INVEGA, ABILIFY, ANSIOLIN E DALMADORM: COME SUCCHIO VIA LA VITA DI UN RAGAZZO DI 27 ANNI
LETTERA
Buongiorno,
Mi chiamo M, sono una madre preoccupata dagli psicofarmaci che sta assumendo mio figlio per un episodio psicotico, così è stato definito dallo psichiatra che ha in cura mio figlio il malessere riscontrato.
Mio figlio ora ha 27 anni (nato *****) è stato sempre stato un ragazzo solare, con tanti amici, ha avuto un’infanzia che si può definire normale, divertimenti senza esagerazioni, qualche piccola marachella ecc.
A scuola è sempre andata bene, si è laureato in ingegneria edile con master a Sheffield e tesi in inglese il ******* (ancora non aveva compiuto 25 anni) con il voto 108/110.
Una volta laureato si è avventurato nel mondo del lavoro, dove Lui sperava di trovare un posto all’estero dove aveva mandato il curriculum ed era stato contattato per più volte, però il tutto si è chiuso senza il lieto fine. Nel frattempo ha lavorato su uffici che, a suo dire, si sono rivelati poco seri. Il primo lavoro subito dopo la laurea era un ufficio dove lavoravano in C/lavoro, ha lavorato circa 8 mesi in questo posto dopo poco tempo si sentiva osservato (spiato – controllato), cosichè lusingato da un professore universitario ha cambiato ufficio, anche quà dopo poco tempo ha cominciato a manifestare qualche disagio anche perchè c’era poco lavoro si trovava spesso senza fare niente e si chiedeva come mai l’avessero assunto, i disagi da Lui raccontati erano che si sentiva osservato, spiato, controllato….
Diceva che il giorno dopo in modo blando, il collega e il titolare secondo Lui affiatati, parlavano di quel che Lui diceva di sera in cucina, oppure diceva che controllano la sua e Ns. casella di posta elettronica delle quali continuava a cambiare password ecc…..
Dopo un anno esausto della situazione si è licenziato. Col passare dei giorni dopo un mese ha iniziate a fare discorsi strani (che prima non aveva mai fatto) diceva che noi genitori non siamo contenti di Lui, che Lui ha fatto il possibile per essere sempre presente però doveva studiare e non è riuscito ad esserci in certi momenti, e altri discorsi strani, arrivando perfino a chiedermi se era vero ***************, cosa che assieme ad altre mi ha fatto pensare che qualcosa non andava. Preciso che noi genitori ne fratelli nessuno si è mai lamentato di niente, era tutta sua immaginazione.
Aveva iniziato a non dormire la notte (non dormiva da circa una settimana) non sapevo cosa fare, ne ho parlato con il mio medico che mi ha consigliato di farlo andare la, siccome mio figlio ha cominciato a dire di aver mal di stomaco gli ho detto che sarebbe stato opportuno andare dal medico per chiedere consiglio.
Mio figlio ha accettato, mi ha detto che andava dal medico e invece si è recato in pronto soccorso con una scatola di Bentelan vuota trovata a casa (farmaco che usava mio marito per il mal di schiena) dicendo ai sanitari del Pronto Soccorso che Lui aveva mal di stomaco perchè aveva preso quelle pastiglie, in realtà Lui era convinto che il suo malessere dipendesse dal fatto che io avevo messo qualcosa nel piatto da mangiare… Dopo colloquio con uno psichiatra è stato ricoverato in psichiatria, dove è rimasto per tre settimane.
Gli è stato subito somministrato Invega 6mg. per dopo passare a 9mq., ansiolin 20gg.X3 e Dalmadorm da 6mq. una la sera per dormire la notte, i secondi farmaci che sono andati a finire gradatamente.
La situazione è subito migliorata, non aveva più malessere di prima, dormiva la notte, si è subito reso conto che ciò che diceva su di noi genitori e fratelli era tutto frutto di un suo film mentale…
Oggi sono passati otto mesi dal ricovero avvenuto in data ********, assume ancora invega 9mg. e in aggiunta Abilify 10 mg. per uno stato di apatia in cui è sprofondato.
La situazione odierna: persiste apatia, lentezza nei movimenti, impacciato nello svolgere qualsiasi cosa,
Ho chiesto allo psichiatra di provare ad aiutarlo con prodotti di erboristeria – fiori di bach – o altro il quale mi ha altamente sconsigliato di farlo perchè oltre a non risolvere il problema contrastano con i loro farmaci, io sono convinta che mio figlio possa trovare dei giovamenti con i fiori di bach vorrei provare ma ho paura di sbagliare dovrei seguire una strada dove non sono competente, vorrei tanto trovare una persona che mi possa consigliare.
Ho riassunto il tutto abbastanza sinteticamente, spero di essere stata abbastanza chiara, attendo se possibile una sua risposta.
Ringrazio cordialmente e porgo Distinti Saluti
F.to M.
RISPOSTA
Buongiorno sig.ra M,
ho oscurato i suoi dati sensibili, in assenza di una sua specifica autorizzazione.
