MATRIMONIO E CARRIERA DISTRUTTI: SENZA PATENTE, RITORNATA A UNO STADIO INFANTILE. GRAZIE GARDENALE
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LETTERA
Salve Pietro,
seguo da un po’ i tuoi post e da poco mi hai dato l’amicizia su facebook…
Ti ringrazio per quello che fai e per quello che trasmetti..…
Sono sempre alla ricerca di notizie che riguardano la salute ed e’ tutto un cammino per trovarla…
Ultimamente sono alle prese con la conoscenza dei psicofarmaci che personalmente non uso ma che sento molto diffusi.
Mia sorella e’ una vita che li usa dal 1993 da quando e’ stata operata di un’aneurisma cerebrale, ha iniziato con un farmaco il Gardenale che e’ tipico per quella patologia e poi su consiglio del medico, siccome come risultato si era riempita di fobie e attacchi di panico e’ stata seguita da psicologi e psichiatri …adesso ci troviamo che oltre ad aver distrutto la sua carriera lavorativa, matrimoniale ed essere senza patente, naturalmente ci aggiungeva un po’ di alcool, che anche se poco buttava tutto in tilt il resto.
Io vorrei sapere se questi farmaci creano dei problemi con la capacita’ di ragionamento ed evoluzione del soggetto…intendo dire che mia sorella e’ come se fosse involuta, non riesce a prendere decisioni e ricade nel problema alcool, anche se seguita da medici e associazioni del settore, ossia non riesce a prendere una decisione e che duri nel tempo…secondo lei può’ essere il farmaco che anche se ci mette tutta la sua forza la fa ricadere nel bisogno di bere…?
Attualmente prende Elopram 20 ed En…
Dopo aver letto i suoi commenti e aver visto che qualcosa ne sa, volevo saper se aveva qualche consiglio…
Premetto che mia sorella era vegetariana e terapeuta Ayurvedica….
Disastri….
Con Stima
Lettera Firmata
RISPOSTA
Buongiorno Anonima,
e grazie di aver scritto a questo piccolo uomo.
Come dico sempre, non sono un medico, non faccio diagnosi, non curo nessuno né prescrivo alcunché, e ben me ne guardo dal farlo, essendo io stesso un autentico sostenitore della capacità autoguaritiva del corpo umano, allorquando gliene venga data la possibilità.
Via la lobotomizzazione, e vediamo le cose per quello che sono.
Gardenale… farmaco utilizzato contro l’epilessia.
Non mi permetto assolutamente di affermare che sua sorella non si sarebbe dovuta sottoporre all’intervento per l’aneurisma cerebrale, trattandosi, questa, di condizione emergenziale.
Non posso però non ammettere a me stesso come, in generale, ci sia una grande corsa al bisturi, che, in ogni caso, non elimina le cause, bensì sradica solamente i sintomi.
Le hanno poi somministrato questo farmaco, che è tutto fuorché acqua fresca.
È e rimane uno psicofarmaco assolutamente sedante, invasivo, che, come vede, ha mascherato il problema, aggiungendone ulteriori e più pesanti.
Non faccio proprio fatica ad associare infatti tutti i disturbi mentali di sua sorella all’utilizzo di questo farmaco, a loro volta “curati” con equipe di espertoni che altro non hanno fatto che aggiungere farmaci su farmaci.
Questo è il gioco: un farmaco crea un effetto che non si vuole, e se ne aggiunge un altro per tamponare… e così via.
Questo significa guarire? Questo significa riportare alla vita un essere umano?
No, questo significa meramente sopravvivere, e io, di una vita del genere, mi scusi se sono duro, non me ne farei nulla.
Sua sorella è stata riportata a uno stadio infantile, e lì rimarrà fino a quando non si deciderà di fare pulizia del proprio corpo e quindi della propria psiche.
Scalaggio lentissimo del 10% al mese, cominciando dall’ansiolitico, e giro di boa verso un’alimentazione vegana, crudista quanto basta, come indicato in questo blog in continuazione.
Via immediatamente glutine e latticini, zuccheri artificiali e qualunque cosa non sia un cibo.
Sua sorella ragiona “male” perché il suo corpo viene trattato come un cesto dell’immondizia.
Capito questo, si può partire all’attacco.
Si procuri una copia del mio libro “Assassini in pillole: la Psichiatria moderna vista con gli occhi di un carabiniere”, lo legga e lo regali a sua sorella.
Ha i fatti. Ora combatta. Il lavoro dovete farlo voi, ma io ci sono.
Pietro Bisanti
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Siamo ora in grado di offrire un servizio di tutela legale, per chiunque si trovi tra le maglie della psichiatria o abbia subito da essa un danno.
Il concetto è molto semplice: chi può pagare poco, paga poco; chi non può pagare nulla, non pagherà nulla e noi interverremo comunque, per il semplice concetto che un essere umano in difficoltà deve sempre essere aiutato; chi può pagare tanto, pagherà il giusto e sarà a sua discrezione donare qualcosa a questa causa.
In questo modo, in base alle proprie possibilità, questo innovativo servizio potrà rimanere in piedi, senza sprofondare dopo due giorni.
SIAMO INOLTRE IN GRADO DI FORNIRE UN SERVIZIO DI ASSISTENZA PSICOLOGICA NON ATTRAVERSO IL SOLITO “PSICOLOGO DA LETTINO”, BENSI’ CON L’AUSILIO DI PROFESSIONISTI CHE AIUTINO VERAMENTE, SENZA “INCOLLARE” IL PAZIENTE A VITA.
Noi ci siamo. Per tutti, nel limite delle nostre possibilità.