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UN MIO PARENTE SI ERA SUICIDATO BUTTANDOSI SOTTO UN TRENO: HO CAPITO TUTTO GRAZIE A TE, “GRANDE ANIMA”

LETTERA
 
Ciao Pietro,

ti ho conosciuto casualmente tramite il sito luogocomune.net, dove alcuni giorni fa è stato postato un tuo articolo.

Sono rimasto affascinato dalla tua storia, dal tuo modo schietto e diretto di dire le cose come stanno, dalla tua capacità comunicativa e soprattutto dalla tua storia personale.
Anche a me Valdo Vaccaro ha cambiato la vita. Anche se non ho avuto problemi gravi come i tuoi da risolvere, lo stato di salute generale ne ha giovato moltissimo. Ho ricevuto molte critiche solo perché ero dimagrito molto (poco importava se erano spariti i disturbi…), perciò posso immaginare quanto ti sia costato andare avanti per la tua strada.

Leggendo i tuoi articoli mi si è gelato il sangue perché ho capito il motivo che ha spinto un mio parente, che faceva uso di antidepressivi, al suicidio buttandosi sotto un treno in corsa, dopo aver salutato la moglie mentre usciva di casa, come se niente fosse.

Ma non ti scrivo per raccontarti l’ennesima brutta storia, desidero solamente congratularmi per il tuo percorso di vita, per il tuo impegno nell’aiutare gli altri e per il tuo esempio vivente.
Ti definisci un piccolo uomo. Non sono convinto della tua piccola “statura”, ma sono certo che tu sei una grande anima.

Vincenzo 

 
 
RISPOSTA
 
Ciao Vincenzo,
e grazie di avermi scritto.
 
Le tue parole, come dico sempre, sono linfa vitale per chi si batte ogni giorno per rendere questo mondo un posto migliore.
 
Sento sulle mie spalle una responsabilità IMMANE, ma so che cinque anni di scritti, di coerenza e di esempio hanno letteralmente salvato la vita a migliaia di persone che hanno voluto capire ed aprire finalmente gli occhi.
 
Io sono qui, e sarò qui per chiunque abbia bisogno di me.
 
Avanti così
 
Pietro Bisanti
 
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Siamo ora in grado di offrire un servizio di tutela legale, per chiunque si trovi tra le maglie della psichiatria o abbia subito da essa un danno.
Il concetto è molto semplice: chi può pagare poco, paga poco; chi non può pagare nulla, non pagherà nulla e noi interverremo comunque, per il semplice concetto che un essere umano in difficoltà deve sempre essere aiutato; chi può pagare tanto, pagherà il giusto e sarà a sua discrezione donare qualcosa a questa causa.
In questo modo, in base alle proprie possibilità, questo innovativo servizio potrà rimanere in piedi, senza sprofondare dopo due giorni.
SIAMO INOLTRE IN GRADO DI FORNIRE UN SERVIZIO DI ASSISTENZA PSICOLOGICA NON ATTRAVERSO IL SOLITO “PSICOLOGO DA LETTINO”, BENSI’ CON L’AUSILIO DI PROFESSIONISTI CHE AIUTINO VERAMENTE, SENZA “INCOLLARE” IL PAZIENTE A VITA.

Noi ci siamo. Per tutti, nel limite delle nostre possibilità.


 

RIDUCETE UN UOMO A UN’AMEBA SENZA’ANIMA E PENSATE DI AVERLO GUARITO…

LETTERA

Buonasera.
Nel 2014 sono stato ricoverato in seguito ad una crisi di nervi. Mi hanno legato perché volevo aprire la porta a calci per sfuggire. Dopo 21 giorni di sovraddosaggio di farmaci mi hanno dimesso con la febbre a 42, movimenti del corpo involontari, insonnia e incapacità di trovare pace nel riposo. Decisi 
di non andare più al CIM perché quasi non camminavo. Sono stato un anno a letto chiuso in casa fino a quando ho cominciato a prendere degli antidepressivi, la venliflaxina.

Seppure a fatica ho ricominciato ad uscire anche se mi sentivo handicappato sia nelle capacità motorie che psichiche. Adesso mi danno il risperdal depot nonostante mi prese in carico una psichiatra privata. Sono tornato a letto e penso che l’unica salvezza sia che io muoia. Non so come fare a ritrovare la vitalità, l’energia e l’empatia di una volta, né un flusso intelligente di pensieri. Sapevo guidare, prenotare voli e svolgere lavori di vario genere. Adesso mi sento più messo male di un 120enne e non so se abbia danni permanenti dal primo tso visto che in cartella clinica omisero dei farmaci che mi somministravano.
Lettera firmata



RISPOSTA

Buongiorno Anonimo,
e grazie di aver scritto a questo piccolo uomo.
Come dico sempre, non sono un medico, non faccio diagnosi, non curo nessuno né prescrivo alcunché, e ben me ne guardo dal farlo, essendo io stesso un autentico sostenitore della capacità autoguaritiva del corpo umano, allorquando gliene venga data la possibilità.
Veniamo a noi…

Come avrà ben compreso, questi “luminari” sanno fare solo una cosa: sedare, sedare e ancora sedare.

In passato potevano avere anche qualche remora nell'”esagerare”, ma ora ci vanno giù pesante, soprattutto con i cocktail di farmaci e con i depot.

Sono e rimangono degli assassini legalizzati, che distruggono la creatività, la gioia di vivere, la curiosità, la sessualità e l’IO più meraviglioso di ogni essere umano.

Nessuno, durante il suo primo “episodio” si è ben guardato di aiutarla a superare il momento SENZA imbottirla di farmaci come un cavallo.

Qualunque “crisi”, indotta da uno stupefacente oppure da un vero e proprio disagio di origine psicologica è destinata comunque ad autoesaurirsi da sola.

Invece, la moderna Psichiatria deve bombardare il malcapitato di turno, arrivando a una sedazione che loro chiamano “guarigione”, vantandosene pure questi incompetenti di bassa lega.

Ora, la “buona notizia” è che SI PUO’ e si DEVE USCIRNE.

Bisogna assolutamente creare attorno a lei un cordone di sicurezza e DEVE capire quanto lo stile di vita sia assolutamente preminente tanto per la salute fisica quanto per quella mentale.

Quindi, la chiave di successo è uno scalaggio lento e costante (dopo aver sostituito la terapia depot con quella orale) associato a un cambiamento TOTALE dello stile di vita, soprattutto alimentare.

Questo è il piano di battaglia.

1) Acquistare immediatamente il mio libro “Assassini in pillole: la Psichiatria moderna vista con gli occhi di un carabiniere”. Non divento certo ricco vendendole un libro, ma a lei permetterà di capire finalmente in chiave igienista come funziona il corpo umano e come lo si mantiene in salute.

2) Leggere ATTENTAMENTE questo vademecum che spiega ESATTAMENTE come ripristinare la salute quando si è in terapia psichiatrica http://pietrobisanti.blogspot.it/2015/12/come-ci-si-disintossica-dagli.html, e potrà seguire il piano alimentare ivi esposto.

