fa dormire.
Non ho dormito per circa due settimane di seguito, il mio fisico era a pezzi; diventa una catena, non si dorme, il giorno successivo si è più nervosi, l’ansia si accumula, e la sera successiva si fa ancora più difficoltà a prender sonno, il problema diventa enorme e si crea un ciclo vizioso. Tutto questo ad agosto 2011.
Mi sono rivolto al mio medico, e di conseguenza ad uno psichiatra… venti minuti… prenda Cipralex e Xanax.
Bene… lo Xanax, ne ho prese sempre poche gocce, al massimo dieci, solo la sera, e sono riuscito a recuperare il sonno, ho continuato a prenderlo per un paio di mesi…. insieme al cipralex e sono rinato, calmo.. tranquillo, sembrava tutto ok, a novembre del 2012 ho chiuso sia con il Cipralex e sia con lo xanax (non lo prendevo già da diversi mesi), ma ahimè la perdita del lavoro è stato un duro colpo, i problemi…. siamo una famiglia monoreddito, si immagini…
Avendo molto tempo libero da alcuni mesi, ho fatto molta attività fisica, che mi ha rimesso in forma fisicamente, ma la mia mente era, ed è, “malata”, penso sempre e solo al lavoro.. perché proprio a me… etc etc, nel frattempo assumo xanax da un mese, solo la sera (ho avuto un forte attacco di panico notturno un mese fa circa e ho dovuto “per forza”), e, cosciente del fatto che non si può vivere di ansiolitici, sono andato dallo psichiatra, che, invece di avviarmi in primis su una terapia psicologica (va molto la cognitivo comportamentale) mi affianca allo xanax il cipralex…
Bene… quasi due settimana di terapia, quindi il farmaco ancora non ha il suo effetto, e questo lo dico a tutti, le mie emozioni si sono appiattite (come ha scritto anche un altro utente), non ho più emozioni, non riesco a piangere, a ridere, non sono presente, spesso distratto, proprio come successe due anni fa.. e questa è una cura?
Mia moglie dice che sono diverso, spento, anche mia mamma, nonostante io cerchi di essere lo stesso, ha notato che c’è qualcosa che non va in me; ho deciso… incomincio a scalare e chiudo con cipralex e spero presto anche con lo Xanax, credo siano di valido aiuto allo stesso modo valeriana e camomilla o passiflora, che possono favorire il rilassamento, i problemi sono dentro di noi, caro Pietro e bisogna affrontarli e venirne fuori.
Certo gli psicofarmaci hanno un effetto immediato, aiutano subito, ma poi si paga lo scotto, con un’assuefazione e con un cambiamento negativo che ci pervade e ci fa cambiare radicalmente, ha sentito parlare anche di derealizzazione Pietro? E’ una sensazione orribile, che non auguro a nessuno, dove ci si guarda allo specchio  e non ci si riconosce più… sembriamo estranei a noi stessi, da rabbrividire.
Consiglio a tutti, buttate qualsiasi psicofarmaco, due chiacchiere con uno psicologo, ma ancora prima con un buon amico, snocciolare i problemi e le ansie (anche se l’ansia ha un meccanismo un po’ contorto per alcuni versi) sono molto più salutari di qualunque medicina, Depakin, Cipralex, Paroxetina.. .. VELENO, VELENO! buttate tutto, disintossicatevi ( ci vorrà un po’ di tempo, molta, moltissima volontà, e molta sofferenza)
E’ normale essere ansiosi o depressi in alcune situazioni, (matrimonio… perdita del lavoro… lutto…) il vostro corpo manifesta quello che la mente elabora, e i farmaci “chiudono” arbitrariamente quella valvola, ma il problema c’è e prima o poi lo ritroviamo li…. sempre li, ci aspetta, non c’è farmaco che tenga!
L’autorizzo Pietro a pubblicare questa mia testimonianza sul suo blog, con la cortesia di non rendere pubblico l’indirizzo email.


Buona serata!



RISPOSTA

Caro Anonimo,
pubblico molto molto volentieri l’ennesima testimonianza, e la ringrazio di averla voluta condividere con tutti.

Alcune piccole puntualizzazioni:

1) credo fermamente che l’alimentazione abbia un ruolo ENORME nell’insorgere e nella persistenza di manifestazioni di carattere psichiatrico: il cervello è un organo fatto di carne e sangue, e il suo malfunzionamento a causa della pessima qualità delle sostanze nutritive in arrivo si può manifestare ovviamente attraverso la sintomatologia psichiatrica che i medici catalogano così bene, senza però riuscire mai a eradicarne le cause;

2) l’alimentazione vegana è e rimane l’unico modo corretto per alimentarsi: non voglio ripetere concetti straripetuti. Basta guardarsi allo specchio e vedere come siamo fatti.

La derealizzazione è una sensazione orribile: ci si sente in un sogno, fuori dal mondo, un automa che fa le cose senza rendersene conto.

La bella notizia è che la derealizzazione altro non è che una componente di un disturbo ansioso portato ai massimi livelli.

Mai temere i sintomi, mai.

Riequilibrando il corpo tutto piano piano sparisce: psicosi, disturbi ossessivo-compulsivi, depressioni, ansie.

La psichiatria moderna è un fallimento epocale proprio perché rincorre, catalogandoli, tutti i sintomi, cercando di stroncarli uno a uno.

Il corpo invece va rimesso in carreggiata attraverso il binomio da me coniato “cibi puliti – pensieri puliti”.

Qualunque percorso di guarigione non può mai e poi mai prescindere da un’alimentazione corretta, e nessuna pillola al mondo potrò mai avere l’ardire di interagire con un organo misterioso e praticamente sconosciuto come il cervello umano, e le sue miliardi di sinapsi.

Perdere il lavoro e imbottirsi di farmaci significa, nel lungo periodo, avere due problemi: non avere il lavoro e doversi poi disintossicare da sostanze demoniache che ti ammaliano come le sirene di Ulisse.

Concordo per il resto con tutto quello che ha scritto.

Forza e coraggio.

Pietro Bisanti
Per tutti: a breve uscirà il mio primo libro “ASSASSINI IN PILLOLE: La psichiatria moderna vista con gli occhi di un carabiniere”: prenotazioni a pbisant@hotmail.com

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QUATTRO MESI DI FLUOXETINA E MIA SORELLA SI IMPICCA: LA PSICHIATRIA COLPISCE ANCHE IL BRASILE

LETTERA

Mio caro Pietro,
ho perso mia sorella a 20 giorno fa…per caso, nel momento di grande tristezza, cercando la risposta per il suo comportamento ho trovato a te, le tue parole me hanno aiutato a capire un atto cosi folle contra se stessa…
prendeva FLUXETINA da  tempo, si e impiccata dentro casa … pero prima a tagliati i pulsi..preso le medicine… le persone il gas…a provato di tutto per dopo impiccarsi…io ancora sono senza tante parole…
Era bellissima Pietro….era in depressione per la nostra madre …morta a 4 mese fa dopo una lunga malattia…ma anche io ero molto triste..non prendeva FLUXETINA e sono qui .
Grazie di esistere e aiutare le persone che si trovano come me.
Scusa la gramatica, sono de del Brasile..
dopo ti mando la foto della mia sorella..
Evania Fernandes Da Costa


