MIO PADRE SI È IMPICCATO: COSI’ SI CURA UN ESSERE UMANO SIGNORI PSICHIATRI?

Anonimo ha lasciato un nuovo commento sul tuo post “PSICOFARMACI E SUICIDIO PER IMPICCAGIONE“: 

Ho letto questo articolo con attenzione. Mio padre si è impiccato il 21 giugno di quest’anno lasciandoci, come potete ben immaginare nel dolore. Era una persona malata da tantissimi anni di schizofrenia. Come potete ben immaginare assumeva psicofarmaci potenti da anni ed era in cura al Cim. Quest’anno, a febbraio, ha avuto una forte crisi che mi ha portato a contattare i dottori per cercare di calmarlo. Non vi dico le chiamate fatte in ospedale e le mie sollecitazione a cui per almeno dieci giorni non è seguito nulla. Finalmente abbiamo fatto un incontro con il medico il quale ha deciso di aumentare la dose. Mio padre da quel giorno è cambiato, si è chiuso in un silenzio terribile. Ma io purtroppo non ho capito che questa eccessiva calma stava anticipando un evento terribile. Così, dopo 40 anni di malattia, mio padre ha posto fine alla sua vita senza dirmi una parola. Oltre al dolore, alla tristezza, al senso di abbandono, un altro pensiero non mi abbandona: perchè dopo anni di malattia ha deciso di farlo proprio ora? Veramente i medicinali invece che aiutarlo possono averlo indotto al suicidio? Perché nessuno mi ha mai detto nulla? 



Postato da Anonimo in ALIMENTAZIONE E SALUTE di PIETRO BISANTI alle 14 novembre 2013 19:11



RISPOSTA
Buonasera Anonimo,
e grazie per il suo commento.
Non mi perderò nelle solite frasi ipocrite e scontate stile “condoglianze” o “era sicuramente un brav’uomo”, poiché detesto questi maledetti cliché sociali, portati avanti da persone che non ti presterebbero nemmeno cinque euro se stessi morendo di fame.
Le dico invece che il dolore è tutto suo, e, dopo averlo metabolizzato, potrà unirsi a questa battaglia informativa in modo da aiutare chi ancora può essere aiutato, onorando al contempo la memoria di suo padre.
Suo padre, un essere umano che non era malato, bensì manifestava in maniera “psichiatrica” qualcosa che non funzionava, fosse esso a livello organico, psicologico o entrambi.
Qualunque manifestazione di natura psicologica, lo ribadisco ancora, non è nient’altro che un sintomo, che non deve essere soppresso con bombe chimiche legalizzate quali sono gli psicofarmaci, bensì deve essere ascoltato, capito e incanalato.
Cos’altro può dire questo piccolo uomo, che medico non è e che quindi non cura nessuno, non prescrive nulla, non fa diagnosi e ben se ne guarda dal farlo?
Sono solo un operatore di polizia con vent’anni di carriera alle spalle, stanco di vedere suoi concittadini, suoi simili umani, uccidersi, uccidere, diventare impotenti, grassi come balene e aggirarsi per le città con l’andamento di uno zombie, ormai lobotomizzati per sempre.
Suo padre è stato ucciso dagli psichiatri che avrebbero dovuto curarlo; ucciso in buona o cattiva fede non importa, sempre al camposanto si finisce.
Ucciso da una società che non ascolta ma imbottisce; da un establishment medico che si culla nella propria ignoranza, e che non ha capito due cose fondamentali.
Primo, che gli psicofarmaci portano le persone a uccidere e/o uccidersi
Secondo, che dalle malattie mentali si guarisce semplicemente riequilibrando il corpo attraverso il binomio da me coniato “cibi puliti-pensieri puliti”.
Non esiste alcuna pillola, alcun rimedio che possa interagire con le miliardi di sinapsi cerebrali, la maggior parte di essere ancora sconosciute.
Il colpo di grazia a suo padre è stato proprio dato dall’aumento del farmaco, come ho ben scritto nell’articolo da lei citato.
Si prenda tutto il tempo che vuole per piangere, e poi agisca.
Agisca per chi non può difendersi, per chi vive sotto l’influenza di queste demoniache sostanze.
Siamo tutti di passaggio, ma possiamo fare la differenza.

Pietro Bisanti


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