Ci sentiamo in privato

 
Io ci sono
Pietro Bisanti

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Il concetto è molto semplice: chi può pagare poco, paga poco; chi non può pagare nulla, non pagherà nulla e noi interverremo comunque, per il semplice concetto che un essere umano in difficoltà deve sempre essere aiutato; chi può pagare tanto, pagherà il giusto e sarà a sua discrezione donare qualcosa a questa causa.
In questo modo, in base alle proprie possibilità, questo innovativo servizio potrà rimanere in piedi, senza sprofondare dopo due giorni.
SIAMO INOLTRE IN GRADO DI FORNIRE UN SERVIZIO DI ASSISTENZA PSICOLOGICA NON ATTRAVERSO IL SOLITO “PSICOLOGO DA LETTINO”, BENSI’ CON L’AUSILIO DI PROFESSIONISTI CHE AIUTINO VERAMENTE, SENZA “INCOLLARE” IL PAZIENTE A VITA.

Noi ci siamo. Per tutti, nel limite delle nostre possibilità.

 

30 ANNI DI BENZODIAZINE… E ORA SONO CAZZI…

LETTERA
 
Mi chiamo Giorgio ***** e ho 61 anni.
La mia disavventura con le Benzodiazepine è cominciata circa 30 anni fa.
Ho cominciato ad avere i primi sintomi dell’ansia associati a delle somatizzazioni psicofisiche.
Il Medico di base mi aveva mandato da un Neurologo che mi ha prescritto EN Gocce.
Dopo averle prese ero rinato e stavo benissimo.
Ogni volta che andavo per un controllo mi diceva molto bene continui così.
Siccome stavo bene e a quei tempi non c’era nessuna informazione e nemmeno Internet ho seguito le sue direttive.
In questi 30 anni ho compreso che era ora di smettere di essere schiavo dagli psicofarmaci e ho provato a scalarli per poi eliminarli definitivamente.
Ci sono riuscito qualche volta resistendo qualche mese, ma poi ricompariva la crisi di astinenza e desistevo perché stavo malissimo.
Nel mese di giugno 2016 da un giorno all’altro le gocce di EN (10 la mattina e 10 la sera) non facevano più effetto, anzi avevo tutti i sintomi da astinenza.
Il Medico di base mi ha detto di aumentare la dose, ma senza nessun effetto e con crisi di astinenza.
Allora il Medico mi ha prescritto le compresse di Tavor, che hanno fatto il loro effetto per tre mesi e poi sono comparse le crisi di astinenza.
Ultimamente il Medico mi ha mandato a fare una visita dallo Psichiatra (probabilmente perché non sapeva che pesci pigliare) che mi ha prescritto un antidepressivo.
il Cipralex, ho preso mezza compressa da 0,5 mg per provare e sono stato male due giorni prima che perdesse il suo effetto (mi aveva aumentato di 10 volte tutti i sintomi e tutte le somatizzazioni dell’ansia).
Ho detto basta a tutti gli Psichiatri e alle schifezze che ti propinano.
Purtroppo devo prendere il Tavor anche se fa effetto un giorno sì e uno no.
Penso che ci siano Cliniche specializzate per disintossicarsi anche dalle Benzodiazepine, ma purtroppo non sono ricco e non posso permettermele.
Per favore, potete aiutarmi in qualche modo.
Grazie.
 
 
 
RISPOSTA
 

Buongiorno sig. Giorgio,
e grazie di aver scritto a questo piccolo uomo.
Come dico sempre, non sono un medico, non faccio diagnosi, non curo nessuno né prescrivo alcunché, e ben me ne guardo dal farlo, essendo io stesso un autentico sostenitore della capacità autoguaritiva del corpo umano, allorquando gliene venga data la possibilità.
Veniamo a noi…

Posso essere franco e sincero?

Lei NON ha vissuto in questi 30 anni…

Quante emozioni, quanta vitalità, quanta elasticità mentale, quanta curiosità le hanno tolto queste pillole demoniache?

Quanto imparerete TUTTI che guarire non significa “stare tranquilli”. Guarire significa RIAPPROPRIARSI delle proprie emozioni e della propria vita, vivendola al massimo, senza paure, senza riserve.

Ora, è comunque riuscito a capire che bisogna vivere PULITI e questo non può prescindere da una alimentazione impeccabile.

Non vada in cerca di cliniche. Cominci ad avere fiducia nelle capacità autoguaritive del suo corpo. Cominci a trattarlo come una reliquia e non come una latrina.

Dire che sarà difficile è un eufemismo. Sarà DURA, DURISSIMA, a volte anche INFENALE. Ma è l’unica cosa da fare se ci si vuole riappropriare della propria vita.

Piano di battaglia

1) Acquistare immediatamente il mio libro “Assassini in pillole: la Psichiatria moderna vista con gli occhi di un carabiniere”. Non divento certo ricco vendendole un libro, ma a lei permetterà di capire finalmente in chiave igienista come funziona il corpo umano e come lo si mantiene in salute.
2) Leggere ATTENTAMENTE questo vademecum che spiega ESATTAMENTE come ripristinare la salute quando si è in terapia psichiatrica http://pietrobisanti.blogspot.it/2015/12/come-ci-si-disintossica-dagli.html, e potrà seguire il piano alimentare ivi esposto.

Io ci sono
Pietro Bisanti

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Noi ci siamo. Per tutti, nel limite delle nostre possibilità.

 
 

DISPERATA RICHIESTA DI AIUTO DOPO ANNI DI INSULTI PSICOFARMACOLOGICI

LETTERA
Carissimo Pietro, non so nemmeno come ho trovato il tuo blog, credo ormai  di link in link e per ‘disperazione’; non voglio farti perdere tempo prezioso perciò cerco di riassumere.
 
Sono seguito dal CSM della mia città, contro la mia volontà, che mi sta prescrivendo antidepressivi e 
neurolettici. Io sto malissimo non psicologicamente ma fisicamente, non digerisco più e soprattutto ho dolori continui.
 
Continuo a riferirli allo psichiatra ma mi dice che ho fatto tutti gli esami possibili e non ho niente. Ti chiedo solo una cosa: cosa posso fare? Come posso convincerli che mi stanno uccidendo? Non voglio più prendere quella roba.
 
La mia famiglia dice che sono tutte sensazioni psicologiche mie. Ho avuto un episodio di agitazione psicomotoria dopo che mi è stato prescritto zyprexa ed efexor, ancora diversi anni fa. Ho appena ascoltato la registrazione di un tuo intervento e mi vengono i brividi: io non ce la faccio più, ma non so più come convincere lo psichiatra.
 
Ho detto anche del tuo blog, non sono ascoltato. Io non ce la faccio più, veramente. Posso avere la possibilità di parlarti in qualche modo? Come posso fare? Faccio fatica a scrivere. grazie mille.
 
Lettera firmata
 
 
 
RISPOSTA
 
 
Buongiorno Anonimo,
e grazie di aver scritto a questo piccolo uomo.
Come dico sempre, non sono un medico, non faccio diagnosi, non curo nessuno né prescrivo alcunché, e ben me ne guardo dal farlo, essendo io stesso un autentico sostenitore della capacità autoguaritiva del corpo umano, allorquando gliene venga data la possibilità.
Veniamo a noi…

Nessuno ti crede, anzi, tutti pensano che tu sia il solito “svitato” di turno che si inventa una patologia dietro l’altra solo per attirare l’attenzione.

