MASSACRATA CON DIECI COLPI DI BILANCERE NEL SONNO: SOLO IO SENTO L’ODORE DI MORTE DEGLI ANTIDEPRESSIVI?

DA UN ARTICOLO DEL MESSAGGERO.IT

Roma, uccide la compagna, Francesco dalle serate con i vip alla depressione: «La malattia l’aveva trasformato»
Roma, omicidio in appartamento Vicolo del Babuino (foto Paolo Caprioli/Ag.Toiati) 
di Veronica Cursi
Ha ucciso la compagna fracassandole la testa, forse una decina i colpi sferrati con un bilancere da palestra, di quelli per l’allenamento. E un unico dubbio: capire se Michela di Pompeo è stata uccisa nel sonno. Perché anche il movente è stato chiarito: «Voleva lasciarmi», avrebbe detto il compagno, Francesco Carrieri, in cella.

Un omicidio efferato che ha sconvolto Roma. Perché Francesco Carrieri è sempre stato un uomo brillante e divertente. Uno a cui la vita sorrideva. A 40 anni era già dirigente della Popolare di Novara, un collega molto amato sul lavoro. Chi lo conosce da anni, chi ha lavorato con lui, non può credere che sia lo stesso uomo che domenica notte ha ucciso la sua compagna nel letto andando poi a confessare l’atroce delitto.

Il mondo delle banche, dove Carrieri, oggi 57enne dirigente del Banco Popolare era conosciuto e apprezzato, è sotto choc. I colleghi lo ricordano come un gran lavoratore, uno che aveva fatto strada: da quando viveva a Fasano con la sua prima moglie e i bimbi piccoli e faceva il pendolare a quando si era trasferito nella capitale.
Amava uscire e frequentare lo star system romano. Molti ricordano le foto che pubblicava sul suo profilo Facebook: le serate in discoteca, le cene con vip e attori. «Era un tipo divertente, sapeva farsi amare dalla gente». Ma meno di un anno fa qualcosa era cambiato.

«Francesco soffriva di una forte depressione», raccontano i colleghi. Si era cancellato dai social network, aveva smesso di pubblicare quelle immagine sorridenti e spensierate. Anche sul lavoro se ne erano accorti. Quel male l’aveva trasformato. Aveva cambiato lui. Di certo ha spezzato per sempre la vita della sua compagna. Forse proprio quel male l’ha reso insicuro, geloso e folle a tal punto da trasformarlo in un assassino. Forse Michela, con cui stava da poco più di un anno, se ne era accorta. Certo è che per tutti la notizia del brutale omicidio è stato un fulmine a ciel sereno. 
Intanto è atteso per oggi il conferimento dell’incarico per l’autopsia di Michela Di Pompeo. L’esame autoptico, che verrà effettuato nei prossimi giorni, stabilirà con certezza gli unici dubbi da chiarire: con quanti colpi la donna è stata uccisa e se sia stata ammazzata nel sonno, come ipotizzato finora. 


COMMENTO
La F.D.A. americana (l’ente che ha il compito di vigilare anche sulla sicurezza dei farmaci) molti anni or sono ha obbligato le aziende farmaceutiche ad inserire nei bugiardini dei propri antidepressivi quale possibile effetto “collaterale” la possibilità, specie ad inizio trattamento, di “ideazioni suicidiarie”.
Tra i principali effetti “collaterali” di tali categorie di farmaci, vi è anche quello di “aumentare emozioni negative quali la rabbia”.
Eppure, davanti a una mattanza di omicidi e/o suicidi INSENSATI, ecco che invece si fa di tutto per scaricare la colpa sempre e comunque sull’autore materiale del gesto, senza chiedersi minimamente se la sua mano possa essere stata mossa da altro.
Nell’articolo si cita “Forse proprio quel male l’ha reso insicuro, geloso e folle a tal punto da trasformalo in un assassino”.
Io invece rimango del parere che tali demoniache molecole trasformino le persone a tal punto da far loro commettere atti che “da lucide” mai avrebbero commesso.
Nessuno si sognerebbe di NON dare la colpa alla cocaina, se questo omicidio fosse stato commesso sotto l’influenza di tale sostanza illegale.
Ma proprio perché vi è la possibilità che tutto sia conseguenza di una sostanza LEGALE, ecco che lo Stato ha il dovere di approfondire questa e tutte le situazioni similari.
Io non conosco la storia personale di quest’uomo, ma mi si spezza il cuore al solo pensare che la sua depressione potrebbe essere partita semplicemente da uno stile di vita (soprattutto alimentare) errato.
Ci sarebbero ancora una donna al camposanto e un uomo in galera e/o imbottito di psicofarmaci a vita (perché queste sono le uniche strade possibili) se chi lo ho avuto “in cura” si fosse interessato delle motivazioni fisiche/organiche/psicologiche/spirituali alla base del malessere invece di prescrivere una potentissima sostanza psicotropa?
Prendere un peso da palestra e scagliarlo dieci volte su una donna inerme nel sonno è un delitto che viene fatto solo in stato di totale alterazione di coscienza.
Alterazione da psicofarmaci.
Pietro Bisanti