DISACCORDI FAMILIARI E PSICOFARMACI A 91ENNE: QUANTO VALE LA VITA DI UN ANZIANO?

LETTERA

Gent.mo Pietro Bisanti

                                                        Solo poco fa ho avuto modo di conoscerla su internet e mi ha fatto un enorme piacere. Stavo cercando informazioni su come disintossicare mia madre di quasi 94 anni da antipsicotici e antidepressivi che le sono stati somministrati da mio fratello su prescrizione medica del primario di Geriatria dell’Ospedale di ******* dott. *******.
                                                        Mamma è stata colpita all’età di 91 anni da un inizio di demenza senile e da quell’età è assistita da una “Assistente Familiare” ogni giorno dalle 18 di sera al giorno dopo dalle 10 alle 12 a seconda l’ora del risveglio. Il resto del tempo e il sabato dal mattino alle 20 di sera mamma sta con la mia famiglia. Solo la domenica dalle 12.30 alle 18 circa con mio fratello che collabora con mia madre nel pagare l’assistente Familiare.
                                                        Il problema maggiore di mia madre era quello di non dormire molto la notte per cui le “Assistenti familiari” si sono spesso lamentate con mio fratello.
                                                      Già prima del 20 dicembre 2015 mi sono accorto che le venivano somministrati psicofarmaci a mia insaputa. Infatti MAMMA si reggeva a malapena sulle gambe o le incrociava rischiando di cadere e parlava farfugliando. Ma il 20.12.15 vi è stato un gravissimo episodio: mia madre si è addormentata alle 20 del 20 dic 15 e l’indomani non riuscivo a svegliarla; alle 17 circa finalmente si è svegliata. La signora che stava con mia madre mi ha scritto che le erano state somministrate 35 gocce di Talofen su indicazione di mio fratello.
                                                       Ho portato mia madre  (15-3  e 13-9-16) dalla dott.ssa ***** Neurologa e Psichiatra che somministrando a mia madre cure di norma omeopatiche, dichiarava che mamma  non avrebbe dovuto essere sottoposta a cura con uso di psicofarmaci.
       
                                                        Da qualche mese (aprile 2017) notavo mia madre peggiorare visibilmente le condizioni di salute e diventare sempre più apatica.
Non aveva più voglia di andare al supermercato, non sapeva più firmare, dormiva in continuo durante il giorno e aveva perso l’appetito, non riusciva a tenere le posate in mano; nel maggio scorso ha avuto un blocco intestinale con rimozione fecaloma al pronto soccorso dell’Ospedale di ***** (a cui ho detto che mamma non prendeva farmaci), parlava pochissimo e l’attività prevalente durante il giorno era ed è il sonno.
L’Assistente Familiare a seguito di mie ripetute richieste ha sempre negato di somministrare psicofarmaci a mia madre; il giorno 7 agosto ho incontrato mio fratello e mia cognata nella loro abitazione per affrontare il problema della sostituzione della Assistente Familiare dimessasi alcuni giorni prima. All’inizio del colloquio ho chiesto a mio fratello se avessero somministrato psicofarmaci a  mia madre e lui ha confermato che aveva somministrato TRITTICO E QUIETAPINA su indicazione del primario di Geriatria dell’Ospedale di ******.
Mi sono irritato per non essere ancora una volta stato informato (mia madre è invalida al 100%) e ho immediatamente presentato un esposto alla Direzione Generale dell’ASL ****. Ho invitato mio fratello a sospendere immediatamente la terapia (12 giorni fa); l’Assistente familiare in risposta alle mie insistenti domande ha affermato che da un mese e mezzo non dava più TRITTICO a mamma e dava la metà di quanto prescritto della Quietapina.
Volevo sapere se è possibile fare qualcosa per disintossicare mia madre facendole recuperare le capacità perse negli ultimi mesi.
Volevo inoltre chiederle se è disposto a partecipare agli INCONTRI ****** a ****** per parlare di PSICOFARMACI o anche del VACCINI.
                                            Se è possibile vorrei spiegarle a voce la vicenda, telefonandole.   
                                                                                                                                IN FEDE
                                                                                                                                ******
cell. *******



RISPOSTA
Buongiorno Anonimo,
e grazie di aver scritto a questo piccolo uomo.
Come dico sempre, non sono un medico, non faccio diagnosi, non curo nessuno né prescrivo alcunché, e ben me ne guardo dal farlo, essendo io stesso un autentico sostenitore della capacità autoguaritiva del corpo umano, allorquando gliene venga data la possibilità.

