DIECI PSICOFARMACI AL GIORNO, MA PER QUESTI IGNOBILI FINTI TUTORI DELLA SALUTE “VA TUTTO BENE”. LEGGETE E INORRIDITE

LETTERA
Buongiorno Pietro.

Anzitutto vorrei complimentarmi con lei per questo blog e per l’importantissima e credo unica attività divulgativa che sta svolgendo. La seguo da poco, ma la densità dei contenuti da lei trattati, la modalità diretta e coinvolgente con cui riesce a trasmetterli, unita all’enorme implicazione che tali contenuti inevitabilmente hanno sulla nostra vita, mi hanno da subito “catturato”.

Premetto che da un po’ di tempo sono particolarmente sensibile ai temi legati all’alimentazione naturale, e sto sperimentando in prima persona come sia possibile curarsi del proprio fisico attraverso l’alimentazione, ad esempio vedendomi scomparire una fastidiosa forma di bronchite asmatica (da specialisti  di pneumologia definita cronica e curata per anni senza risultati a suon di antibiotici e cortisonici) dopo aver completamente eliminato dalla mia alimentazione latte, latticini e qualsiasi derivato del latte, e aver ridotto quasi a zero glutine e proteine animali in genere.

Detto questo, mi ha colpito di lei, non solo la sua forte propensione all’alimentazione naturale crudista fruttariana ma anche l’enorme attenzione che pone ad un tema fortemente “tabù”  come  quello degli psicofarmaci e l’abuso che oggi sempre più ne viene fatto.

Avendo parlato con i miei famigliari di questo fantastico blog, premetto che mia mamma è già intervenuta descrivendole la problematica di mio fratello.
E’ di lui infatti che voglio parlare, essendo da ormai 15 anni vittima del sistema sanitario (o come dice Colin Campbell sistema INsanitario) che lo ha portato a dipendere totalmente dall’uso di psicofarmaci. 

E’ ormai certo e assodato che lui non aveva assolutamente bisogno di nulla di tutto questo e che la cosa migliore sarebbe stata di non aver mai varcato la soglia della ulss, ma ora il problema che mi pongo è come uscirne. 

La sua “cura” psico-farmacologica nel corso di ormai 15 anni, anziché essere progressivamente diminuita nei dosaggi come dovrebbe essere (un mio conoscente, psichiatra di comprovata esperienza, ha testualmente affermato che lo psicofarmaco non cura nulla in quanto agisce solo sul sintomo e pertanto, l’obiettivo deve essere sempre quello di ridurre i dosaggi fino al totale azzeramento), è invece aumentata fino ad arrivare oggi a 10 psicofarmaci al giorno.

Di fronte a questa situazione, la sua risposta alla precedente mail di mia mamma diceva che è assolutamente indispensabile iniziare un percorso di disintossicazione cominciando a contattare la struttura sanitaria per chiedere loro se è possibile ridurre in qualche modo la misura dei farmaci da assumere e, parallelamente, far cercare di smettere di fumare mio fratello. Ovvio che questo sarebbe solo il primo passo di un percorso che comunque è destinato a essere lungo, ma giustamente…se non si comincia…

Il problema per il quale ora vorrei chiederle consiglio è che fino ad ora i medici della struttura si sono dimostrati cechi e sordi di fronte a qualsiasi richiesta di dialogo sul tema della quantità di farmaci da assumere. Il tenore delle loro risposte precedenti è sempre stato del tipo “i medici siamo noi, voi non sapete nulla e dunque non vi permettete di metterci il becco” o, parafrasando una nota frase di Alberto Sordi “ io so’ io e voi non siete un cazzo!”.

Poiché lei (giustamente) dice che somministrare 10 psicofarmaci al giorno ad una persona si può considerare un crimine a tutti gli effetti, mi chiedo se ci sono argomentazioni forti, anche di tipo legale, non per dialogare con la struttura visto che in passato ciò si è rivelato completamente inutile, ma per costringerli quanto meno a iniziare un percorso di lento scalaggio.

Personalmente provo ribrezzo per una classe medica che usa lo strumento del farmaco per sedare una persona, non curandolo affatto da una malattia che loro stessi hanno diagnosticato, e non dando all’interessato e alla sua famiglia un briciolo di informazioni di speranza per poter uscire da questa drammatica situazione.

