DISTRUGGO MIA MOGLIE DI COLTELLATE E POI MI TRAFIGGO IL CUORE: SMETTIAMO, UNA VOLTA E PER TUTTE, DI FARCI PRENDERE PER IL CULO!


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Omicidio-suicidio a Cassina: il tunnel della depressione e l’esplosione della follia

Non ha parole Cassina de Pecchi, cittadina in provincia di Milano, per l’orribile fine di Giulio Carafa, 45 enne, e della moglie 42enne, Maria Teresa Meo

 Cassina, marito e moglie trovati morti in casa: si segue la pista dell’omicidio-suicidio
Cassina De Pecchi, 31 maggio 2016 – Al mattino salta l’appuntamento con il medico, poche ore dopo accoltella la moglie e si pianta la stessa lama nel cuore. A trovare la coppia, a terra, uno vicino all’altra, la figlia quattordicenne di ritorno da scuola. L’ennesima tragedia della depressione. L’omicida-suicida aveva avuto qualche problema di lavoro un paio d’anni fa. Ora, operaio della Star di Agrate Brianza, era in cassa integrazione a rotazione. Temeva per il proprio lavoro. Non ha parole Cassina de Pecchi, cittadina in provincia di Milano, per l’orribile fine di Giulio Carafa, 45 enne, e della moglie 42enne, Maria Teresa Meo. Pochi istanti di buio, la tragedia, due vite spezzate e altre due vite travolte: la coppia lascia due figlie, la quattordicenne e una secondogenita di otto anni. Tutto è accaduto ieri a metà pomeriggio. La dinamica, secondo i carabinieri del comando provinciale di Milano e del gruppo di Monza, sembrerebbe chiara. Una giornata difficile per l’uomo, che ieri mattina doveva sottoporsi a una visita al Centro psicosociale dell’ospedale di Gorgonzola, ma, già sul posto, aveva poi rifiutato di incontrare il medico.

Cosa sia successo dopo, fra moglie e marito, fra le mura di casa, nessuno può sapere. Forse una discussione, una lite. All’improvviso l’uomo avrebbe afferrato un coltello da cucina (ritrovato sul posto) e avrebbe aggredito la moglie, colpendola ripetutamente al torace e al braccio, con il quale, probabilmente, la donna ha disperatamente tentato di difendersi. Uccisa la compagna, l’operaio ha rivolto il coltello contro se stesso: un colpo al cuore, ed è caduto a sua volta. Così li ha trovati la figlia adolescente. «Era appena tornata da scuola – racconta un conoscente –. Torna sempre con mia figlia, sono in classe insieme». Poi la disperazione della ragazzina, l’allarme ai vicini, la chiamata al 118, il pomeriggio di rilievi.

Soltanto ieri sera le salme hanno lasciato la palazzina di via Napoli, alla periferia sud della città, dirette all’obitorio. Le due ragazzine sono state affidate ai soli parenti che la coppia ha in zona. Originari di Taranto, Giulio e Maria Teresa vivevano in un grazioso condominio in una zona residenziale. Lui operaio al settore sughi della Star. Non licenziato, voce circolata in prima battuta, ma solo coinvolto in un periodo di cassa integrazione. «Non è mai stato in un piano esuberi, mai ci sarebbe stato – rivela l’azienda –. Era anzi un soggetto su cui puntavamo». Teresa lavorava invece come addetta alla Gemeaz Elior, colosso della ristorazione scolastica, e si occupava del servizio mensa proprio alla scuola elementare di Cassina, frequentata anche dalla sua figlia piccola. Lei, nella coppia, la più conosciuta: bruna, bella, socievole. Ogni mattina accompagnava le figlie a scuola, e si fermava per un caffè in fondo alla strada: «Una ragazza bella, simpatica».

In pochi, pare, erano a conoscenza del dramma segreto della famiglia, alle prese con un male oscuro esploso nel periodo dei problemi lavorativi, e insediatosi stabilmente in casa. Qualche giorno fa Giulio si era sentito male, ed era stato necessario l’intervento dell’ambulanza. Ieri mattina doveva avere un colloquio con uno specialista. Della situazione dell’uomo nessuno era a conoscenza sul posto di lavoro: mai un problema, mai un periodo di malattia. Davanti alla casa di via Napoli cordoglio e tristezza. Il pensiero alle due figlie della coppia: «La piccola, solo domenica scorsa, aveva partecipato con tutti gli altri bambini alla Festa del Piedibus. Erano tutti felici».

COMMENTO

Può un qualunque essere umano dotato di media intelligenza pensare sia possibile che una persona, solo ed esclusivamente perché sfiorata dalla possibilità di perdere il lavoro (e nulla cambierebbe se la possibilità di perderlo fosse stata reale) possa distruggere di coltellate la propria moglie per poi uccidersi trafiggendosi il cuore?
Voi avete la benché minima idea di che cosa significhi ammazzare un altro essere umano a coltellate?
Toglietevi quelle cazzo di bende di salame dagli occhi e cominciate finalmente a capire che la mano dell’uomo è armata dal più grande esercito di assassini legalizzati mai ideati dalla malata mente umana: gli antidepressivi SSRI-SNRI.
Ridiamo dignità a quest’ennesima vittima di questa inutile e demoniaca pseudoscienza: la schifosissima, “moderna” psichiatria.
In attesa del prossimo similare fatto di cronaca, che verrà come sempre archiviato trovando l’ennesima scusa a cui solo un popolo di addormentati come il nostro potrà credere.
Io non mi fermo.
Pietro Bisanti
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Siamo ora in grado di offrire un servizio di tutela legale, per chiunque si trovi tra le maglie della psichiatria o abbia subito da essa un danno.
Il concetto è molto semplice: chi può pagare poco, paga poco; chi non può pagare nulla, non pagherà nulla e noi interverremo comunque, per il semplice concetto che un essere umano in difficoltà deve sempre essere aiutato; chi può pagare tanto, pagherà il giusto e sarà a sua discrezione donare qualcosa a questa causa.
In questo modo, in base alle proprie possibilità, questo innovativo servizio potrà rimanere in piedi, senza sprofondare dopo due giorni.
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Noi ci siamo. Per tutti, nel limite delle nostre pos