RISPOSTA
Mia cara Evania,
il mio cuore è con te.
Scusami anzitutto la risposta tardiva, ma purtroppo moltissimi impegni personali mi hanno costretto a un breve “stop” dal blog.
La tragedia è immane, considerato che a causa della morte di tua sorella è diventata doppia, e senza ipocrisia ora il lavoro di metabolizzazione sarà tutto sulle tue spalle.
Ho un senso di rabbia che mi ribolle dentro.
Un’altra persona ammazzata da una compressa, tanto esternamente innocua, quanto internamente devastante.
Un’altra persona ammazzata dall’indifferenza della medicina allopatica, che al posto di aiutare e accompagnare un essere umano in difficoltà durante un lutto, preferisce imbottirlo di farmaci che lo costringono, sì, ho scritto così “costringono”, a suicidarsi.
Grido a gran voce da anni su questo blog che gli psicofarmaci, e in particolare le categorie degli antidepressivi SSRI e SNRI (rispettivamente, selettore della ricaptazione della serotonina e della serotonina-noradrenalina) spingono chi li assume a vere e proprie emergenze suicidiarie e/o omicidiarie.
Chi assume questi farmaci può arrivare a sterminare la propria famiglia, ammazzare altri esseri umani senza nessuno motivo, per poi ammazzare se stesso.
La morte di tua sorella non sarà vana te lo prometto. Questo lavoro di divulgazione non si fermerà mai, e andrà sempre avanti. Ora ne ho un altro motivo.
ARTICOLI DA LEGGERE DEL BLOG:
Pietro Bisanti
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TESTO CONFERENZA SORRENTO 26 OTTOBRE 2013