Dirò di più: gli effetti collaterali derivanti dall’uso degli psicofarmaci sono devastanti. A volte non riesce nemmeno da alzarsi dal letto prime delle 17, e una volta in piedi ha una debolezza tale che per almeno 2 ore non riesce a fare nulla. Quando in certi casi non aveva assunto la terapia invece notava la mattina dopo di stare molto meglio e di avere molta più forza. Inoltre, da quando assume psicofarmaci è aumentato di peso in modo spropositato. Il fumo ovviamente è stata una conseguenza di tutta questa situazione in quanto prima non fumava e, anzi, praticava sport a livello agonistico a buon livello.

Per farle comprendere ancora di più quanto noi ci troviamo a parlare di fronte ad un muro, aggiungo che la struttura medica ha sempre negato gli effetti collaterali, dicendo di “non vederli” e che anzi la persona sta benissimo e risponde bene alle “cure”. Benissimo, allora perché non togliere i farmaci dato che, a loro parere, sta meglio?

La cosa che più mi sconvolge, dopo tutti questi anni di ingiustizie subite, è che non ha nemmeno più il coraggio di dire la verità ai medici quando sta male perché ormai sa che, più dice di stare male, più ottiene in cambio o un aumento della terapia farmacologica, o un ricovero ospedaliero.

In sostanza, i medici hanno raggiunto il loro obiettivo: mantenere il loro bel posto di lavoro ben pagato senza avere preoccupazioni di iniziare lunghi e faticosi percorsi riabilitativi che contemplino una minor farmacologia e un maggior uso della parola.

Stante questa situazione, la motivazione della persona interessata è ormai ridotta a zero; dunque sono consapevole che ha bisogno dell’aiuto di noi famigliari per ritrovare un nuovo slancio e avere la forza per smettere di fumare, ritrovare un giusto equilibrio alimentare e via via a catena a fare tutte quelle azioni che gli permetteranno gradualmente di riprendere in mano la propria vita.

Riporto di seguito breve cronistoria degli ultimi anni di terapia farmacologica:


ANNO 2011 :
 ore 8,00 : Prozin 100 mg. : 1 cp
                Litio 300 mg.     : 2 cp
                Akineton 4 mg. : 1 cp
                Haldol               : 5 gc
ore 20,00   Prozin 100 mg.  : 2 cp
                 Litio 300 mg.   :   2 cp
                 Akineton 4 mg.  : 1 cp
                 Haldol               :  7 gc
ANNO 2012:
ore 8,00  :Depakin Crono 500 mg : 1 cp
               Akineton                     : 1 cp
               Moditen Depot             : 1 fiala + 1/2  1 volta al mese
ore 20,00 : Depakin Crono 500 mg. : 1 cp
                 Flunox  30 mg              : 1 cp
ANNO 2013 :
ore 8,00:  Diazepam 5 mg  : 1/2 cp
               Akineton 4 mg    : 1 cp
               Depot : Xeplion 150 mg : 1 Fl. ogni 30 gg.
 ore 20,00 :Depakin Crono 500 mg : 2 cp.
                 Diazepam 5 mg.          : 1 + 1/2 cp.
                 Syncrest 5 mg             : 1 cp
                  
Anno 2015 :
ore 8,00 : Litio 300 mg 1 + 1/2 cp
               Depakin Ch 500 mg  : 1 cp
ore 20,00 : DEPAKIN CH 500 mg 2 cp
                 PROZIN 100 MG 1 cp
                 TAVOR 2,5 mg 1 cp
                 RISPERDAL 2 mg 1 cp
                 AL BISOGNO  1 cp
                 DELORAZEPAM 1 mg/ml 40/50 Gocce
ANNO 2016 :
ore  8,00  Litio 300 mg 1 + 1/2 cp
               DEPAKIN CH 500 mg 1 cp
               AKINETON 4 mg :  1 cp
ORE 20,00 : Litio 300 Mg 2 Ch  cp 2 
                   Depakin Ch 500 mg : 2 cp
                   Prozin 100 mg : 1 cp
                   Tavor 2,5 mg :  1 cp
                   Risperdal 2 mg : 1 cp
                   Biperidene cloridrato : 1 cp

La ringrazio fin da ora per i suoi illuminanti consigli e per l’aiuto enorme che sta dando a tutti noi.


Cordialmente
Mario


RISPOSTA
Buongiorno sig. Mario,
e grazie di aver scritto a questo piccolo uomo.
Come dico sempre, non sono un medico, non faccio diagnosi, non curo nessuno né prescrivo alcunché, e ben me ne guardo dal farlo, essendo io stesso un autentico sostenitore della capacità autoguaritiva del corpo umano, allorquando gliene venga data la possibilità.
Veniamo a noi…

Inutile girarci intorno, sempre più persone stanno aprendo gli occhi e stanno finalmente realizzando quanto il pericolo numero uno in Italia (ma anche fuori dai nostri confini) non sia rappresentato dai ladri, dagli stupratori, dai mafiosi, dai camorristi bensì dalla classe medica.