Quanta ignoranza, quanta beata ignoranza…

I veri lobotomizzati sociali sono i tuoi parenti, il tuo psichiatra e chiunque pensi che la merda che ti buttano nello stomaco possa interagire con i miliardi di sinapsi cerebrali senza, ovviamente, darti nessun effetto collaterale…

Ci sarà un giorno in cui finalmente TUTTA la medicina allopatica dovrà finalmente rispondere della propria malvagità.

Io TI CREDO e CI SONO.

Ci sentiamo in privato

Forza e coraggio

Pietro Bisanti

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Noi ci siamo. Per tutti, nel limite delle nostre possibilità.

 

PIETRO, SEI UNA PERSONA STRAORDINARIA… UN ABBRACCIO DA UN TUO STUDENTE DELLA HSU

LETTERA
 
Carissimo Pietro,
Sono uno studente dell’Health Science University e volevo ringraziarti, oltre ad averlo già fatto di persona con un mega abbraccio, anche tramite il tuo blog.  Volevo sottolineare per l’ennesima volta, quale persona speciale sei. 
Ho avuto la fortuna di ascoltare dal vivo le tue conferenze e ogni volta mi hai trasmesso qualcosa di unico e speciale. Spero con tutto il cuore di vederne altre in futuro. 
Sei una persona straordinaria,
Un caro e sincero abbraccio,
Andrea Tassinari da Bologna
 
RISPOSTA
 
Carissimo Andrea,
lettere come la tua sono linfa vitale per me.
 
Sono solo un piccolo Uomo che prova a portare un po’ di amore in questo mondo.
 
Ci rivediamo presto alla HSU e invito tutti i miei lettori a cliccare sul link relativo alla scuola di cui sono docente.
 
Iscriversi è una esperienza STRAORDINARIA per poter finalmente allargare i propri orizzonti e salvare la propria vita e quella di quante più persone possibile.
 
Avanti così
 
Pietro Bisanti
 
 
 
 
 

TRE LETTERE RIGUARDANTI L’ALIMENTAZIONE ANIMALE: GATTO CHE VOMITA SANGUE E CROCCHETTE, CANE CON THELAZIOSI OCULARE E I DUBBI DI UN VEGANO-IGIENISTA

LETTERE
 
Buona sera, leggo anch’io le tesine di Valdo Vaccaro e ho letto la sua risposta. Se non è un disturbo le chiederei aiuto anche per la mia gatta.
Ha 10 anni e a luglio ha avuto i primi episodi di rigurgito di sangue con crocchette semi intere.
Fatto una breve cura perché non riuscivo a darle l’anti gastrite per bocca. Poi il tutto è ricomparso tre settimane fa. Fatto ecografia e dice tutto nella norma con solo  ispessimento della parete dello stomaco.
Il veterinario le faceva un’iniezione mattina e sera di Zentadine, due di antibiotico e una antivomito al giorno per cinque giorni.
Poi ho continuato un’altra settimana con Zentadine mattina e sera e Nicilan una volta al dì.
Dieta: carne fresca di pollo tritato e poca bustina di carne umida.
La gatta ha molto appetito.
Un’ora fa le ho dato delle crocchette e le ha mangiate voracemente e poi rigurgitate con sangue.
Ha qualche consiglio da darmi?
Grazie mille.
Saluti Michela
 
 
 
 
Mi chiamo Ignazio, ho letto il suo indirizzo e mail  e la sua disponibilita’ sul blog di Valdo Vaccaro e vorrei sapere se lei in generale conosce cure igienistiche anche per il cane, in particolare per la Thelaziosi oculare per la quale sono costretto a somministrare ai cani medicinale ogni estate. Saluti Ignazio.
 
 
 
 
Caro PIETRO,
sono Francesco D’Ambrosio, allievo all’HSU.
Il tuo punto di vista sull’alimentazione canina non mi trova d’accordo.
Ovviamente rispetto la tua posizione.
Ma come faccio, da vegano, a prendere carne cruda e a darla ai miei cani?
Io ho adottato Otello, di media taglia, 30 kg. Mai vaccinato. Va avanti a pasta, patate, legumi e buccie di mela e kiwi e la polpa dell’estratto. Ama mele, pere, angurie, prugne e fichi.
È una furia. Reattivo. Tosto e muscoloso.
La carne cruda non saprei proprio come toccarla per poterla somministrare al mio tesoro…
Io credo che la frutta e la verdura cruda possono tenere sempre pulito e ordinato l’intestino del mio Otello.
E poi. I predatori non mangiano carne…in primis mangiano le interiora che contengono verdura e frutta in fase digestiva. Poi mangiano gli organi interni, ricchi di sali minerali. Le ossa per il calcio. E la carne la lasciano per ultima, se hanno ancora fame.
Ma i canidi, oltre le prede, da sempre hanno mangiato anche radici e frutti caduti dagli alberi e verdure crude, specie cavolfiori.
Amano i legumi.
Con affetto. Un abbraccio.
 
 
RISPOSTA
 
Buongiorno Michela, Ignazio e il mio caro studente Francesco,
grazie anzitutto di aver scritto a questo piccolo Uomo.
 
Veniamo a noi…
 
Michela… lei si rende conto di avere in casa una creatura fondamentalmente identica, in scala, a una pantera?
 
Ha mai visto in natura una pantera mangiare crocchette, fatte all’80% di cereali?
 
Si meraviglia se il suo gatto vomita tale spazzatura completamente INADATTA al suo intestino corto e tozzo da TOTALE carnivoro?
 
Ha trasformato il suo gatto in un granivoro, e questa splendida creatura si sta giustamente ribellando, cercando di farglielo capire in tutti i modi…
 
E lei, nonostante le meravigliose nozioni datele dallo strepitoso Valdo Vaccaro, cosa fa?
 
Lo riempie di farmaci, al posto di sradicare le cause a monte.
 
Il mio consiglio è semplice: tratti il suo gatto rispettando in primis la sua natura: lo alimenti quindi con il suo cibo naturale, che è la CARNE CRUDA.
 
Il gatto in natura mangerebbe lucertole, piccoli uccelli, piccoli roditori…
 
Quindi, o lo lascia andare a caccia da solo, oppure acquista per lui del pollame, dandoglielo crudo, ossa comprese, interiora comprese.
 
 
Ignazio…nel suo caso ci troviamo davanti a una parassitosi.
 
Anche qui, però, mi sento di propendere verso una “colpa alimentare”, infatti i parassiti trovano spessissimo terreno fertile in animali che sono già depauperati per conto loro.
 
Vaccinazioni, antiparissatari e le orribili crocchette sono responsabili dello sterminio degli animali che vivono con l’uomo, che ormai non riescono più nemmeno a morire naturalmente di vecchiaia.
 