Buonasera a tutti,
e grazie di aver deciso di presenziare a questo evento.
Mi scuso anzitutto per la mia assenza, ma improrogabili impegni riconducibili al mio servizio istituzionale non mi hanno permesso di essere qui.
Lavoro da quasi vent’anni in qualità di maresciallo dell’Arma dei Carabinieri, e le innumerevoli esperienze maturate sul campo mi hanno permesso di comprendere quanto la psichiatria e gli psicofarmaci abbiano fatto breccia fin dentro al cuore della nostra società.
Anni fa, chiunque avesse passato un momento di difficoltà durante la propria vita, avrebbe ricevuto un conforto umano, fatto di parole, gesti ed emozioni.
Ora, invece, vi è un’inarrestabile tendenza a psicomedicalizzare tutta una serie di comportamenti, azioni e reazioni che sono in realtà, nella stragrande maggioranza dei casi, tipicamente umane.
Il consumo di psicofarmaci nel mondo è solo inferiore a quello dei lassativi: ormai ci siamo tramutati in bipedi depressi che non riescono più ad andare al bagno.
Ma cosa sono anzitutto gli psicofarmaci?
Gli psicofarmaci sono e rimangono delle sostanze di sintesi totalmente chimica, che ingerite riescono a superare la barriera ematoencefalica, espletando la loro “funzione” direttamente sulle sinapsi cerebrali.
Una sostanza chimica ha l’ardire di voler interagire con le infinite connessioni neuronali di una “macchina” complessa come il cervello umano, e ancora quasi totalmente sconosciuta? Ecco il primo madornale errore della psichiatria moderna.
Semplicemente non si può, in quanto sarebbe come inserire una scheda in un potentissimo computer, fregandosene altamente di come il nuovo hardware andrà ad interagire con quello già esistente.
Considerato inoltre che ognuno di noi è un essere a sé stante, con caratteristiche generali simili in quanto essere umano, ma peculiare e unico per molti altri aspetti, ecco che l’assunzione di psicofarmaci può essere equiparata a una roulette russa.
Ogni qualvolta infatti una sostanza viene introdotta all’interno del nostro organismo, si hanno due possibilità:
-la riconosce come “self” e quindi compatibile ed utilizzabile (ad esempio un cibo consumabile dalla nostra specie);
-la riconosce come “non-self” e quindi incompatibile, inutilizzabile, e da espellere nel più breve tempo possibile (tutte le sostanze estranee e di sintesi chimica).
Nel caso degli psicofarmaci, essi sono stati studiati e prodotti, come già detto, per superare la barriera ematoencefalica, e quindi già dalla prima assunzione costringono il nostro corpo ad un superlavoro al fine di mantenere una situazione di omeostasi, e cioè di equilibrio interno.
Questa spiegazione di tipo “tecnico” deve ora lasciare il posto a cosa siano veramente gli psicofarmaci, e quali effetti abbiano sul corpo e sullo spirito di chi li assume.
Da anni osservo gli effetti delle sostanze stupefacenti sugli individui che le assumono, e non posso negare che gli psicofarmaci, seppur legali, siano assolutamente più subdoli e pericolosi di moltissime droghe da strada.
Subdoli perché il loro ottenimento a seguito di una prescrizione medica è un fattore tranquillizzante riguardo alla loro asserita innocuità; pericolosi, perché, come spiegherò successivamente, sono sostanze che definirei senza eufemismi demoniache, capaci di trasformare profondamente anima e corpo di chi li assume.
Cosa succede quindi quando uno psicofarmaco entra nel nostro corpo?
Anzitutto dobbiamo distinguerli per categorie, che vanno dai tranquillanti minori, agli antidepressivi, fino ai neurolettici, passando poi per ulteriori diverse sottocategorie.
Tutti però condividono un aspetto, che è poi il medesimo di praticamente tutti i farmaci allopatici e non: sono sintomatici, e cioè non sradicano la causa alla base della sintomatologia in atto, bensì la sopprimono, provocando quella che io chiamo “illusione di guarigione”.
Quando quindi un antidepressivo, ad esempio, viene assunto, il nostro sistema immunitario lo riconosce immediatamente come una sostanza “non-self” e quindi da eliminare nel più breve tempo possibile.
Lo sforzo messo in atto dal nostro corpo è però insufficiente a contrastare nell’immediatezza la potenza di tali molecole, che riescono quindi a espletare il compito per cui sono state progettate.
Si ha quindi, nel caso degli antidepressivi, un’azione diretta sui neurotrasmettitori deputati alla gestione non solo dell’umore, ma anche di moltissime altri funzioni, come ad esempio il ciclo sonno-veglia e l’appetito.
Gli antidepressivi della nuova generazione, e quindi quelli denominati “SSRI” e “SNRI”, rispettivamente selettori della ricaptazione della serotonina e della serotonina-noradrenalina, hanno la funzione di evitare, rallentandolo, il naturale riassorbimento a livello neuronale di tali neurotrasmettitori, aumentandone quindi la disponibilità.
Magicamente, quindi, ma solo quando va bene (e di quando va male parlerò in seguito), dopo circa tre settimane di assunzione, il paziente grida al miracolo, avvolto da un buonumore artificiale chimicamente controllato, tanto potente quanto effimero, e destinato a durare meno di quanto si creda.
Quello che esternamente si vede è un sorriso forzoso che queste sostanze stampano sulla faccia di chi li assume, mascherando in realtà lo sconquasso che sta avvenendo all’interno del corpo.
Il sistema immunitario continua infatti a combattere queste sostanze a esso sconosciute, ordinando la produzione di ulteriori sostanze che vadano a compensare il danno in atto, sempre per il principio che il corpo tende sempre e comunque a ricercare una situazione di equilibrio, detta omeostasi.
Per un altro principio cardine, e cioè che “quando il corpo viene esautorato da una determinata funzione, la parte preposta smette di funzionare e si atrofizza”, quando si assume ad esempio un ansiolitico, riuscirà poi difficile riuscire “ a calmarsi” senza, in quanto il corpo smetterà, vedendosi sostituito, di produrre quelle determinate sostanze deputate a mantenerci tranquilli.
Ritorniamo quindi al nostro antidepressivo…
La “cura” comincia a fare effetto, e quindi chi l’ha iniziata in conseguenza di una sintomatologia depressiva, può finalmente tornare a fare tutte le cose che aveva smesso di fare, sentendosi energico, propositivo e di buon umore, oltre che calmo.
Troppo calmo però, come molti lettori del mio blog mi scrivono.
Una calma surreale, artificiale, sproporzionata, come se si riuscisse a rimanere tranquilli anche se vi dicessero che vostro figlio è appena morto in un incidente stradale.
Questo fanno gli antidepressivi: come le sirene di Ulisse, prima vi infatuano con i loro apparenti e positivi effettivi, e poi si fanno conoscere per quello che realmente sono.
E se invece le cose vanno male?
Quando le cose vanno male, voi stessi, un vostro amico o un vostro congiunto potreste trasformavi alternativamente in uno zombie, un suicida, un malato di sesso, un assassino, e chi più ne ha più ne metta.
Gli antidepressivi SSRI e SNRI, e quindi tutti quelli riconducibili al Prozac, al Paxil, allo Zoloft, all’Effexor, al Cipralex, generici e marchiati (e la lista è infinitamente più lunga) possono, e in moltissimi casi hanno, effetti che sono tanto davanti agli occhi tutti, così come altrettanto facilmente si fa finta di non vederli.
Tali molecole, basta aprire un quotidiano per rendersene conto, influiscono così profondamente sul corpo umano da indurre comportamenti che vengono sempre giustificati come diretta conseguenza della patologia psichiatrica di cui si soffre.
Invece, l’epidemia di madri che uccidono i propri figli, di persone che si impiccano, di studenti che fanno stragi nelle scuole è armata da sostanze legali, all’apparenza sterili e innocue.
Un effetto collaterale indicato anche nei bugiardini di questi stessi farmaci è denominato come “akatisia”, e cioè uno stato di irrequietezza tale da portare a vere e proprie urgenze suicidiarie e/o omicidiarie, consistenti quindi nell’irrefrenabile impulso a fare/farsi del male.
Nel corso della mia ventennale carriera ho potuto personalmente constatare come moltissimi atti di natura violenta accadano contestualmente all’utilizzo di psicofarmaci, anche in persone di natura tendenzialmente mite, che mai e poi mai si sarebbe pensato avrebbero potuto fare del male a qualcuno.
Il suicidio per mezzo dell’impiccagione, per essere ancora più precisi, è il modo predominante attraverso il quale gli assuntori di antidepressivi “decidono” di togliersi la vita.
Sarà un caso? Il detto dice che un insieme di indizi formano una prova: in questo caso gli indizi sono le migliaia e migliaia di anime delle persone suicidatesi sotto l’effetto di questi farmaci che gridano all’infinito la loro sofferenza.
E tali nefasti effetti non sono gli unici effetti definiti “collaterali” di tali molecole.
Chiunque inizi una terapia con queste categorie di antidepressivi deve prepararsi a perdere gran parte di se stesso: la propria voglia di incuriosirsi, di emozionarsi, di amare, di soffrire, di poter avere una vita sessuale decente, di non ingrassare come una balena o diventare uno scheletro.
Tutto viene sostituito da un elettroencefalogramma piatto, sposando appieno la loro motivazione di utilizzo, e cioè il contenimento sociale di chi, senza tali pillole, “darebbe di matto”.
Ma quindi le malattie mentali esistono o non esistono?
Le malattie mentali, come concetto di vera e propria “malattia”, sono probabilmente la più grande farsa mai apparsa negli ultimi 50 anni.
Cioè che realmente esiste è la sintomatologia psichiatrica, che va ascoltata, seguita, interpretata e sconfitta alla radice.
Che senso ha alzare chimicamente l’umore con un antidepressivo senza aver scandagliato la motivazione per cui una persona è depressa?
Che senso ha lobotomizzare chimicamente un’area del cervello con un antipsicotico, senza aver scandagliato la motivazione per cui una persona entra in uno stato di psicosi?
Che senso ha sedare un attacco di panico con un ansiolitico senza aver scandagliato la motivazione per cui l’attacco stesso è partito?
La guarigione, quella vera, deve gioco-forza mirare al riequilibrio totale del corpo umano, e la conseguente sparizione della sintomatologia.
Perdere anni sul lettino dello psicologo per contrastare un disturbo ossessivo-compulsivo non può essere chiamata guarigione. Si è guariti quando il disturbo se ne va, non quando si tenta in continuazione di combatterlo.
Nessuno qui vuole negare che al giorno d’oggi i ritmi di vita e i colpi che la vita stessa ci assesta possano portare chiunque di noi verso un’instabilità di tipo mentale.
E qui bisognerebbe quindi intervenire non a suon di pastiglie e siringoni, ma bensì con le giuste parole, il giusto supporto, la giusta comprensione ed il giusto aiuto.
Quello che gli psichiatri dimenticano sempre è che ogni essere umano è fatto di anima e corpo, e che quindi come una preoccupazione può causarci un bel mal di testa, anche un problema di tipo organico può avere diretta influenza su quelli che sono i nostri equilibri psicologici.
