PSICOFARMACI E SUICIDIO PER IMPICCAGIONE

Nella mia ormai lunga carriera di operatore della forze di polizia, ho potuto personalmente verificare e toccare con mano come il gesto di suicidarsi abbia molte sfaccettature diverse.
Il gesto di togliersi la vita può essere conseguenza della decisione presa in un lampo, oppure la ponderata riflessione che magari dura da mesi o anni.
Nessuno nega che nel mondo si suicidino moltissime persone ogni giorno senza aver mai toccato uno psicofarmaco in vita loro.
Ma non possiamo nemmeno ignorare il numero spropositato di persone che si suicidano solo ed esclusivamente a causa degli psicofarmaci.
E il suicidio sotto psicofarmaci è particolare, diverso dagli altri.
Facciamo un piccolo passo indietro.
Suicidarsi, come ho testé detto, è una cosa seria, e nessuno lo può negare.
Ma il come ci si suicida è una cosa altrettanto seria.
Perché gli operatori di polizia sono più propensi al cosidetto suicidio d’impeto? 
Perché la disponibilità di un’arma da fuoco rende tale gesto più semplice, meno cruento.
Immaginate di dovervi difendere da un aggressore usando un coltello.
Non tutti riuscirebbero ad avere la necessaria “grinta” per accoltellare qualcuno, mentre premere un grilletto è decisamente più facile, sembra quasi di non fare del male a nessuno. Non si sente l’impatto di un coltello con la carne…in pratica è come se si demandasse alla pallottola il compito di fare del male.
Lo stesso accade nelle modalità del suicidio.
Un conto è spararsi, un conto è buttarsi dalla finestra, un conto è prendere delle pillole, un conto è impiccarsi.
Il suicidio per impiccagione e quello per overdose di farmaci sono quelli che maggiormente coinvolgono persone il cui cervello non è più sotto il loro controllo.
Infatti, si può commettere suicidio perfettamente consci di volerlo fare.
Ma con gli psicofarmaci è diverso: sono loro che ti spingono a farlo quando è l’ultima cosa che vorresti fare.
Mi è capitato moltissime volte di intervenire su suicidi per impiccagione.
E, nella circostanza, riflettevo moltissimo sul grado di disperazione che potesse aver portato un individuo a commettere tale gesto.
Mi sbagliavo.
Non si trattava di disperazione bensì di incoscienza.
Sì, proprio incoscienza.
Gli psicofarmaci in genere, ma soprattutto gli antidepressivi della categoria SSRI (selettori della ricaptazione della serotonina, e quindi Fluoxetina – Prozac -, Paroxetina – Paxil, Sereupin, Seroxat,  Eutimil, Daparox -, Sertralina – Zoloft -, Citalopram – Elopram, Seropram -,  Escitalopram – Cipralex, Entact -) e quelli della categoria SNRI (selettori della ricaptazione della serotonina e della noradrenalina, e quindi Venlafaxina – Efexor -, Duloxetina – Cymbalta, Xeristar) e tutti generici di questi farmaci hanno una spiccata relazione con la violenza.
Ma della violenza contro gli altri parlerò in un prossimo articolo dal titolo “ATTENZIONE A TUA MOGLIE SOTTO PSICOFARMACI: PERICOLO DI MORTE”, ora mi soffermo su quella contro se stessi.
Incoscienza dicevo.
Sì, perché ormai solo un cieco non vedrebbe che queste categorie di farmaci interferiscono in maniera talmente mostruosa con la biochimica celebrale da rendere il gesto del suicidio persino desiderato.
E chi lo compie, solitamente lo fa in maniera totalmente tranquilla.
Solitamente, infatti, nulla traspare, anzi.
Cosa accade quindi nella realtà?
La persona comincia a soffrire di “depressione” per qualsivoglia motivo, sia esso organico, psicologico, ambientale, o tutti e tre.
Viene mandata dallo psichiatra di turno (quando non dal semplice medico di base), che prescrive, in cinque minuti di visita, un antidepressivo SSRI o SNRI, senza investigare, senza capire le basi del problema, senza un niente di niente.
Il malcapitato comincia ad assumerlo, e i casi anche qui si dividono:
opzione “1”: dopo alcune settimane di nausee, effetti collaterali di ogni tipo, svarioni, malessere fisico, la persona comincia a “stare bene”, cioè gli compare in faccia il cosiddetto “sorriso da pazzo”, e tutti gridano al miracolo. In questo caso abbiamo una persona che verosimilmente rimarrà incatenata a vita al farmaco, oppure lo prenderà per sempre con periodi di sospensione:
opzione “2”: la persona sta male da subito, con episodi di destabilizzazione psichica e fisica molto forti. E solitamente il dottorone di turno, ignorante in materia, pensa che il corpo si debba “abituare” al farmaco (come se sia possibile abituarsi a un veleno!) e dice di tenere duro. Questo porta all’immancabile suicidio per impiccagione, se non ad altri atti di natura violenta contro se stessi e gli altri;
opzione “3”: la persona sta male da subito, con episodi di destabilizzazione psichica e fisica molto forti. In questo caso però, il medico, ancora più ignorantemente, dopo un periodo senza risultati, alza la dose. Questo porta all’immancabile sucidio per impiccagione, se non ad altri atti di natura violenta contro se stessi e gli altri.
Comprendo perfettamente che riassumere l’immensa casistica sia utopico, ma anche presuntuoso.
Ma quello che voglio far capire è che queste particolari categorie di farmaci inducono al suicidio facendolo diventare un gesto normale.
Se quindi si ha un proprio caro che ha comunque deciso di assumere tali farmaci, monitoratelo assolutamente durante:
-le primissime fasi di assunzione (persino la prima pillola);
-ogni qualvolta si decida di alzare la dose;
-quando si scala per eliminarlo, o anche per cercare di assumerne una dose inferiore.
E, questo nessun medico ve lo dirà mai, state attentissimi ai periodi di troppa calma.
Il suicidio per impiccagione, così tipico di questi farmaci, viene posto in essere nella più completa calma.
Tantissimi casi soprattutto negli Stati Uniti hanno evidenziato che chi ha commesso tali atti sembrava calmissimo, aveva persino cenato con i propri cari, per poi andare a impiccarsi in taverna o nella propria stanza.
Questo accade persino nei bambini, come per Candace Downing, suicidatasi a 12 anni per impicaggione sotto Zoloft.
E per chi ha comunque deciso di assumere questi farmaci: alla prima ideazione di morte, confidatevi immediatamente con un vostro caro.
Perché quando il farmaco ha preso il controllo delle vostre azioni, non sarete più voi.
Ne va della vostra vita.