Quindi, la prima cosa da fare è INTERROMPERE il carico tossico dell’animale, evitando QUALUNQUE tipo di farmaco, antiparassitario o vaccino, cominciando ad alimentarlo secondo il suo disegno strutturale di carnivoro opportunista.
 
Quindi, carne cruda con ossa e interiora, un po’ di frutta, e qualche ortaggio crudo come carote e cavolfiori.
 
Ricostruiamo quindi un terreno positivo e vediamo come va la parassitosi.
 
Ricordi SEMPRE che i parassiti sguazzano nel terreno a loro più congeniale, che è quasi sempre quello “malato”.
 
 
Francesco… eccoci qua.
 
Tu sei una scimmia. Il tuo cane è UN CANE.
 
Tu hai denti piatti, pollice opponibile, vista a colori, nessun istinto per il sangue e ribrezzo per le carcasse.
 
Lui ha molari seghettati spaccaossa, vista notturna, mascella fissa e una naturale predisposizione per la caccia, oltre alla capacità di digerire persino carne in putrefazione.
 
Tu, in questo momento, non stai pensando A LUI, ma stai pensando A TE STESSO.
 
Tu stai facendo quello che fa stare bene TE, non LUI.
 
Al momento, come l’igienismo ti insegna, il tuo cane sta vivendo in uno stato di salute apparente, nel senso che come l’uomo-carnivoro può andare avanti alimentandosi malamente per anni prima di crollare, così anche il cane-vegano può andare avanti molto tempo prima di mostrare chiaramente lo sconquasso interno a cui viene sottoposto. Ma il conto da pagare, presto o tardi, arriverà per entrambi!
 
Pensi che lasciato libero il tuo cane si farebbe una pasta con i legumi (oltretutto con quella schifezza chiamata glutine), oppure uno sformato di patate, oppure una macedonia?
 
Dai Francesco, non mi dire poi che un leone mangia solo il contenuto dello stomaco di una preda….
 
Certo che quella è la prima cosa che mangiano, assieme agli organi interni e a tutto il resto, ossa comprese.
 
Il concetto è semplice: gli animali NON dovrebbero vivere con l’uomo.
 
Ma dato che l’habitat naturale dei cani è ormai inesistente, non me la sento di condannare i miei quattro cani solo perché altri animali devono essere uccisi per dar loro da mangiare.
 
Anche a me piacerebbe un mondo dove nessuno uccide nessuno, ma questo non è possibile.
 
Non possiamo cambiare la natura degli altri esseri viventi, e quindi se abbiamo deciso di prenderci cura di un animale il cui habitat è ormai estinto, mi sento IN DOVERE di trattarlo, anche a livello alimentare, rispettando la sua natura.
 
Anche a me fa schifo il sol toccare la carne cruda, e se non esistessero le macellerie arriverei a raccogliere le carcasse a lato strada pur di alimentare i miei animali secondo natura.
 
Benissimo per quanto riguarda i vaccini: ribadisco, per TUTTI, che la chimica deve RESTARE FUORI dalla vita di ognuno di noi, se non in situazioni assolutamente emergenziali.
 
Avanti così
 
Pietro Bisanti
 
 
 
 

VIVIAMO IN UN MONDO DI MERDA: PER VENDERE QUESTE DEMONIACHE PILLOLE, CONDANNIAMO MILIONI DI INNOCENTI. LEGGETE E APRITE LA MENTE

Perugia: Famiglia in gravi difficoltà economiche, uccide i figli e si suicida

 Un agricoltore di 50 anni, Maurilio Palmerini, ha ucciso questa mattina a coltellate i due figli di 13 e 8 anni, Huber e Giulia e si è poi tolto la vita buttandosi in un pozzo. La tragedia è avvenuta a Castiglione del Lago, in provincia di Perugia. Ad avvertire i carabinieri è stata la moglie polacca dell’uomo che secondo le prime informazioni sarebbe ferita a una guancia ed è riuscita a sfuggire alla furia del coniuge rifugiandosi a casa di alcuni vicini. La donna è in stato di grave choc ed è stata a sua volta portata in ospedale: è riuscita solo a urlare al telefono, al centralino del 118, dicendo che i suoi figli erano stati accoltellati e stavano morendo. Secondo quanto riferito dal 118 del capoluogo umbro, l’omicidio – suicidio è avvenuto poco dopo le 11 nella frazione di Vaiano in riva al lago di Chiusi, al confine tra Umbria e Toscana. Palmerini, in base alle prime testimonianze raccolte dai carabinieri della compagnia di Città della Pieve, da tempo soffriva di depressione e la famiglia era in gravi difficoltà economiche; l’uomo si è tolto la vita davanti agli occhi dei militari e dei sanitari del 118 che hanno provato fino all’ultimo di farlo desistere, quando i piccoli Huber e Giulia erano già stati ammazzati. Numerosi testimoni hanno sentito Palmerini urlare «Vi rendete conto di quello che ho fatto?» e subito dopo si è lanciato nel pozzo, profondo almeno 20 metri. Palmerini in passato aveva lavorato come rappresentante e poi come operaio. Attualmente era senza un’occupazione fissa, tirava avanti con piccoli lavori prevalentemente in campagna.

Fonte corriere.it


Torino, uccide moglie a martellate
Poi si suicida in cantina
L’allarme dato dal figlio: la polizia ha trovato il corpo della donna, 71 anni, e poi quello del marito (76) che aveva lasciato una lettera: «Troppi debiti, sono disperato»
di Elisa Sola
La polizia all’esterno dello stabile dove un uomo ha ucciso la moglie in casa e poi si è ucciso (Ansa) La polizia all’esterno dello stabile dove un uomo ha ucciso la moglie in casa e poi si è ucciso (Ansa) shadow
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Un uomo di 69 anni, Francesco Tonda, ha ucciso la moglie, Natalina Montanaro, di 71, colpendola con un martello in testa. Poi si è tolto la vita. È successo nella notte a Torino in una palazzina in corso Orbassano 376, nel quartiere popolare di Santa Rita. A dare l’allarme al 118, alle 7 di mattina, è stato il figlio della coppia. Sul posto è intervenuta la polizia, che ha trovato, nell’appartamento, il corpo della donna senza vita.
La lettera prima dell’omicidio
Sulla testa, i segni delle martellate. L’anziano aveva lasciato una lettera, destinata a chi avrebbe ritrovato il cadavere della moglie. «Andate in cantina, troverete il mio corpo» c’era scritto. Gli agenti hanno seguito l’indicazione e hanno trovato il cadavere nello scantinato, impiccato.
I debiti

Nel lungo testo l’uomo spiegava di essere in una situazione disperata, oppresso da debiti sempre più pesanti, contratti con banche e finanziarie, che non era in grado di pagare. La coppia viveva in condizioni economiche precarie e l’anziano si sentiva afflitto ogni giorno di più. Da mesi viveva angosciato e depresso, conscio del fatto di essere finito in un vortice da cui non sapeva più uscire. Nella notte, la decisione di farla finita. Preceduta dall’assassinio della moglie.
Fonte corriere.it


COMMENTO
Siete ancora dell’idea che sterminare la propria famiglia e poi ammazzarsi sia legato al fatto di avere dei debiti?
“Casualmente” tutti soffrono di depressione. E “depressione” nella nostra società significa “psicofarmaci”.
Questo è il mondo di merda in cui viviamo, ove si camuffano omicidi-suicidi farmaco-indotti con “raptus” di follia per debiti.
Sia maledetto chi continua a produrre e dispensare queste pillole di morte.
Io non mi fermo
Pietro Bisanti

CONNETTIVITE INDIFFERENZIATA E FIBROMIALGIA: COME AUTODISTRUGGERSI CON LE PROPRIE MANI

LETTERA

Ciao Pietro ,

Sono una ragazza di 34 anni affetta da una malattia autoimmune connettivite indifferenziata e fibromialgia.