Non dimentichiamo infatti mai che la salute, anche e soprattutto quella mentale, ce la giochiamo nel nostro tratto intestinale chiamato “colon”, ove vi è la formazione dei neurotrasmettitori cerebrali.
Un intestino in disordine significa umore ballerino, per usare un eufemismo, ed ecco quindi come detto in apertura, che psicofarmaci e lassativi vanno a braccetto.
Nel corso della mia carriera non ho mai visto un solo paziente psichiatrico essere seriamente scandagliato al fine di escludere qualunque motivazione di tipo organico alla base della sintomatologia in atto.
Se ad esempio siamo già fisicamente intossicati da un’alimentazione scorretta (e per corretta e compatibile con il nostro disegno strutturale, intendo quella vegana, il più crudista possibile), ecco che il decesso di un nostro congiunto può portarci in una spirale depressiva anche importante.
Ma la colpa non è unicamente dell’evento infausto.
Esso è stato semplicemente la miccia che ha fatto esplodere una situazione già precaria, assestando l’ultimo colpo decisivo ad un corpo già martoriato.
Ogni essere umano merita di alzarsi al mattino gioioso semplicemente di avere la consapevolezza di essere al mondo, e deve farlo evitando di trattare il proprio corpo e il proprio spirito come un cassonetto dell’immondizia.
Ho coniato un binomio che indico come “cibi puliti – pensieri puliti”: uno non può prescindere dall’altro, e la salute, anche e soprattutto quella mentale, deriva proprio da questo.
Vi faccio alcuni esempi pratici.
Se nella vita ho una famiglia meravigliosa, un sacco di soldi, due figli bellissimi e una Ferrari parcheggiata in garage, ma sono comunque allergico al glutine e lo consumo senza sapere di questa mia situazione, ecco che, “inspiegabilmente”, posso cadere in stati depressivi anche pericolosissimi, come testimoniato dalle migliaia di testimonianze dei blog a tema di tutto il mondo.
Come il glutine, ci sono tantissimi fattori che possono influire organicamente sulla nostra psiche, e potrei citarne io stesso a bizzeffe.
Vediamo, ancora una volta, i peggiori nemici della nostra psiche:
-Carne, pesce e proteine animali: causano putrefazione al livello del colon, che è il nostro secondo cervello e il luogo dove si producono i neurotrasmettitori celebrali. Intestino in putrefazione=depressione.
-Zuccheri raffinati: in primis il famigerato saccarosio (zucchero bianco) da tavola: favorisce picchi glicemici che possono portare falsa euforia e conseguente stato depressivo; sballa la produzione di testosterone nell’uomo e interferisce con la normale produzione ormonale; sottrae preziose sostanze nutritive al corpo umano, in quanto è un alimento morto che necessita di enzimi per essere digerito.
Nessuno sconto a zucchero di canna grezzo e non in quanto si tratta sempre e comunque di alimenti raffinati, morti e sepolti. 
Non pensate che sia innocuo solo perché lo vendono al supermercato: è una sostanza chimica che di naturale non ha nulla, potente, dannosa e catastrofica per chi ne è particolarmente suscettibile.
Bocciati senza riserve anche tutti gli edulcoranti, capeggiati dall’aspartame.
-Metalli pesanti: mercurio, alluminio. Il peggio del peggio. Occhio alle amalgame dentali, che causano una continua e incessante intossicazione all’organismo. Il mercurio è risaputo per creare stati mentali che  possono arrivare alla schizofrenia.
-Bibite gassate: quando ingurgitate una lattina di coca cola non fate altro che bere, assieme ad essa, una quantità di saccarosio impressionante. Lo stesso vale per tutte le altre bibite in lattina.
-Glutine e caseina: i cereali non sono cibo per tutti. Non sono cibo nato per l’Uomo, bensì per i granivori. L’intolleranza al glutine è ormai considerata un’epidemia su scala mondiale, mentre in realtà è la diretta conseguenza della normale reazione del corpo umano all’introduzione di una proteina a esso incompatibile e sconosciuta.
Sono associati al glutine diversi stati mentali: dalla depressione agli stati immotivati di rabbia, fino alla psicosi.
La caseina, veleno pari alle proteine animali, ha in più il difetto di essere un grande allergene e di incollarsi ai villi intestinali e di non permettere quindi la normale assimilazione dei cibi.
La rimozione del glutine e della caseina in bambini con autismo sta dando risultati impressionanti.
-Vaccinazione: i vaccini sono forse il peggior insulto che può essere fatto a un essere umano. Metalli pesanti, DNA umani e animali. Un insieme di porcherie di cui non vale nemmeno la pena ribadire la tossicità.
-Farmaci: moltissimi farmaci agiscono sui recettori nervosi pur non essendo definiti “psicofarmaci”: dagli antistaminici alla pillola per la pressione; dal farmaco contro la tosse a quello per il mal di testa.
-Denti devitalizzati: un dente devitalizzato è un’appendice morta tenuta attaccata al corpo con la forza. È come se volessero tenervi attaccato un dito putrefatto. La proliferazione incontrollata di tipo batterico, dovuta al marciume presente in una zona così delicata come quella del viso-cranio, può drenare le capacità di reazione del sistema immunitario portando stati depressivi anche gravi.
-caffè, sigarette, alcolici, sostanze stupefacenti.
Questo è solo una lista a titolo esemplificativo, ma per far capire come corpo e anima siano intimamente connessi.
La potenza degli psicofarmaci si vede poi chiaramente quando si tenta la loro dismissione.
Chiunque assuma psicofarmaci, oltre a essere conscio della estrema pericolosità e dannosità delle sostanze che assume, deve anche essere preparato al momento in cui deciderà di scalarli.
Non voglio infatti soffermarmi ulteriormente su quanto tali sostanze siano una porcheria, che mascherano i sintomi quando va bene, distruggendo il corpo e la mente.
Voglio rendere chiaro che scalarli può scatenare in un gran numero di casi delle crisi di astinenza tali da trasformare questa procedura in un vero e proprio inferno sceso in terra.
Soprattutto le benzodiazepine (quindi tutti i tranquillanti) che gli antidepressivi della classe SSRI sono i peggiori e i più ostici da dismettere.
Tremori, nausea, incubi notturni, manie omicide, voglia di fare o farsi del male, delirio, stati depressivi gravissimi, sensazione di scosse elettriche al corpo sono solo alcuni dei sintomi causati dalla dismissione del Prozac, del Paxil, del Wellbutrin, del Celexa, dell’Entact, del Cipralex, tutti nomi che hanno una sola cosa in comune: sono sostanze demoniache, che quando va bene danno un senso di sollievo momentaneo, ma che portano un conto da pagare molto salato quando si tenta di abbandonarle.
Internet è pieno di testimonianze di persone che hanno impiegato anni, a volte senza riuscirci proprio, a scalare queste sostanze, che piano piano si sostituiscono artificiosamente alla produzione dei neurotrasmettitori cerebrali, diventando indispensabili non PER STARE BENE, ma per TENTARE DI CONDURRE UNA VITA “NORMALE”.
Gli psichiatri prendono tutto sotto gamba, e l’ignaro paziente, oltre a non essere reso edotto che ci sono moltissimi altri modi naturali di combattere gli stati d’ansia e depressivi, viene  “tranquillizzato”, e non gli viene spiegato bene che quando deciderà di scalare andrà incontro a serissime reazioni avverse.
Ma cosa sono queste reazioni avverse?
Quando si tenta di scalare uno psicofarmaco, il corpo, trovandosi privato di una sostanza dannosa che lo aveva forzosamente obbligato ad alterare il proprio stato biochimico, cerca disperatamente di tornare a una nuova condizione di normalità.
IL CORPO NON VA MAI CONTRO SE STESSO e quando viene diminuito lo psicofarmaco assunto, il corpo si autoregola, ricominciando a produrre tutti quei neurotrasmettitori cerebrali che venivano prima falsamente sostituiti dall’antidepressivo di turno.
Tutto questo ha però un prezzo da pagare: PER STARE MEGLIO BISOGNA PRIMA STARE PEGGIO, come ho scritto in un altro articolo.
Significa che la transizione fa scattare una vera e propria crisi eliminativa, per cui il corpo butta fuori le tossine accumulate facendoci sentire peggio di prima.
E QUI BISOGNA TENERE DURO, perché come in un tossicodipendente, le crisi di astinenza non sono altro che il tentativo disperato del corpo di tornare alla normalità.
I consigli utili sono quindi questi: scalaggio assolutamente lento, tanto più lento quanto più lungo è stato il tempo di assunzione.
Alimentazione VEGANA il più possibile CRUDISTA per fornire al corpo tutte le sostanze di cui avrà bisogno per affrontare un percorso così duro e delicato.
NON CEDERE alla tentazione di assumere altri farmaci per combattere gli effetti della crisi eliminativa: avere fiducia nel proprio corpo e nelle proprie possibilità. Tutto passa, e il nostro sistema immunitario sa meglio di qualsiasi altro dottor quello che deve essere fatto.
A parole può sembrare facile, ma in realtà per molte persone è un vero e proprio inferno sceso in terra.
Altro argomento da trattare è la ciclicità e la cronicizzazione delle manifestazioni psichiatriche, quali ulteriori prove che gli psicofarmaci mascherano la sintomatologia senza sradicare le vere cause alla base.
Ciò che accade quindi nel mio lavoro è di avere a che fare con persone che subiscono più ricoveri, più trattamenti sanitari obbligatori, che assumono cocktail di farmaci, che cambiano continuamente molecole, per trovarsi sempre e comunque allo stato di partenza, peggiorati dall’enorme carico tossico introdotto.
Guarire non significa essere sedati, rimanendo seduti buoni e tranquilli su di una sedia a fare, quando si riesce, le parole crociate.
Guarire significa riappropriarsi delle proprie emozioni, della propria capacità di affrontare le sfide, i momenti belli e i momenti brutti che la vita porta a chiunque, indipendentemente da ceto sociale e capacità economica.
Il succo di questo mio intervento è semplicemente questo: senza voler fornire alcun parere medico in quanto legalmente incompetente, invito tutti ad aprire gli occhi, a leggere il giornale con occhio critico quando in esso viene descritto l’ennesimo omicidio di una madre sotto antidepressivi nei confronti del proprio figlio, a capire quanto il cervello sia un organo ove i nostri pensieri si sviluppano anche in relazione al nutrimento che gli arriva, sia esso fisico o psicologico.
E prima di assumere molecole psichiatriche, pensate, riflettete, scandagliate voi stessi, con la consapevolezza che mai e poi mai una pillola potrà restituirvi l’equilibrio perduto, che potrà essere riconquistato solo rimettendo, a uno a uno, i giusti mattoni in quello che è il castello della vita.
Vi ringrazio, e augurandovi buona vita, rimango a disposizione sul blog e all’indirizzo email pbisant@hotmail.com
Pietro Bisanti
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MADRE ACCOLTELLA FIGLIO DISABILE