NOTA BENE:

Tre anni ininterrotti di impegno e sacrifici hanno portato questo blog a diventare un piccolo faro nella notte per quanto riguarda l’igienismo naturale e l’alimentazione vegana in relazione a tutto quello che concerne il mondo della salute mentale.
Siamo partiti da zero e in tutto questo tempo tante persone hanno finalmente capito come esista un’alternativa ad imbottirsi di sostanze chimiche non meglio identificate, che uccidono il corpo e addormentano l’anima.
Gli psicofarmaci sono e rimangono pillole assassine.
Il libro è finalmente pronto. “ASSASSINI IN PILLOLE: la psichiatria moderna vista con gli occhi di un carabiniere”.
Cosa leggerete? Leggerete tutto quello che nessuno psichiatra vi dirà mai.
Cosa sono veramente gli psicofarmaci, la facilità con cui vengono prescritti, il fallimento totale della psichiatria moderna.
E ancora…il lato oscuro degli psicofarmaci, che trasformano persone comuni in stupratori, assassini di se stesse e degli altri.
E ancora…le alternative “non violente”, legate allo stile di vita e alimentare, per arrivare a risolvere un problema e non a mascherarlo.
E ancora…lo stretto legame tra ciò che mangiamo e come ci sentiamo, anche a livello mentale.
Tutto questo visto da un operatore di polizia, che da 20 anni osserva con i propri occhi lo sfacelo che la psichiatria moderna ha portato e tuttora porta nella vita delle persone.
Senza dimenticare la dismissione dai farmaci, per molte persone l’inferno sceso in terra, e la psichiatria negli anziani. C’è tanto, tanto da leggere.
Questo blog continuerà la sua opera pienamente gratuita di supporto a tutti quelli che ne avranno bisogno.
Acquistare il libro deve quindi essere una scelta personale e consapevole, sapendo però che ogni copia venduta significherà aiutare questo piccolo uomo in quest’opera informativa senza precedenti.
E chiunque assuma psicofarmaci, attraverso la sua lettura potrà finalmente capire che esiste una via alternativa alla lobotomizzazione perenne.
Il libro uscirà in due versioni: Ebook (al prezzo di 8 Euro) e cartacea (al prezzo di 16 Euro).
Nessuna casa editrice. Tutto in self-publishing.
Chiunque sia interessato, può scrivere a pbisant@hotmail.com e vi verranno fornite le coordinate bancarie per il pagamento.
La data finale di uscita è il 30 giugno 2014: chi ha scelto la versione cartacea, la riceverà all’indirizzo evidenziato; chi ha scelto quella su ebook, riceverà link e autorizzazione al download.
Ringrazio tutte le persone che continuano a scrivermi e a starmi vicino.
Questo è solo l’inizio e vi prego di divulgare il più possibile.
Con l’aiuto di tutti so che arriveremo molto, molto lontano.
Grazie di cuore
Pietro Bisanti