Parole forti? Poco me ne frega, fino a prova contraria non esiste il reato di “lesa maestà alla medicina” e da libero cittadino esprimo il mio libero pensiero protetto dalla NOSTRA Costituzione.

Quando ho davanti un ladro, so che il medesimo si presenta come tale, e che devo difendermi. Si ha quasi uno “scontro alla pari”.

Quando invece affido mio figlio di otto anni ad un neuropsichiatra infantile, che dopo due sedute lo riempie di Ritalin o di Strattera rovinandolo PER SEMPRE con il sorriso e con toni amichevoli, ecco che ci troviamo davanti al lupo travestito da agnello.

Viviamo quindi in un’epoca in cui i nostri diritti vengono sempre più calpestati, con i falsi sorrisi, le false necessità, la falsa tutela: questo mi fa girare i coglioni…

DITECI, chiaramente, IN FACCIA, le cose come stanno, e cioè che non frega un bel cazzo di niente a nessuno della salute pubblica, altrimenti non avremmo migliaia e migliaia di persone sotto psicofarmaci a VITA, oppure 180.000 morti l’anno di chemioterapia (e non di tumore).

Suo fratello, come un oceano sterminato di altri nostri concittadini, è stato “preso in carico” dalle “meravigliose” strutture statali, che lo hanno ridotto a una larva obesa che mangia e fuma tutto il giorno.

E come per i vaccini, ove viene censurato ogni minimo parere contrastante, anche nel vostro caso, “i dottori sono loro”, e quindi la democrazia finisce; finisce la libertà di parola.

L’unica soluzione per suo fratello e per tutte le altre persone nella stessa situazione è di cominciare a far valere i propri diritti.

Parlare non serve a nulla con chi non ha alcuna intenzione di ascoltare.

Bisogna paventare denunce alla Procura della Repubblica, anche valutando la possibile falsità ideologica in atto pubblico delle certificazioni emesse.

Bisogna assumere pareri esterni, di specialisti privati, che contestino, come in questo caso, lo spropositato abuso di tipo farmacologico.

Suo fratello è un libero cittadino, e come tale LIBERO di valutare la propria terapia farmacologica senza costrizioni, senza pressioni, senza minacce.

Se non cominciate, nulla mai si muoverà.

La prima cosa che farei io è affidarmi o ad un avvocato sensibile in materia, oppure anche al sottoscritto, che tramite una delega in qualità di persona sanitaria di fiducia redatta dall’interessato, potrà interloquire con i responsabili della struttura, facendo loro presente il peggioramento della situazione, la necessità di curare anche il lato alimentare, di voler valutare eventuali problematiche di natura organica alla base dei disturbi psichiatrici in atto, al fatto che le terapie psicofarmacologiche devono avere una durata limitata e non possono essere protratte a vita.

Insomma, bisogna cominciare a farsi sentire, altrimenti, come lei ha ben detto, suo fratello è destinato a rimanere un limone, che verrà spremuto fino alla sua morte.

Il mondo è veramente un posto di merda, a causa di persone orribili che per mantenere il loro status quo o per arricchirsi fanno del male deliberatamente ad altri esseri umani.

Bisogna smettere di avere paura: non fare nulla significa esserne complici.

Io ci sono

Pietro Bisanti

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Siamo ora in grado di offrire un servizio di tutela legale, per chiunque si trovi tra le maglie della psichiatria o abbia subito da essa un danno.
Il concetto è molto semplice: chi può pagare poco, paga poco; chi non può pagare nulla, non pagherà nulla e noi interverremo comunque, per il semplice concetto che un essere umano in difficoltà deve sempre essere aiutato; chi può pagare tanto, pagherà il giusto e sarà a sua discrezione donare qualcosa a questa causa.
In questo modo, in base alle proprie possibilità, questo innovativo servizio potrà rimanere in piedi, senza sprofondare dopo due giorni.
SIAMO INOLTRE IN GRADO DI FORNIRE UN SERVIZIO DI ASSISTENZA PSICOLOGICA NON ATTRAVERSO IL SOLITO “PSICOLOGO DA LETTINO”, BENSI’ CON L’AUSILIO DI PROFESSIONISTI CHE AIUTINO VERAMENTE, SENZA “INCOLLARE” IL PAZIENTE A VITA.

Noi ci siamo. Per tutti, nel limite delle nostre possibilità.