CITTA’ DI CASTELLO (PERUGIA) – Una donna di 50 anni ha accoltellato oggi il figlio di 11 nella loro abitazione di Citta’ di Castello. Il bambino e’ stato portato in ospedale, le sue condizioni non sono gravi
E’ stata arrestata dai carabinieri la donna che stamani ha accoltellato il figlio disabile in casa. La cinquantenne, italiana, soffre di crisi depressive.

Fonte ANSA
COMMENTO
Crisi depressive=antidepressivi SSRI o SNRI.
La mano di quella madre è stata mossa dai farmaci e non dalla sua volontà.
Quante tragedie dovranno avvenire prima che ci si accorga di quello che è in realtà ovvio?
Pietro Bisanti
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DECINE DI COLTELLATE, SANGUE PERSINO SUL SOFFITTO: QUESTA È LA FURIA DEGLI ANTIDEPRESSIVI

TRENTO. Assolta perché totalmente incapace di intendere e di volere ma con la misura di sicurezza di cinque anni di ospedale psichiatrico giudiziale. Si è chiusa così ieri mattina davanti al giudice Miori la vicenda giudiziaria di Ina Celma (difesa dall’avvocato Andrea de Bertolini) la ragazza accusata di aver ucciso a coltellate il pavese Marco Chiapparoli, suo promesso sposo. Un giudizio abbreviato che però forse non sarà l’ultimo. Ieri in aula c’era la mamma della vittima che ha accolto negativamente la decisione del giudice chiedendo al suo avvocato di presentare ricorso. Intanto la ragazza romena è già da tempo nella struttura di Castiglione delle Stiviere dove è seguita medicalmente anche con una terapia farmacologica. Per l’omicidio il pubblico ministero Licia Scagliarini aveva chiesto una condanna a 14 anni di reclusione, la parte civile 600 mila euro di risarcimento e la difesa il proscioglimento perché non imputabile in quanto incapace di intendere e volere al momento del fatto. L’omicidio risale alla fine di ottobre del 2011. La coppia si era trasferita da poco a Carisolo dove Chiapparoli aveva trovato lavoro come insegnante. Marco era stato ucciso presumibilmente verso le cinque di mattina. La donna era stata vista subito dopo che si aggirava in strada in stato di trance. Poi la donna è risalita in casa e ha tentato di togliersi la vita tagliandosi le vene dei polsi. A scoprire i due corpi sul letto il padrone dell’appartamento che era stato affittato dai due.
La donna era stata portata al Santa Chiara e qui sottoposta ad un delicato intervento. Intanto le indagini dei carabinieri coordinati dalla procura avevano portato ad individuare l’autore dell’omicidio. Ina Celma appunto. Numerose le perizie che sono state fatte sulla ragazza che era stata ricoverata per tre volte in Romania per problemi psichiatrici. E dopo diverse udienze, ieri si è arrivati al capitolo finale con la lettura del dispositivo della giudice Miori. Un’assoluzione che è stata positivamente accolta dall’avvocato difensore di Ina e non altrattanto dalla famiglia di Marco.
Ed è per questo che è probabile il ricorso.
http://trentinocorrierealpi.gelocal.it/cronaca/2013/06/26/news/delitto-di-carisolo-celma-assolta-1.7327832

COMMENTO
La vostra compagna comincia ad accusare sintomi depressivi, fatto ormai all’ordine del giorno.
Ecco che l’accompagnate da uno psichiatra (se non dal vostro medico di base), e dopo una veloce visita uscite dallo studio con una ricetta per un antidepressivo, ormai uno delle categorie SSRI o SNRI (rispettivamente, selettore della ricaptazione della serotonina, e della serotonina e noradrenalina), in quanto i vecchi antidepressivi triclici sono poco utilizzati.
All’inizio, la “cura” potrebbe anche dare la parvenza di funzionare, e quindi, dopo circa tre settimane, compare sul suo viso il fatidico sorriso da lobotomizzato: in pratica si diventa felici anche se la vostra vita rimane un fallimento.
Quando le cose non vanno bene però, dovrete cominciare ad avere paura di chi vi dorme a fianco, e anche molta.
Per quanto si continui a negare l’evidenza, gli psicofarmaci, e in particolare queste categorie di antidepressivi, trasformano le persone in assassine di se stesse e/o degli altri.
Scatenano vere e proprie emergenze omicidiarie e/o suicidiarie, dove si scatena una furia incontrollabile, che si placa solo quando si fa letteralmente fuori se stessi o un altro essere umano.
Non ci credete? Poco male, tanto posso portarvi migliaia di esempi in tutto il mondo.
Sapete che i carabinieri intervenuti sul posto hanno rilevato tracce di sangue fino al soffitto? Una mattanza, con decine e decine di coltellate inferte senza apparente motivo, mentre due esseri umani dormivano uno a fianco dell’altra.
E la donna, dopo aver ammazzato così il proprio compagno, è stata trovata vagare nella neve, dopo aver tentato di tagliarsi le vene.
La moderna psichiatria sta letteralmente trasformando inermi esseri umani nei personaggi dei peggiori film horror.
Pietro Bisanti
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DEFICIENTE È CHI PARLA MALE DEL DENIBAN

