LA PSICHIATRIA HA TENTACOLI OVUNQUE: DISPERATA RICHIESTA DI AIUTO DALLA FRANCIA

Buongiorno Pietro, 

mi chiamo Gemma, ho 29 anni, sono originaria della provincia d’Ancona e ti scrivo perché disperatamente in cerca d’aiuto per un caro amico che si trova ricoverato presso l’ospedale psichiatrico di Lione “Vinatier”. 

Il mio amico, di nome Clément, ha in passato trascorso ben due anni all’interno della struttura in questione, uscendone con una diagnosi di “schizofrenia” e con una  massiccia terapia a base di farmaci neurolettici (principalmente Seroquel). 

Nello scorso mese di aprile Clément ha intrapreso l’autonoma iniziativa di diminuire i farmaci, a causa degli invasivi effetti collaterali generati dagli stessi, e curando lo stile di vita e l’alimentazione (vegana e senza glutine), arrivando tuttavia ad una situazione liminale nel mese di settembre, dove sia la famiglia che noi amici ci rendevamo conto di come non si potesse più procedere su tale linea senza ricorrere alla concreta assistenza da parte di una struttura competente, struttura che, purtroppo, sembra non esistere in Francia, allo stato attuale delle cose. 

Come dunque era in un certo senso possibile prevedere, Clément ha avuto una ricaduta precipitosa, trovandosi preda di un “delirio mistico” che, nella sua fase più acuta, lo ha purtroppo riportato all’ospedale, dove ha subito i classici interventi da TSO (è stato legato, poi privato dei suoi effetti personali, rinchiuso quattro ore al giorno nella cosiddetta “sala di acquietamento” e sedato con dosi massicce di Xeroquel, Xanax e Loxapac).

Trascorse due settimane, sta a mano a mano recuperando il diritto ad avere vestiti propri, alle uscite (accompagnato dalla famiglia) e alle chiamate, e speriamo che nell’arco di qualche settimana possa essere dimesso dalla struttura che porta indegnamente il nome di “ospedale”, dove si fa di tutto fuorché agevolare il reale recupero dell’equilibrio psicofisico dell’individuo. 

L’interrogativa che ora assilla noi tutti concerne in ogni caso il seguito di questa vicenda… Qualora Clément volesse di nuovo scalare i farmaci, a chi potrebbe rivolgersi? E’ chiaro che non potrà tornare a vivere solo in un monolocale nel centro della città, come ha fatto sino ad oggi, ma purtroppo qui in Francia le iniziative antipsichiatriche si contano sulle dita della mano e non siamo ancora riusciti ad individuare una singola comunità o struttura ad indirizzo psicoterapeutico che possa sostenere l’iniziativa individuale di emancipazione dagli psicofarmaci… 

Ti scrivo dunque giustappunto perché disperatamente alla ricerca, in Francia o in Italia, d’una struttura, in cui, presumibilmente, il nostro amico possa trasferirsi per tutto il tempo necessario a rieducarsi e rendersi indipendente dalla chimica farmaceutica, sapendo di poter contare, in caso di crisi acute, sull’assistenza umana di chi rifiuta l’idea repressiva della camicia di forza (fisica o chimica che sia), e di chi sa affrontare la follia senza paura e senza tabù, considerandola come manifestazione contingente e patologica della psiche, ma non come condizione irreversibile dell’individuo. 

Ti ringrazio anticipatamente per qualsiasi commento o consiglio tu possa fornirci e un grazie a nome di tutti i sofferenti per la cui dignità tanto ti adoperi,

Gemma 


RISPOSTA
Buongiorno Gemma,
sono io che ringrazio te per la fiducia che mi stai dando.
Veniamo a noi.
La Psichiatria è la stessa dappertutto: farmaci, farmaci e solo farmaci.
Non posso quindi consigliarti, non esistendo (almeno, per mia conoscenza, qui in Italia) una struttura in grado di affrontare un’emergenza psichiatrica senza farmaci.
Voi siete stati bravissimi, e quell’ultima crisi avuta da Clément altro non era, a mio parere, che un fatto ultrabenefico: purtroppo, come sempre, non è stata capita.
Sarebbe infatti rientrata da sola, aggiungendo un tassello verso la guarigione definitiva.
Ora, ecco i miei consigli per il futuro, ribadendo, ancora una volta, quanto io non sia un medico, essendo un autentico sostenitore della capacità autoguaritiva del corpo umano, allorquando gliene venga data la possibilità.
Scalaggio ancora più graduale.
Un farmaco alla volta (non ho capito esattamente quale sia la sua terapia ora).
Benissimo l’alimentazione vegana senza glutine, ma non avvicinatevi troppo a un crudismo esagerato, in modo da non costringere  il corpo a una detox troppo forte (almeno per ora).
Mantenere il livello totale di calorie provenienti dai grassi al di sotto del 10% di quelle giornalmente introdotte, in modo da aiutare notevolmente il lavoro dell’insulina nel trasporto del glucosio dal sangue alle cellule.
Se anche così dovessero arrivare delle crisi inarrestabili, bisogna formare un gruppo di aiuto che impedisca a tutti i costi l’ennesimo, disastroso TSO.
Ci sentiamo in privato.
Avanti così
Pietro Bisanti

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Il concetto è molto semplice: chi può pagare poco, paga poco; chi non può pagare nulla, non pagherà nulla e noi interverremo comunque, per il semplice concetto che un essere umano in difficoltà deve sempre essere aiutato; chi può pagare tanto, pagherà il giusto e sarà a sua discrezione donare qualcosa a questa causa.
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