Premetto che ho sempre mangiato tanta carne rossa per il fatto che mio padre ha un allevamento di bovini.

Da un paio di anni ho cambiato tantissimo la mia alimentazione e mi sono avvicinata alla macrobiotica inizialmente e ora all’alimentazione del gruppo sanguigno sono gruppo a.

Soffro di problemi alla pelle tipo acne da sempre e mi hanno dato non so quanti antibiotici per mesi e mesi consecutivi nello specifico tetracicline in più ho fatto tre o quattro cicli di roaccutan farmaco che a mio parere mi ha distrutta.

Da lì una serie di problemi a partire da una polmonite con lenta risoluzione e guarita solo dopo due ricoveri e una broncoscopia.

La pelle piena sempre di sfoghi e da due anni a questa parte dolori articolari generalizzati e più in specifico nella parte alta della schiena.dolori alla atm persistenti ormai da anni.

Tutti i farmaci bomba che mi danno cortisone e immunosoppressori mi fanno stare peggio e il mio stomaco è distrutto io sono tutta dolorante.

Ho una o forse due devitalizzazioni in bocca da tantissimi anni più di quindici di sicuro.

Il mio sistema immunitario è quasi azzerato e io non so più cosa fare.

Ora chiedo a te se il roaccutan può avermi portata fino a qui o se può essere colpa delle devitalizzazioni che ho in bocca.

Vorrei poter acquistare il tuo libro quindi ti chiedo anche di indicarmi le modalità di acquisto.

Grazie in anticipo per la tua risposta.

Rossella
RISPOSTA
Buongiorno Rossella,

e grazie di aver scritto a questo piccolo uomo.
Come dico sempre, non sono un medico, non faccio diagnosi, non curo nessuno né prescrivo alcunché, e ben me ne guardo dal farlo, essendo io stesso un autentico sostenitore della capacità autoguaritiva del corpo umano, allorquando gliene venga data la possibilità.
Veniamo a noi…

A 34 anni bisogna SCALARE LE MONTAGNE, essere PIENI DI VITALITA’, di GIOIA DI VIVERE, di FORZA E POSSENZA FISICA.

Come mai tu non lo sei?

Perché, da sempre, continui a darti etichette.

Hanno preso un’accozzaglia di sintomi, gli hanno dato un nome, e ti hanno distrutto di farmaci, facendoti credere che il tuo corpo fosse impazzito e che si stesse uccidendo da solo.

Tutte balle, e anche COSMICHE.

Il corpo non va MAI e poi MAI contro se stesso, e la sintomatologia che evidenzia altro non è che il suo tentativo di farti capire quanto tu stia sbagliando.

Dal più piccolo brufolo al più aggressivo tumore, vanno eradicate le CAUSE e non bombardati i sintomi.

Ogni singolo problema cutaneo, ad esempio, è e rimane una manifestazione espulsiva del corpo, di pulizia e mai e poi mai va interrotta a suon di farmaci come hai fatto tu.

Ora, rimbocchiamoci le maniche, dato che abbiamo tutte le possibilità per riscattarci.

Distacco graduale dai farmaci (se ancora li stai prendendo) e abbraccio TOTALE di un’alimentazione vegana, crudista quanto basta, a ZERO glutine e a bassissimo livello di grassi.

Ci sentiamo in privato.

Forza e coraggio

Pietro Bisanti

XANAX E DEPAS DA OLTRE VENT’ANNI E PSICOTERAPIA FALLIMENTARE

DALLA “CHAT” DI FACEBOOK





Ciao Pietro, ho letto ke hai trattato anke l’argomento su’ come disintossicarsi dai psicofarmaci…..con i medici non ci riesco!li assumo da molti anni…xke’ sono ansiosa e soffro di attacchi di panico.Tutto è iniziato dopo una separazione molto dolorosa dal mio ex marito! sono stanca di dipendere da una sostanza che mi ha cambiata,,,,,, ci ho provato, ma nulla di fatto!da soli non si può. Un caro saluto Daniela.

Ciao Daniela
e io sono qui per aiutarti se vorrai
ma devi spiegarmi bene
cosa prendi e da quanto tempo


Ciao Pietro, ti ringrazio x aver risposto alla mia richiesta…purtroppo sono almeno 20 anni….eh si! una separazione lunga e dolorosa! non ho saputo gestire la situazione. Purtroppo le benzozetapine hanno preso il posto dell’ora mia sicurezza e stabilita’ in TT. i sensi…..cmq. prendo il DEPAS E 5. gocce di XANAX. HO provato anke con la psicoterapia….ma il mostro (ansia e attacchi di panico) ke vivono in me, non ascoltano più nessuno. Pietro si arriva ad un punto dove non si vive…….ma si sopravvive.Pietro, il fatto ke tu legga qst. mie parole…mi conforta.Grazie . Daniela.


Ciao Pietro, il mese di Gennaio ti ho contt., volevi sapere quale tipo di psicofarmaco prendo…..mi sono permessa di ricontt. xke’ non o più avuto notizie da te. Mi scuso x la mia insistenza….ma, credimi sono veramente stanca! vivo in funzione di essi….attendo una tua eventuale risposta.TI ringrazio Daniela.


CiaoPietro, ti scrivo xke”, vorrei un tuo parere, cosa ne pensi della pranoterapia x disintossicarsi dai psicofarmaci….? nel mio caso: xanax e depas da molti molti anni. Ho un amico pranoterapeuta, ma non ho parlato di qst. mio problema….mi vergogno! si….e proprio cosi’….in oltre pensi ke possa dare buoni effetti x l’ansia ke mi attanaglia? saluti Daniela

RISPOSTA

Ciao Daniela,
e grazie di aver scritto a questo piccolo uomo.
Come dico sempre, non sono un medico, non faccio diagnosi, non curo nessuno né prescrivo alcunché, e ben me ne guardo dal farlo, essendo io stesso un autentico sostenitore della capacità autoguaritiva del corpo umano, allorquando gliene venga data la possibilità.
Veniamo a noi…
Scusami anzitutto il ritardo colossale con cui ti rispondo, ma sono letteralmente subissato di richieste di aiuto.
Nessuno, dico nessuno, dovrebbe mai essere consigliato di cominciare una terapia psicofarmacologica in nessun caso, a maggior ragione per dover sopportare un evento traumatico della propria esistenza.
I problemi vanno AFFRONTATI da lucidi e non da drogati.
Detto questo, vent’anni di benzodiazepine non si cancellano dalla mattina alla sera.
Ormai il suo INTERNO ORGANISMO è una benzodiazepina, e tornare indietro significa fare un passetto dopo l’altro ogni giorno, affrontando con coraggio le INEVITABILI crisi da dismissione che arriveranno.
Questo è il piano di battaglia.