COMMENTO

Il deficente che parla male del Deniban non ha idea di cosa sia la depressione, è facile parlare senza sapere, taci idiota presuntuoso! su OGGI MI FACCIO UNA BELLA SNIFFATA DI DENIBAN, TANTO E’ LEGALE!
RISPOSTA
Buongiorno Anonimo,
e grazie del suo gentile commento, che mi permette di tornare sull’argomento “Deniban”.
Questo farmaco, venduto anche con il nome più comune di “Solian”, è utilizzato, in bassi dosaggi, per la cura della distmia, una specie di depressione-non depressione, mentre in alti dosaggi agisce in funzione di antipsicotico.
Io posso anche essere un deficiente, idiota e presuntuoso, ma Lei non ha la benché minima idea di che cosa le abbiano rifilato, e quanti danni stia facendo al suo organismo.
Questo blog ripete ormai incessantemente da due anni che sopprimere i sintomi senza eradicarne la causa è come mettere il coperchio su di una pentola a pressione che sta per esplodere senza abbassare la fiamma.
Lei pensa che io non sia solidale con la sua sofferenza? Si sbaglia di grosso, in quanto questo blog nasce, in maniera totalmente gratuita, proprio per cercare di fornire più informazioni possibili soprattutto in ambito psichiatrico.
Gli psicofarmaci devono far paura, eccome.
E questo deve farle ancora più paura.
Ho visto persone depresse da mesi tirarsi sù dal letto dopo soli 30 minuti dall’assunzione di una pillola di Deniban.
Lei questo come lo considera? Guarire? No, io lo chiamo “assumere una sostanza stupefacente”.
Io sarò, le ripeto, un deficiente, idiota e presuntuoso, ma Lei è uno sprovveduto di prima categoria.
Al posto quindi di capire le cause, siano essere organiche, psicologiche o entrambe, alla base del suo disturbo, Lei si è fatto infinocchiare come Ulisse con le Sirene, e ora, dopo un periodo di benessere, Le arriverà sicuramente il conto da pagare.
Non voglio farle paura, voglio semplicemente aprirle gli occhi.
La depressione, come qualsivoglia altra sintomatologia, svanisce allorquando le cause alla base siano state eradicate.
Ma Lei, con il paraocchi ben montato sulla testa, non riesce a comprendere che il suo corpo, fatto anche di carne e sangue e non solo di pensieri e anima, può in questo caso malfunzionare magari a causa del suo stile di vita.
Ma noi, mediocri come siamo, non vogliamo assolutamente intaccare il nostro stile di vita.
No…
Vogliamo continuare a ingozzarci come maiali, non vogliamo rinunciare a nulla, ai nostri caffé, alle nostre costine, alle nostre abbuffate.
E quando naturalmente il corpo comincia a cedere, non vogliamo fare un passo indietro…
No, vogliamo una pillola che ci permetta di continuare a vivere contro natura, soffocando però i sintomi che altro non sono che un segnale del corpo per farci capire che stiamo sbagliando.
Cibi puliti-pensieri puliti: questo è l’unico binomio per guarire da tutte le sintomatologie di natura psichiatrica.
Tutto il resto sono solo pagliativi.

Pietro Bisanti
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NON TUTTI I FARMACISTI SONO UGUALI

COMMENTO

Salve, seguo il suo blog da diverso tempo e condivido le sue idee, ma definire il farmacista spacciatore di strada è un po stupido. Sono farmacista e il mio obiettivo è aprire gli occhi delle persone che si rivolgono a me sugli effetti collaterali dei farmaci, sull’importanza di una dieta corretta e dell’esercizio fisico per la salute.. Non siamo tutti uguali. Silvana su TRE MESI DI XANAX: SONO FOTTUTO

RISPOSTA

Buongiorno sig.ra Silvana,
la ringrazio intanto del suo intervento e della sua puntualizzazione.

Io non generalizzo mai, lo dico sempre.

Non si può però negare che il 90% delle medicine vendute in farmacia siano assolutamente “necessarie” solo per far fronte ai disastri conseguenti a uno stile di vita errato e contro natura.

La maggior parte dei suoi colleghi si limita a vendere i farmaci, senza fare quella giusta e doverosa opera di prevenzione che Lei ad esempio porta avanti.

In un mondo di vegan-crudisti le farmacie venderebbero solo bende, cerotti, e farmaci d’urgenza.

Mentre nel nostro mondo, al primo posto, in fatto di vendite, ci sono i lassativi, seguiti da farmaci per il cuore, seguiti subito dopo da psicofarmaci e antibiotici.

Stiamo diventando un’umanità depressa che non va più al cesso.

Pietro Bisanti

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PSICOSI DA CANNABIS, E VAI DI TAVOR E ABILIFY

LETTERA

Salve, ho ritenuto necessario scriverle per raccontarle la mia storia: ho avuto 
circa un anno fa una psicosi da abuso di cannabis, è successo che un giorno 
durante il quale ero veramente in un altro mondo mi portarono in un CIM. Mi  
diedero delle pasticche che inizialmente, da salutista come sono, rifiutai di 
prendere.. successivamente a casa le presi. Poi scoprii che erano abilify 
(antipsicotico atipico) e tavor.. il tavor smisi subito di prenderlo, anche 
perché andando a scuola mi addormentavo sul banco. L’abilify lo prendo tutt’ora 
e dovrò prenderlo per un altro annetto. Non è un problema perché ora sto 
perfettamente.. tranne per il fatto che mi sento un po’ giù di morale.. mi 
chiedevo se fosse possibile fumare un tipo di marijuana con meno dell’1% di 
thc (principio attivo) e con il 20% di CBD ( antipsicotico atipico naturale) .. 

attendo risposte arrivederci

F.to N. C.


