DA ASPIRANTE MODELLO A LARVA UMANA, CON AMMINISTRATORE DI SOSTEGNO E PENSIONE DI INVALIDITA’: GRAZIE DI TUTTO CUORE XEPLION
Qui si trova sul blog di un igienista, che ritiene che la salute non si ottenga a suon di bombardamenti chimici bensì attraverso la conformazione alle esigenze alimentari/emozionali/fisiche/spirituali del corpo umano.
Non conosco la sua storia personale ma non ho alcun dubbio che il colpo di grazia glielo abbia dato proprio quello che lo psichiatra che l’ha in carico avrà sicuramente apostrofato come “cura”.
Lo Xeplion è e rimane una sostanza chimica al 100% e chiunque utilizzi anche solo lontanamente la logica non può non capire come 500.000.000 di neuroni certo non si “sistemano” a suon di molecole estranee alla biochimica del corpo umano.
Mi meraviglio inoltre, per usare un eufemismo, di come le persone che l’hanno intorno (amministratore di sostegno, familiari, psichiatra) possano pensare che lei stia migliorando quando in realtà, come lei dice, è stato trasformato in una larva umana.
Le ripeto, non ho la benché minima idea di come lei sia entrato nel circuito psicofarmaci-amministrazione di sostegno-pensione di invalidità (ed è possibile che lei, magari utilizzando cannabis o altri stupefacenti, si sia VOLONTARIAMENTE rovinato la salute mentale) ma indipendentemente da tutto NESSUNO ha il diritto di rovinarla ulteriormente.
Nel corso di tutti questi anni in cui mi occupo di ricerca indipendente ho visto applicare la procedura dell’amministrazione di sostegno a volte correttamente a volte in maniera forzata, così come per le pensioni di invalidità, spesso date persino quando rifiutate dall’interessato.
Ogni situazione è a sé.
Il sistema nel suo complesso è completamente sbagliato perché non porta alla guarigione di nessuno bensì alla cronicizzazione del tutto.
Cosa farei nel suo caso?
1) Richiesta di passaggio da terapia depot a terapia orale
2) Istanza al Giudice Tutelare in cui spiega per filo e per segno il peggioramento avuto utilizzando il farmaco attuale, chiedendo quindi di valutare delle alternative
3) Appoggio a psichiatra privato che la coadiuvi nella lenta dismissione dei farmaci
4) Cambio TOTALE dello stile di vita, a cominciare dal fumo, fino ad arrivare a una alimentazione impeccabile
5) Dopo almeno due anni di impeccabile percorso disintossicativo, si potrà chiedere la revoca dell’amministrazione di sostegno e della pensione di invalidità.
Questo si potrebbe fare se vivessimo in un mondo giusto e a misura d’uomo, mentre purtroppo lei è incatenato in un sistema malato che preferisce sedare piuttosto che aiutare.
Ci sono cliniche svizzere dove affrontano i problemi mentali con l’alimentazione. Solo chi non vuole vedere oltre il proprio naso può continuare ad avere cieca fede nella chimica e non nella capacità autoguaritiva di un corpo trattato come si deve.
Non le dico che sia impossibile attuare quanto sopra descritto ma la prima cosa da fare sarebbe quella di creare un cordone di sicurezza attraverso la presenza della sua famiglia, che come mi dice è “pro-psichiatria” (e anche qui bisognerebbe vedere perché… la sua storia personale… e magari quanto ha “rotto loro le palle”).
Una volta ottenuto l’aiuto della sua famiglia, attraverso un buon avvocato e un buon psichiatria privato si possono muovere i primi passi.
Tenga conto che la dismissione dei farmaci NON è una passeggiata e ci vogliono grande costanza, coerenza e forza di volontà per cambiare alimentazione e mettersi alle spalle le cattive abitudini di vita.
Rifletta.
Pietro Eupremio Maria Bisanti
Noi ci siamo. Per tutti, nel limite delle nostre possibilità.