1) Acquistare immediatamente il mio libro “Assassini in pillole: la Psichiatria moderna vista con gli occhi di un carabiniere”. Non divento certo ricco vendendoti un libro, ma a te permetterà di capire finalmente in chiave igienista come funziona il corpo umano e come lo si mantiene in salute.

2) Leggere ATTENTAMENTE questo vademecum che spiega ESATTAMENTE come ripristinare la salute quando si è in terapia psichiatrica http://pietrobisanti.blogspot.it/2015/12/come-ci-si-disintossica-dagli.html, e potrai seguire il piano alimentare ivi esposto.

Io ci sono
Pietro Bisanti

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Il concetto è molto semplice: chi può pagare poco, paga poco; chi non può pagare nulla, non pagherà nulla e noi interverremo comunque, per il semplice concetto che un essere umano in difficoltà deve sempre essere aiutato; chi può pagare tanto, pagherà il giusto e sarà a sua discrezione donare qualcosa a questa causa.
In questo modo, in base alle proprie possibilità, questo innovativo servizio potrà rimanere in piedi, senza sprofondare dopo due giorni.
SIAMO INOLTRE IN GRADO DI FORNIRE UN SERVIZIO DI ASSISTENZA PSICOLOGICA NON ATTRAVERSO IL SOLITO “PSICOLOGO DA LETTINO”, BENSI’ CON L’AUSILIO DI PROFESSIONISTI CHE AIUTINO VERAMENTE, SENZA “INCOLLARE” IL PAZIENTE A VITA.

Noi ci siamo. Per tutti, nel limite delle nostre possibilità.

PIETRO BISANTI “SPACCA IL CULO” A QUATTRO MERDOSI PSICHIATRI: PRIMA DI SCHIACCIARE I PIU’ DEBOLI, VE LA VEDRETE CON ME. LEGGETE E RABBRIVIDITE

LETTERA

Gentile Pietro,
sono la mamma di un ragazzina di quasi diciotto anni, di nome ******. E’ sempre stata una ragazzina forte, determinata, socievole con me e con tutti. Nell’ultimo anno, però, iniziando a fumare hashish, a bere, da prima occasionalmente e poi sempre più spesso, a praticare diete sconclusionate, era diventata sempre più irrequieta e a tratti aggressiva con me che tentavo di  fermarla dal consumare quelle sostanze. A marzo è stata fermata dalla polizia di ***** nell’atto di acquistare una piccola dose di Hashish. Da lì è tutto precipitato.

Se da una parte era era riuscita a dissuadersi dal consumare quelle sostanze e bere, dall’altro dopo due mesi di suo enorme impegno per recuperare a scuola e star lontano da tutto, pur avendo preso negli ultimi due mesi tutti sette e otto, ha subito una bocciatura che ha provocato in lei enorme frustrazione e che l’ha portata a ritornare sui passi sbagliati di prima.

Questo è durato fino alla partenza per il mare dove ***** è stata abbastanza bene e tranquilla, lontano da quelle bestie che sono l’alcool e le droghe, pur presentando ancora atteggiamenti ansiosi con me e problemi di insonnia. 

Subito al rientro, dal 17 agosto al 22 mi è però nuovamente sfuggita di mano, uscendo tutto il pomeriggio e la sera, rifuggendo qualsiasi contatto con me, probabilmente per non farmi sentire l’odore dell’alcool o vedere gli occhi. Intanto non dormiva, non mangiava o poco, ed ero estremamente preoccupata. 

Il 22 di agosto, rientrando mia mamma ( la nonna),  disabile, dal mare e venendo a stare da noi per qualche giorno per sollevare un po’ mia sorella che la teneva da giorni, ***** deve aver cercato di smettere di bere per non dover rifiutarle un bacio o un abbraccio per non farle sentire l’odore dell’alcool, continuando però a fumare, a mangiar poco o nulla e a non dormire.

La sera prima del suo ricovero in Psichiatria al ******, ***** era stata fuori fino a tardi, l’una di notte, senza dare notizia a nessuno di dove fosse e con chi, se non messaggi incomprensibili e sconclusionati. 

Dopo averla cercata inutilmente è giunta a casa all’una in uno stato pietoso, con le occhiaie nere e visibilmente alterata. La mattina successiva, dopo essere uscita a comprare il pane, aver portato mia mamma da mia sorella, perché sentivo di dover assistere *****, la ritrovo in cortile urlante in evidente delirio allucinatorio ad innaffiare fiori del balcone, sito al piano terra, di un vicino di condominio. Pazientemente riusciamo a convincerla a risalire in casa.

Chiamo il padre chiedendogli di venire per aiutarmi a trattenerla in casa, perché voleva nuovamente uscire e non potevo lasciarla andare in quello stato.
All’arrivo del padre inizia una “lotta” lunga alcune ore, con lei che a tratti tornava all’attacco per uscire e noi che glielo impedivamo. In alcuni momenti si calmava, tornando in camera a leggere o suonare, a tratti tornava all’attacco urlando e dimenandosi violentemente per uscire, finché un vicino ha chiamato l’intervento dei carabinieri. 

All’arrivo dei carabinieri ***** va in panico e inizia a fare la sciocca, a dire che l’avevamo sequestrata e picchiata, benché invece avevamo solo tentato di trattenerla, e a mostrarsi bambinesca, sconclusionata.
Decidono di portarla al pronto soccorso del *****, dove io chiedo il ricovero in reparto tossicologico. Mi dicono che non c’era e che l’unico reparto era Psichiatria.
Dico no, mia figlia ha bisogno di altro, cure nutrizionali, disintossicazione dall’alcool e fumo, è sempre stata bene, etc. Niente da fare, mi fanno intendere che non potevo che firmare il consenso al ricovero, mi dicono che si sarebbe trattato di soli due o tre giorni e che avrebbero fatto tutti gli esami del caso.

Sin dal mattino seguente invece la ritroviamo barcollante con una sigaretta in mano sul letto, enormemente sedata e molto arrabbiata e sbraitante con noi, perché ci accusava di averla fatta ricoverare lì.

Così da subito i dottori e gli infermieri, invece di rassicurala e calmarla, ci allontanano e ci dicono di venire solo nel pomeriggio. Nel pomeriggio stessa sceneggiata. Ci ferma il medico e ci dice che avrebbero fatto tutti gli esami, ma che senz’altro era “ altro” e che quindi i tre o quattro giorni si sarebbero trasformati in qualche settimana! Nel frattempo **** ha cominciato a sbattere contro le porte per uscire e un infermiere la prese stringendole molto violentemente i bicipiti, tanto che il padre intervenne intimandogli di mettere giù le mani.