Ho deciso comunque di condividere nel blog questa ennesima esperienza relativa al disastro e al fallimento totale della moderna psichiatria, in modo tale che chiunque possa portare avanti delle scelte personali e consapevoli, senza delegare a nessuno le tematiche relative alla propria salute.
Ho anche inteso non correggere i normali errori grammaticali, in modo tale da lasciare intatta la genuinità del suo messaggio.
Premetto come sempre che non sono un dottore, non curo nessuno, non faccio diagnosi, non prescrivo nulla e ben me ne guardo dal farlo.
Credo fermamente nel potere di autoguarigione del corpo umano, allorquando gliene venga data la possibilità, e della estrema dannosità dei farmaci in genere, e degli psicofarmaci in particolare.
Veniamo a noi.
Per i lettori, aggiungo che con la signora ci siamo telefonicamente sentiti nella giornata di ieri.
Antipsicotici, i classici farmaci zombizzanti.
Invega, principio attivo paliperidone, antipsicotico detto “atipico”.
Abilify, principio attivo aripiprazolo, antipsicotico utilizzato per “cura” della schizofrenia e del disturbo bipolare tipo I.
Gli altri farmaci, della classe delle benzodiazepine/ipnotici sono già stati fortunatamente scalati.
Tutto parte da un episodio psicotico conseguente all’assunzione di cannabis, e riguardo alla pericolosità degli odierni stupefacenti, vi rinvio al mio articolo http://pietrobisanti.blogspot.it/2013/04/psicosi-da-cannabis-e-giu-di.html e al mio ulteriore articolo http://pietrobisanti.blogspot.it/2013/08/psicosi-da-cannabis-risperdal-lorazepam.html
Che succede poi? Il ragazzo continua ad avere i classici sintomi psicotici di paranoia, e al posto di essere capito, ascoltato, supportato, amato, rispettato, scandagliando le cause che hanno portato al disturbo (in 30 secondi di telefonata ho scoperto che la “miccia” era proprio l’uso di cannabis, cosa che gli psichiatri che hanno in cura il ragazzo non si sono nemmeno degnati di provare a scoprire), ecco che viene immediatamente bombardato.
E dopo il solito iniziale miglioramento, la persona si “spegne”, venendo tramutata in uno zombie che cammina, senza contare tutti i problemi di natura organica (come il diabete) che sorgeranno in seguito.
E senza contare la vita sessuale azzerata.
Questo fanno gli antipsicotici.
E gli psichiatri non hanno perso nemmeno un minuto del loro tempo provando a scandagliare eventuali cause esterne alla base del disturbo psichiatrico in atto.
No, via di pastiglie, oltretutto a rilascio prolungato, come il famigerato Invega.
Cosa si fa ora?
Scalare gli antipsicotici è una sfida epocale, e bisogna crederci, utilizzando tutte le energie e l’amore che si ha verso chi sta male.
Prima cosa: chiudersi a riccio verso il proprio famigliare “malato”
Seconda cosa: scalare in maniera gradualissima, mettendoci anche un anno se serve, e scalando un farmaco per volta
Terza cosa: affidarsi a uno specialista che vi possa in tal senso seguire, data l’enorme difficoltà di farlo da soli (anche se non è assolutamente impossibile)
Quarta cosa: aspettarsi e accogliere le crisi di dismissione, che non sono altro che l’estremo tentativo del corpo di riequilibrare se stesso. Aiutare quindi il proprio famigliare senza mai lasciarlo da solo e senza spaventarsi: passano da sole, ma se andate al Pronto Soccorso vi aspetta una bella dose di farmaci aggiuntivi e una bella ramanzina, stile “Avete visto che vostro figlio è malato”: cornuti e mazziati insomma
Quinta cosa: man mano che si chiude il rubinetto dei veleni, si apre quello dell’alimentazione vegana, il più crudista possibile.
e' vero bisogna avere cura del proprio familiare al cento per cento e stare lui dietro fissi per scongiurare atti pericolosi a se e ad altri dovuti alla astinenza da questi farmacipenso sia un ragazzo timido che al lavoro era sotto stress proprio per la sua timidezza che spesso porta a pensare troppo su cose ci sia di sbagliato in noi stessi angosciandocipoi i farmaci aiutano ma diventi loro schiavo a vita e poco alla volta devi cambiarli o aggiungerne altri per compensare nuovi effetti collaterali..stanchezza apatia etcetc..gli psichiatri sanno bene che non e' possibile (senza alternative e volonta' ferrea ) dismetterli e quindi lo sconsigliano perche' hanno paure che una persona si suicidi o facia del male ad altri e loro stessi essere denunciati….sanno anche gli psichiatri che la PSICHIATRIA ODIERNA offre solo farmaci e basta..non esiste altro…purtroppoconsiglio anche il sitohttp://metodoallasalute.blogspot.it/ehttp://www.fabriziorossiello.it/nuovaspecie.com/IT/files/progetto_ns.phpprecario mentale
Non esageriamo a volte l'uso responsabile parzimonioso di psicofarmaci serve poi ,personalmente se rossi vegano sarei molto depresso da un alimentazione del genere