RISPOSTA
Buongiorno sig. N.,
e grazie della sua testimonianza.
Mi perdoni se adesso ci andrò giù pesante, anzi pesantissimo, ma tutto quello che dico e/o faccio è a fin di bene, sempre.
Premetto come sempre che non sono un dottore, non faccio diagnosi, non curo né guarisco nessuno, non prescrivo nulla e ben me ne guardo dal farlo.
Sono un accanito sostenitore del potere autoguaritivo del corpo umano, allorquando gliene venga data la possibilità.
Via quindi la lobotomizzazione, e vediamo le cose per quello che sono.
Lei dice di sentirsi benissimo, anche se attualmente sta assumendo un antipsicotico atipico che praticamente spegne un’area del suo cervello direttamente connessa al neurotrasmettitore dopamina, che è quello della gratificazione, dell’entusiamo, della gioia sfrenata.
Quindi, vorrei proprio sapere cosa significhi per lei sentirsi bene: si emoziona? Dorme 14 ore al giorno? Le sue parti basse funzionano?
Penso che lei non stia bene per niente, e che oltretutto non abbia la benché minima idea di cosa significhi essere un salutista (come lei dice di essere).
La marijuana di adesso è un concentrato di porcherie chimiche, di additivi, che la rendono super potente (lavoro come ripeto come appartenente alle forze di polizia, e ogni giorno vedo i risultati delle analisi fatte sulla tanto innocente marijuana, che mostrano percentuali di THC amplificati all’inverosimile).
Quindi, la marijuana di adesso non è quella dei “figli dei fiori” degli anni ’70 del secolo scorso.
Ma anche se lo fosse, la marijuana e l’hashish sono dei perfetti apripista per scatenare disturbi psichiatrici anche molto gravi.
Ora, nel suo caso, l’hanno mandata in psicosi, e chi l’ha “curata”, al posto di capire che la psicosi fosse una diretta conseguenza dell’uso di tale stupefacente, l’ha inchiodata a uno stupefacente ancora più potente, seppur legale.
Lei dice di doverlo prendere per un annetto…ci crede?
Io credo che lei lo prenderà A VITA, e vedrà cosa vuol dire dismettere una tale sostanza, se e quando decideranno di togliergliela (ribadisco infatti che gli psichiatri quando iniziano tali “cure” lo fanno per portarle avanti vita naturaldurante).
Ora, se non vuole passare il resto della sua vita grasso come una balena, impotente e rincoglionito, degno abitante di “Zombielandia”:
-smetta di fumare qualunque tipo di stupefacente,
-si metta in testa che il farmaco che prende la distruggerà piano piano
E allora, se vogliamo veramente guarire, non possiamo fare altro che puntare al riequilibrio totale del corpo attraverso il binomio da me coniato e che ripeto in continuazione: cibi puliti – pensieri puliti.
Vediamo, ancora una volta, i peggiori nemici della nostra psiche:
-Carne, pesce e proteine animali: causano putrefazione al livello del colon, che è il nostro secondo cervello e il luogo dove si producono i neurotrasmettitori celebrali. Intestino in putrefazione=depressione.
-Zuccheri raffinati: in primis il famigerato saccarosio (zucchero bianco) da tavola: favorisce picchi glicemici che possono portare falsa euforia e conseguente stato depressivo; sballa la produzione di testosterone nell’uomo e interferisce con la normale produzione ormonale; sottrae preziose sostanze nutritive al corpo umano, in quanto è un alimento morto che necessita di enzimi per essere digerito.
Nessuno sconto a zucchero di canna grezzo e non in quanto si tratta sempre e comunque di alimenti raffinati, morti e sepolti. 
Non pensate che sia innocuo solo perché lo vendono al supermercato: è una sostanza chimica che di naturale non ha nulla, potente, dannosa e catastrofica per chi ne è particolarmente suscettibile.
Bocciati senza riserve anche tutti gli edulcoranti, capeggiati dall’aspartame.
-Metalli pesanti: mercurio, alluminio. Il peggio del peggio. Occhio alle amalgame dentali, che causano una continua e incessante intossicazione all’organismo. Il mercurio è risaputo per creare stati mentali che  possono arrivare alla schizofrenia.
-Bibite gassate: quando ingurgitate una lattina di coca cola non fate altro che bere, assieme ad essa, una quantità di saccarosio impressionante. Lo stesso vale per tutte le altre bibite in lattina.
-Glutine e caseina: i cereali non sono cibo per tutti. Non sono cibo nato per l’Uomo, bensì per i granivori. L’intolleranza al glutine è ormai considerata un’epidemia su scala mondiale, mentre in realtà è la diretta conseguenza della normale reazione del corpo umano all’introduzione di una proteina a esso incompatibile e sconosciuta.
Sono associati al glutine diversi stati mentali: dalla depressione agli stati immotivati di rabbia, fino alla psicosi.
La caseina, veleno pari alle proteine animali, ha in più il difetto di essere un grande allergene e di incollarsi ai villi intestinali e di non permettere quindi la normale assimilazione dei cibi.
La rimozione del glutine e della caseina in bambini con autismo sta dando risultati impressionanti.
-Vaccinazione: i vaccini sono forse il peggior insulto che può essere fatto a un essere umano. Metalli pesanti, DNA umani e animali. Un insieme di porcherie di cui non vale nemmeno la pena ribadire la tossicità.
-Farmaci: moltissimi farmaci agiscono sui recettori nervosi pur non essendo definiti “psicofarmaci”: dagli antistaminici alla pillola per la pressione; dal farmaco contro la tosse a quello per il mal di testa.
-Denti devitalizzati: un dente devitalizzato è un’appendice morta tenuta attaccata al corpo con la forza. È come se volessero tenervi attaccato un dito putrefatto. La proliferazione incontrollata di tipo batterico, dovuta al marciume presente in una zona così delicata come quella del viso-cranio, può drenare le capacità di reazione del sistema immunitario portando stati depressivi anche gravi.
-caffè, sigarette, alcolici, sostanze stupefacenti.

Pietro Bisanti

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NOVE AMALGAME E DEVITALIZZAZIONE DENTE CON AMALGAMA. CHE FARE?

