RIDUCETE UN UOMO A UN’AMEBA SENZA’ANIMA E PENSATE DI AVERLO GUARITO…
LETTERA
Buonasera.
Nel 2014 sono stato ricoverato in seguito ad una crisi di nervi. Mi hanno legato perché volevo aprire la porta a calci per sfuggire. Dopo 21 giorni di sovraddosaggio di farmaci mi hanno dimesso con la febbre a 42, movimenti del corpo involontari, insonnia e incapacità di trovare pace nel riposo. Decisi
di non andare più al CIM perché quasi non camminavo. Sono stato un anno a letto chiuso in casa fino a quando ho cominciato a prendere degli antidepressivi, la venliflaxina.
Seppure a fatica ho ricominciato ad uscire anche se mi sentivo handicappato sia nelle capacità motorie che psichiche. Adesso mi danno il risperdal depot nonostante mi prese in carico una psichiatra privata. Sono tornato a letto e penso che l’unica salvezza sia che io muoia. Non so come fare a ritrovare la vitalità, l’energia e l’empatia di una volta, né un flusso intelligente di pensieri. Sapevo guidare, prenotare voli e svolgere lavori di vario genere. Adesso mi sento più messo male di un 120enne e non so se abbia danni permanenti dal primo tso visto che in cartella clinica omisero dei farmaci che mi somministravano.
Lettera firmata
RISPOSTA
Come avrà ben compreso, questi “luminari” sanno fare solo una cosa: sedare, sedare e ancora sedare.
In passato potevano avere anche qualche remora nell'”esagerare”, ma ora ci vanno giù pesante, soprattutto con i cocktail di farmaci e con i depot.
Sono e rimangono degli assassini legalizzati, che distruggono la creatività, la gioia di vivere, la curiosità, la sessualità e l’IO più meraviglioso di ogni essere umano.
Nessuno, durante il suo primo “episodio” si è ben guardato di aiutarla a superare il momento SENZA imbottirla di farmaci come un cavallo.
Qualunque “crisi”, indotta da uno stupefacente oppure da un vero e proprio disagio di origine psicologica è destinata comunque ad autoesaurirsi da sola.
Invece, la moderna Psichiatria deve bombardare il malcapitato di turno, arrivando a una sedazione che loro chiamano “guarigione”, vantandosene pure questi incompetenti di bassa lega.
Ora, la “buona notizia” è che SI PUO’ e si DEVE USCIRNE.
Bisogna assolutamente creare attorno a lei un cordone di sicurezza e DEVE capire quanto lo stile di vita sia assolutamente preminente tanto per la salute fisica quanto per quella mentale.
Quindi, la chiave di successo è uno scalaggio lento e costante (dopo aver sostituito la terapia depot con quella orale) associato a un cambiamento TOTALE dello stile di vita, soprattutto alimentare.
Questo è il piano di battaglia.
1) Acquistare immediatamente il mio libro “Assassini in pillole: la Psichiatria moderna vista con gli occhi di un carabiniere”. Non divento certo ricco vendendole un libro, ma a lei permetterà di capire finalmente in chiave igienista come funziona il corpo umano e come lo si mantiene in salute.
Ci sentiamo in privato
Pietro Bisanti
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