Ci sbattono fuori, e subito dopo il medico, tale Dott. *****, mi telefona dicendomi di non andare più, o solo un’ora il pomeriggio, perché loro dovevano sentirsi liberi di “chiudere ***** in uno stanzino e usare i loro metodi” , minacciando l’intervento del tribunale dei minori.

Veniamo a sapere successivamente che il tribunale dei minori è stato contattato riferendo la nostra scarsa collaborazione e opposizione alle cure.
In realtà noi chiedevamo l’esame delle urine con il test alcoolemico  e non fu fatto se non dopo una settimana, l’esame del capello, una visita oculistica perché ***** aveva una lente a contatto giornaliera ancora nell’occhio destro che non voleva o riusciva a togliere, uno screening nutrizionistico così come da protocollo avrebbero dovuto fare prima del ricovero e ci veniva detto che il mangiare era l’ultima cosa. 

Nel frattempo, contravvenendo alle loro disposizioni, riuscivo ugualmente a intrufolarmi in reparto per assistere a mia figlia e vedevo che prima di ogni pasto le venivano somministrate delle sostanze che, o la facevano dormire o le impedivano comunque di deglutire.

Facevo presente la cosa, ma nulla, nessun ascolto da parte loro. Intanto ***** stava sempre peggio. Una mattina, verso mezzogiorno, dopo tre ore e più che ero lì con mia figlia per cercare di farla mangiare e bere, perché non riusciva neppure ad aprirsi una bottiglietta, mi ferma una dott.ssa chiedendomi cosa ci facessi lì, che la ragazza in nostra presenza si agitava e che per esempio quella mattina era stata abbastanza tranquilla senza di me. 

Le faccio notare che ero lì da almeno tre ore con lei. La dott.ssa si irrita e mi manda via. Subito vengo contattata telefonicamente dal dott. *****, il medico che ha in carico *****, il quale mi dice d’ora in avanti di non andare più e mi fa presente che anche il pomeriggio precedente c’era stato un litigio con il fratello di ******, Il mio figlio maggiore. 

Faccio notare che il litigio era scoppiato quando il fratello aveva l’aveva invitata a raccogliere le urine nel vasetto, così come loro avevano chiesto a noi di fare precedentemente. Il dott. risponde “va bene, non possiamo delegare a voi la raccolta delle urine, vorrà dire che la convinceremo noi, ma voi non potete più venire”. Riesco ad ottenere il permesso di un’ora pomeridiano. La mattina successiva non mi presento, attendo pazientemente e angosciata il pomeriggio.

Quel pomeriggio in cui la trovo sedata pesantemente, con il naso un po’ gonfio e segnato, tutta sudata e sporca, senza le mutandine sotto quel pantaloncini un po’ larghi di pigiama, in quel momento non legata. Non ricordo se in quell’occasione si è svegliata. Mi sembra di no. Il bagno era molto allagato, lo spazzolino, due mutandine sporche e l’asciugamano a terra nell’acqua mista a detergente scivoloso. 

Vado a chiedere quindi un mocio per asciugare, pensando che da un momento all’altro poteva svegliarsi, andare in bagno e scivolare. Mi prendono in giro gli infermieri chiedendomi che lago ci fosse, se di Lecco o di Como, chiedo di non scherzare e di darmi qualcosa per asciugare.

Metto in ordine, asciugo, dò un bacio alla mia bambina, raccolgo le idee e le forze,  e intanto passa un’ora e mi accompagnano alla porta.

Così il pomeriggio successivo. La ritrovo pesantemente sedata o narcotizzata, legata al letto con gli occhi strabuzzanti e il collo che non riusciva a reggere. voleva bere e non riusciva a deglutire e mi diceva, con flebile voce, mamma vero che sto male? Le scatto alcune foto.

Chiedo spiegazioni piangendo e mi invitano ad andare dalla dott.ssa in studio, la quale in tono aggressivo mi intima di stare calma , che c’era una magistratura a controllare. Chiedo una sedia perché mi sentivo mancare, e chiedo delle flebo per mia figlia che stava male.

Nulla, mi viene ribadito che non servivano, intanto era già da giorni che non si cibava e due che neppur beveva.
Torno in camera della mia bambina e trovo due infermieri accanto ancora legata. Mi dicono di non preoccuparmi, che gli avevano solo dato una dose più forte, che poi avrebbe dimenticato tutto, (tutto che?), che comunque la mattina aveva mangiato e che aveva anche fatto la doccia. 

**** era sporca, con ancora lo stesso pigiama del giorno precedente e ancora senza pantaloncino. Allarmata chiedo con chi avesse fatto la doccia e un’infermiera risponde: “con me”. Possibile che non sia stata cambiata, faccio presente. La slegano e noto che non riusciva a reggere il collo e a tenere lo sguardo dritto, né a parlare bene. Barcolla, così la riaccompagnano a letto.

La mattina successiva io e il padre decidiamo di andare nonostante il divieto , ma un’infermiera ci ferma sulla porta dicendoci che era tranquilla, aveva mangiato dell’uva, e fatto uno shampoo. Le chiedo quale uva che io non gliela lascio per timore che si possa soffocare, risponde che gliela avevano data loro. E lo shampoo? Che bisogno c’era dello shampoo? E di dircelo poi? Mah…andiamo via e torno il pomeriggio…la trovo ancora in quello stato, legata, fortemente sedata o narcotizzata, impossibilitata a deglutire, a parlare o vedere.

Mi guardo intorno e non vedo più il suo shampoo.  Mah… noto che i capelli sono sempre più impagliati, strani, appiccicati, spettinati, lei è ancora sporca, solo cambiata, ma sempre senza le mutandine.
Le faccio un video chiedendole di spiegarmi chi le avesse fatto lo shampoo.. ma non riesce a parlare.
Disperata, chiedo flebo e il trasferimento in terapia intensiva, ma nulla, mi viene ribadito che non ha bisogno di nulla.

Scade l’ora e mi accompagnano alla porta. quella sera non mi muovo dall’ospedale e da lì cerco l’intervento esterno di qualcuno, un medico esterno al reparto, ma nulla. Chiamo la polizia che si limita ad una telefonata in reparto, e mi richiamano dicendomi che la ragazza stava bene.
La mattina successiva non rispetto più gli orari e mi presento in reparto e trovo la ragazzina finalmente in piedi, ma molto barcollante e sconclusionata.
Cerco aiuto nel frattempo di amici e testimoni, chiamo persino un avvocato di “chi l’ha visto” e un avvocato per i diritti umani.
Questo provoca una loro messa in allerta e mi concedono di stare con ****** 24 su 24.

La ragazza comincia a stare meglio e dopo pochi giorni chiedo le dimissioni e le copie della cartella clinica che faticosamente riesco ad avere.

Purtroppo però, una volta a casa, senza aiuto, non siamo riusciti a gestire gli episodi di scompenso di *****. Dopo un giorno abbiamo dovuto accompagnarla noi al pronto soccorso nel timore che di nuovo qualcuno, sentendola urlare aiuto perché nella notte voleva uscire, potesse chiamare la polizia nuovamente e scattasse il TSO. Al pronto soccorso di *****, una volta sedata, ***** si è calmata e contro il parere dei medici che volevano ricoverarla nuovamente in psichiatri, firmiamo le dimissioni.

