COMUNITA’ RESIDENZIALE PSICHIATRICA: BENVENUTI A ZOMBIELANDIA

Anonimo ha lasciato un nuovo commento sul tuo post “VAGONATE DI PSICOFARMACI, MA UNA BELLA GITA DOMENICALE IN CAMBIO“:
 
Io pure lavoro in una comunità residenziale psichiatrica AD ALTA PROTEZIONE. PROTEZIONE DA COSA? CONDIVIDO PAROLA PER PAROLA, VIRGOLA PER VIRGOLA CIO’ CHE HA SCRITTO L’AUTRICE DEL POST. 
Oltre a ciò che ha commentato Pietro Bisanti , soprattutto la verità cruda e efficace sta racchiusa in questa frase “Da operatore di polizia mi accorgo di come le cosiddette ‘strutture’, siano esse carceri, psichiatriche, case di riposo, non curano niente e nessuno”. 
I ragazzi entrano in comunità al 45% delle loro potenzialità, e dopo anni di MERDA nel cervello e trattamento da dementi incapaci di intendere e voler, dopo 4 anni sono ridotti al 10% delle loro potenzialità. 
Tutto questo costa una valanga di denaro pubblico che potrebbe essere indirizzato ad altri scopi. A disintossicarli, ad ascoltarli, a ripulirli, a rieducarli, a sviluppare le loro potenzialità emozionali, invece che tapparle in una comunità, invece che tener le persone 24/24 h a ciondolare e fumare e bere caffè, si possono organizzare corsi di informatica di base, di lettura di classici della letteratura, cineforum, scrittura creativa, giardinaggio, danza, pittura espressionista (per fare uscire emozioni ), lezioni di varie materie scolastiche, il tutto grazie all’aiuto di qualche insegnante in pensione, ce ne sarebbero molti disposti a farlo gratis, come volontariato… 
Insomma, attività che non costerebbero nulla in termini economici e riporterebbero la vita nei cuori e nelle anime di questi derelitti, che hanno bisogno di riappropriarsi del gioco e del sorriso come strumenti che scardinano il sistema diabolico di dolore e punizione in cui sono immersi. Il senso dell’umorismo come arma per riaprire le porte alla speranza. Più sognatrice di così!!!!
RISPOSTA
Buongiorno Anonimo,
e grazie della sua testimonianza.
Se vi firmaste, ne sarei felice, e non mi sembra di chiedere troppo, dato che io ci metto faccia, nome, cognome e professione.
Nuvole di fumo e litri di caffè per combattere la noia e gli effetti sedativi degli psicofarmaci; pasta, pane, carne per saziare la fame da antipsicotici (frutta e verdura crude praticamente inesistenti); orde di grassocci e imbesuiti esseri umani, trattati sempre e comunque come malati.
Benvenuti a Zombielandia, dove si va per guarire, ma in realtà si diventa ancora più lobotomizzati di prima.
Diciamo una cosa che tutti sanno, ma che nessuno esprime: chi entra nel girone psichiatrico non guarisce mai.
E per guarire intendo tornare a una vita degna di essere vissuta, senza farmaci, riuscendo a vivere, emozionarsi, incuriosirsi, farsi una passeggiata da soli, guidare la macchina, senza avere bisogno di un accompagnatore, una guida.
Ognuno di noi è nato per vivere bene, sano, forte e in salute.
E quando appare qualunque sintomatologia, sia essa psichiatrica o meno, sopprimerla non serve a nulla, a maggior ragione se si utilizzano bombe chimiche come gli psicofarmaci.
La psichiatria è un fallimento epocale, e le comunità residenziali psichiatriche ne sono l’espressione più lampante.
Non me ne frega una mazza se un ragazzo di 20 anni pianta una petunia, dipinge un quadro o infila le perline: guarire significa comportarsi e vivere da essere umano e non da deficiente, a cui vengono dati compiti da lobotomizzato.
Prendiamo questi cosiddetti “malati mentali” e mettiamoli in strutture a ZERO FARMACI, ZERO CAFFE’, ZERO DROGHE, ZERO SIGARETTE, con delle camere imbottite e il supporto amorevole di medici e personale preparati allorquando ci sia da contenere una “crisi”.
Imbottiamoli non di merda, ma di frutta e verdura, e al contempo forniamo loro tutto il supporto psicologico per tornare fuori, alla vita reale, con i suoi problemi e le sue bellezze, ma pronti e fortificati per affrontarla.
Questo significa guarire, scandagliando cause fisiche/ambientali/tossicologiche/psicologiche alla base della sintomatologia psichiatria.