LETTERA
Buongiorno,
ho letto che lei conosce alcuni professionisti capaci di togliere le amalgame dai denti in maniera sicura (almeno spero!)
Ho 9 amalgame da 8…forse 10 anni e ora che il dentista vorrebbe devitalizzarmi un dente che ha l’amalgama mi sono informata e mi è preso il panico!!!
Per devitalizzare e incapsulare vuole sui 1800€…sti c…i!non posso permettermelo!
Ho pensato di farmi strappare il dente all’ospedale ma m’è sorto di nuovo il dubbio: e se nel levarlo scappa via qualche pezzo?-
Forse sono tutte esagerazioni…ma se fosse vero che fa male?
non me la sento di rischiare!
eppure sto bene…non ho mai avuto malattie gravi e in famiglia sono tutti abbastanza longevi…chi lo dice che togliendo le amalgame non mi piglio uno sciopone più forte che tenendole?!e togliendole eviterò problemi futuri o ormai è fatta?
continuo a cercare informazioni che mi diano più sicurezza ma più cerco più m’inquieto!
Vivo in Piemonte…conosce un dentista veramente affidabile?
Il mio portafogli è più ricco di moscerini che di soldi…quanto può costare all’incirca una rimozione di amalgama o la rimozione completa di un dente con amalgama?
Chiedo scusa per tutte le domande ma mi è venuta un po’ di ansia…è proprio vero che chi vive nell’ignoranza vive più tranquillo!
Saluti
Iris
RISPOSTA
Buongiorno sig.ra Iris,
allora, prima di tutto si fa un bel respiro, dato che aggiungere stress a stress non serve a nulla.
Le mia esperienza personale e anni di approfondimenti mi portano a dire quello che le scrivo ora.
Il mercurio rimane, dopo il plutonio, il minerale più tossico sulla faccia della Terra, e quindi mai e poi mai permetterei a me stesso di tenermelo in bocca (io stesso ho rimosso tre amalgame ed estratto un dente devitalizzato con amalgama anche se avrei potuto salvarlo).
Ora, è pur vero che il corpo ha una grande forza di reazione e di autopulizia, e quindi si può andare avanti anni senza accusare alcun tipo di sintomo.
Ma è anche vero che, giorno dopo giorno, la quantità, seppur piccola, di mercurio che gioco forza fuoriesce dalle amalgame va ad indebolire il nostro sistema immunitario.
Quindi, il mio consiglio è: RIMUOVETELE.
Ma con cautela, perché se viene fatto male, si rischia di fare ancor più danni che non tenersele in bocca.
La rimozione delle amalgame è quindi un processo delicatissimo, tanto per il paziente che per il dentista stesso.
La rimozione deve essere fatta quindi con diga in gomma e aspiratore, seguendo un protocollo di rimozione specifico.
Io ho rimosso le mie presso lo studio Ronchi, 
Via Jan Giorgio, 5  20129 Milano 02 2953 3431

E  mi sono trovato molto bene, spendendo alla fine circa 120-130 euro per amalgama, con ricostruzione in materiale sintetico denominato Diamond Crown: dente bianco e amalgama rimossa.

Ora, il discorso denti devitalizzati è altrettanto importante.

Come ho già scritto in questo blog un sacco di volte, i denti devitalizzati sono appendici morte, un terreno fertile per i batteri anaerobi, e quindi un sacca di immondizia che a mio giudizio va rimossa quanto prima.

Il mio consiglio è: non devitalizzare il dente, né tantomeno incapsularlo, creando ancora di più una sacca putrefattiva, con in più l’amalgama dentro!

Estrazione del dente e sostituzione con un impianto in ceramica, materiale più biocompatibile esistente al momento.

La rimozione di un dente con amalgama equivale a rimuovere un dente senza amalgama, dato che si lavora sul dente e non sull’amalgama: direi circa 150-200 Euro.

Quindi, la salute, e anche e soprattutto quella mentale, comincia da una bocca priva di appendici morte e metalli tossici.

Cibi puliti-pensieri puliti: il binomio vincente.

Pietro Bisanti

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ANTIDEPRESSIVI E OMICIDI: TI VOGLIO BENE, MA TI AMMAZZO E NON SO IL PERCHE’


L’ingegnere della Ferrari condannato per omicidio
Nel giugno 2011 Alessandro Persico aveva ucciso a coltellate la compagna nel Modenese e poi aveva scelto il commissariato di Rovereto per costituirsi
ROVERETO. E’ stato condannato per omicidio volontario Alessandro Persico, fiorentino di 43 anni, ex ingegnere del reparto “Granturismo” della Ferrari a Maranello, che era accusato di avere ucciso Barbara Cuppini, 36 anni, collega della Casa del Cavallino responsabile dell’ufficio marketing della stessa casa automobilistica. Gli è stato riconosciuto però il vizio parziale di mente.
Il 19 giugno del 2011 l’uomo aveva massacrato la donna sulle colline preapenniniche del Modenese e poi si era costituito al commissariato di via Sighele dopo aver trascorso una notte in un garnì di Lavarone.
Ieri la sentenza: dovrà scontare una pena di dodici anni di carcere, cui si aggiungeranno altri sei in casa di cura. Così ha deciso il Gup di Modena Domenico Truppa al termine del processo con rito abbreviato.
Omicida e vittima si frequentavano da qualche tempo: il delitto avvenne nella casa di Serramazzoni di Persico, che dopo essersi costituito fece anche ritrovare il coltello usato per uccidere. Il sostituto procuratore di Modena Claudia Natalini, che aveva coordinato le indagini dei carabinieri, aveva chiesto una pena di venti anni per l’imputato che da anni era in cura per disturbi psichiatrici.
Secondo il perito nominato dal Gip di Modena era «gravemente scemata per un disturbo bipolare», al momento del delitto, la capacità di intendere e di volere dell’ingegnere della Ferrari. L’uomo, che già in passato aveva sofferto di depressione, ha sostenuto di aver agito in preda a un raptus e senza una vera motivazione. La perizia richiesta dal Gip era stata depositata dopo un incidente probatorio.
Persico aveva alle spalle una relazione fallita con la sua compagna, che lo aveva abbandonato dopo avergli dato una figlia che ora ha sei anni. Il trauma della separazione era stato molto violento e l’ingegnere delle Ferrari gran turismo non aveva trovato altra strada per uscire dal tunnel del dolore che rivolgersi a uno psichiatra, che lo aveva preso in cura. Persico, che ha continuato ad abitare nella stessa villetta di Serramazzoni, a una ventina di chilometri da Maranello, assumeva farmaci antidepressivi.
La procura di Modena aveva indagato sui farmaci che assumeva per capire se avessero potuto influire sul comportamento dell’ingegnere. «Amo la montagna, per questo ho deciso di raggiungere il Trentino, per le mie ultime ore di libertà mi sono diretto d’istinto verso Longarone», aveva detto. Persico non sapeva di trovarsi sull’altipiano di Lavarone. L’equivoco può avere contribuito ad accreditare lo stato confusionale in cui l’uomo si trovava durante l’assassinio e nelle ore successive.
Fonte http://trentinocorrierealpi.gelocal.it/cronaca/2012/10/06/news/l-ingegnere-della-ferrari-condannato-per-omicidio-1.5809786
COMMENTO
Gli psicofarmaci, e in particolare gli antidepressivi delle categorie SSRI e SSNI (rispettivamente, selettori della ricaptazione della serotonina, e della serotorina-noradrenalina) trasformano le persone in assassine di se stesse e/o degli altri.
Tramite questo blog, e la mia ventennale esperienza quale operatore delle forze di polizia, lo sto ripetendo ormai incessantemente da due anni.
Questa persona è stata condannata a ben 12 anni di reclusione, e sei in casa di cura (e questo significa montagne di psicofarmaci a vita).
Gli antidepressivi ti fanno sterminare tua moglie, i tuoi figli, i tuoi amici, senza nemmeno sapere il perché, in un impulso irrefrenabile, una vera e propria “urgenza omicida”.
La procura di Modena ha provato a capire se potesse esserci una connessione, ma la richiesta di condanna a 20 anni mi fa capire che ancora non si riesce a cogliere il nesso tra utilizzo di psicofarmaci e atti di natura violenta contro se stessi e/o gli altri.
Questo povero essere umano ha cercato aiuto nella psichiatria in un momento di debolezza, e questo è l’aiuto che gli è stato dato.
Pietro Bisanti
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Un aiuto concreto alle persone in difficoltà

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