Ancora un giorno passato e arriva la mattina del lunedì dodici settembre, quando sfuggendo al mio controllo esce da sola e comincia a vagare per ***** in stato confusionale. Appena vede dei vigili li ferma confusa chiedendo loro di accompagnarla a scuola. Così mi chiamano e insieme la riaccompagnano a casa. Come salgono, però, la ragazza va in attacco di panico e comincia a urlare di volersi uccidere o essere uccisa. Così chiamano l’ambulanza e l’arrivo dei sanitari aumenta il suo delirio.
Ancora una volta viene portata in Psichiatria al *******.

Stavolta però ci dicono che dovremo rispettare gli orari e che mi viene tolta la possibilità di stare 24 su 24 che negli ultimi tre giorni del primo ricovero mi era stata faticosamente concessa.
****** sta sempre peggio, è a tratti astiosa e irrequieta, impaurita e disperata. Le hanno detto di non farsi più portare nulla da mangiare, neppure frutta, e lei avendo il terrore di loro, sta a qualsiasi loro disposizione, e mi urla dietro se provo a far diversamente. 

Non appena c’è un contrasto o momento di suo astio nei miei confronti o nei confronti del papà ci allontanano dicendo che la nostra presenza la agita. Sono ormai passati otto giorni dal secondo ricovero e nessun incontro psicologico con la ragazza per noi famigliari è avvenuto, né in presenza di *****, né in sua assenza. Si sta convincendo, così come loro vogliono farle credere, che il problema della sua agitazione siamo noi genitori e non ci vuole quasi più vedere per paura che l’agitiamo.

Sono molto preoccupata e la mia bambina sta sempre peggio. Venerdì avrò un incontro col suo Psichiatra, dott. *****. Intendo andare con un registratore perché son stanca di sentirmi accusare di falsità e prendere in giro.

Sento cosa mi dirà, quanto ancora intendono trattenerla, se stanno progressivamente scalando la terapia e cosa intendono fare dopo, perché dalla cartella clinica del primo ricovero risulta che hanno fatto richiesta a più cliniche psichiatriche post-acuzie per un ricovero ulteriore di *****, la quale impazzirebbe al venirne a conoscenza.
Mi chiedo cosa posso fare.
Posso rifiutare, nonostante ci sia una allerta al tribunale dei minori per non consenso alle cure, anche se abbiamo firmato il ricovero sia la prima che la seconda volta?

Ho contattato una clinica privata soft, diurna, di *****, si chiama *****, dove prospettano di disintossicarla lentamente dagli psicofarmaci e insieme affrontare il problema della tossicodipendenza da alcool e THC. Lì mi offrirebbero l’assistenza H24 di un operatore di supporto, degli incontri quotidiani con incontri con psicologi, terapie alternative, come Yoga, meditazione e altro. Cosa ne pensi? Ne hai sentito parlare?

Chiederò all’ospedale di contattare questa clinica per vedere se potrebbe rispondere alle loro richieste di cura per *****, perché purtroppo sembra che non possiamo opporci a tutto.
L’altenativa è il Centro Psico Sociale di zona, ma in quel caso come posso gestire le acuzie se ricapiteranno e posso io attuare una riduzione degli psicofarmaci, non rispettando le disposizioni mediche? Conosci per caso un bravo Psichiatra che si occupi della disintossicazione?

Secondo me **** preferirebbe stare in zona, frequentando il centro Cps, pur di poter incontrare qualche volta gli amici, e se si convince che non può interrompere di colpo la terapia e loro mi fanno un programma a scalare fino alla fine della terapia stessa, forse mi conviene accettare, invece che trasferirmi con lei a ****, dove tra l’altro, chi mi dice che siano veramente bravi? Lei, signor Pietro, cosa ne pensa? Per caso conosce qualche bravo psichiatra che si occupi della dissertazione dagli psicofarmaci , perché adesso ho un problema in più da gestire con ******?

Scusa la lunga introduzione ma sento di aver bisogno di aiuto, Cordiali saluti

Lettera firmata


RISPOSTA
Buongiorno Anonima
e grazie di aver scritto a questo piccolo uomo.
Come dico sempre, non sono un medico, non faccio diagnosi, non curo nessuno né prescrivo alcunché, e ben me ne guardo dal farlo, essendo io stesso un autentico sostenitore della capacità autoguaritiva del corpo umano, allorquando gliene venga data la possibilità.
Veniamo a noi…

Quanto riportato nella lettera avveniva alcune settimane fa.

Il giorno fissato per il colloquio con gli “umani e professionalissimi luminari” ricevo, mentre mi trovavo a casa nel mio giorno libero, una telefonata disperata da parte della madre della ragazza.

La stessa mi implorava di aiutarla a liberare la figlia, accompagnando lei e il marito al colloquio.

Senza pensarci un attimo, salto in macchina e percorro più di 100 km. Questo è il dialogo avvenuto con le facce di merda che pensavano di potersi approfittare nuovamente di due genitori poco preparati e di una ragazza indifesa.

Suoniamo al campanello di Psichiatria, e già vi lascio immaginare le loro facce quando, al posto di trovare i genitori da soli, si accorgono della mia presenza…

IO: “Buongiorno, mi chiamo Pietro Bisanti, mi occupo di tutela legale e materiale dei malati psichiatrici e dei loro familiari. Questa una delega della famiglia che mi permette di seguire la vicenda ed assistere al colloquio odierno”.

PSICHIATRA: (visibilmente scosso, mi stringe a fatica la mano): “Un attimo, devo prima sentire il parere del nostro ufficio legale” (e si chiude assieme ad altre tre colleghe dentro il reparto per circa mezz’ora).

PSICHIATRA: “Il nostro ufficio legale ha detto che fino a quando non si esprimono lei non è autorizzato ad entrare”.

IO: “Fino a prova contraria, le Leggi le fa il parlamento dello Stato italiano e non il vostro ufficio legale. Mi dica chi mi impedisce l’ingresso e me la prenderò direttamente con lui”.

A questo punto, gli psichiatri, increduli che qualcuno tenesse loro testa, rispondono che non avevano niente da dirmi, cercando di rintanarsi ancora in reparto.

Li blocco, dicendogli che volevo sapere i loro nomi e se la ragazza fosse o meno in TSO.

Solo alla minaccia di chiamare la Polizia, mi comunicano che la ragazza era in trattamento sanitario VOLONTARIO.

A questo punto, con l’autorizzazione dei genitori, li obblighiamo a prepararla per le dimissioni.

Tra ostracismi, minacce velate e non e disumanità più totale portiamo fuori la ragazza che, al momento, sta recuperando ogni giorno di più.

Per chi pensa che sia stato troppo volgare nella mia esposizione, basterebbe che vedesse il video di come era stata ridotta questa ragazza, che al posto di essere capita, accolta e aiutata per un abuso di hashish, è stata sedata e distrutta.

Fate schifo. Siete la rovina dell’umanità.

E finché avrò forza, non smetterò mai di combattervi.

Tremerete al sol sentire il mio nome.

Avanti così

Pietro Bisanti

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