Veniamo a noi.
Viviamo in un mondo ormai ipermedicalizzato: a volte, è orribile da dirsi, è molto meglio morire piuttosto che raggiungere un’età avanzata completamente distrutti nel corpo e nella mente.
Fa anche più rabbia alla luce del fatto che invecchiare, in natura, NON significa certo diventare dei ruderi ambulanti bensì si identifica in un normale processo che porta l’organismo a spegnersi dolcemente mantenendo comunque le sue corrette funzioni basilari.
Infatti, quando in natura un animale sta per morire di vecchiaia, semplicemente alcuni giorni prima smette di mangiare, si riposa e aspetta di andarsene dolcemente nel sonno, avendo vissuto fino all’ultimo una vita degna di questo nome.
Il dolore cronico è invece un’invenzione tutta umana, il più grande abominio medico frutto delle orripilanti terapie convenzionali come la chemio.
Si invecchia male e si muore in modo ancora peggiore…
Nel caso della demenza senile di sua madre, sicuramente è il risultato di anni e anni di insulti alimentari e farmacologici, assolutamente NON compresi da chi a livello medico avrebbe dovuto aiutarla e che ha invece preferito sopprimere i sintomi a suon di bombe chimiche che hanno ridotto sua madre nella pietosa condizione in cui si trova ora e che lei ha ben descritto.
A questo si aggiunge la diatriba familiare tra le due fazioni “cura” e “non cura”.
La mia idea sugli psicofarmaci l’ha perfettamente capita.
Ora, se fossi in lei, agirei su due fronti:
1) A livello giuridico, se sua madre è incapace di provvedere a se stessa è possibile far partire un provvedimento di amministrazione di sostegno facendosi nominare, così da potersi occupare personalmente di lei con tutte le garanzie di Legge (evitando così i contrasti di natura familiare nel limite del possibile).
2) Se sua madre ha mantenuto un barlume di lucidità HA IL SACROSANTO DIRITTO di scegliere se assumere o meno un farmaco. Nessuno può obbligarla se non in virtù di un trattamento sanitario obbligatorio ed in assenza di questo se l’assunzione non è volontaria si commette un grave reato (a maggior ragione in relazione al fatto che lei scrive che sua madre è invalida al 100%).
Detto questo, la mia idea su come si ripristini e/o mantenga la salute è sempre la stessa.
Zero chimica e virata verso un’alimentazione vegana, crudista quanto basta, a bassissimo livello di grassi e a ZERO glutine.
Ogni giorno di vita di un essere umano è SACRO, ma davanti a una persona di 94 anni già invalida al 100% non posso fare altro che avvertirla di essere cauto e attento perché la sospensione dei farmaci e una virata verso un’alimentazione virtuosa potrebbero scatenare crisi da dismissione magari non sopportabili da parte della diretta interessata (senza contare che non specifica se stia assumendo altri farmaci di natura non psichiatrica).
Risulta quindi difficilissimo darle un parere anche se non medico. Se si trattasse di mia madre, procederei ad uno scalaggio lento e costante e un miglioramento altrettanto lento e costante dell’alimentazione. Piccoli accorgimenti giornalieri per non scombussolare troppo il suo organismo e per permetterle di vivere la vita nella migliore qualità possibile.
Da quanto sto personalmente verificando in base a tutte le storie che mi giungono, la psicomedicalizzazione degli anziani sta raggiungendo livelli veramente allarmanti: NON conosco UN SOLO 70ENNE che non sia pieno zeppo di farmaci…
Questo è quanto mi sento di dirle.
La cosa più corretta sarebbe una bella riunione familiare, una decisione verso la salute collettiva ascoltando il parere di vostra madre che, non scordatevelo mai, è e rimane libera di scegliere per se stessa.
Infine, se mi spiegherà bene di cosa si tratta, sarò lieto di valutare se presenziare alle vostre iniziative.
Ultimo piccolo consiglio: acquisti il mio libro e lo legga assieme all’interessata ed ai suoi familiari. Potrete trovare moltissimi spunti per prendere una decisione vostra e CONSAPEVOLE.
Forza e coraggio
Pietro Eupremio Maria Bisanti
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Siamo ora in grado di offrire un servizio di tutela legale, per chiunque si trovi tra le maglie della psichiatria o abbia subito da essa un danno.
Il concetto è molto semplice: chi può pagare poco, paga poco; chi non può pagare nulla, non pagherà nulla e noi interverremo comunque, per il semplice concetto che un essere umano in difficoltà deve sempre essere aiutato; chi può pagare tanto, pagherà il giusto e sarà a sua discrezione donare qualcosa a questa causa.
In questo modo, in base alle proprie possibilità, questo innovativo servizio potrà rimanere in piedi, senza sprofondare dopo due giorni.
SIAMO INOLTRE IN GRADO DI FORNIRE UN SERVIZIO DI ASSISTENZA PSICOLOGICA NON ATTRAVERSO IL SOLITO “PSICOLOGO DA LETTINO”, BENSI’ CON L’AUSILIO DI PROFESSIONISTI CHE AIUTINO VERAMENTE, SENZA “INCOLLARE” IL PAZIENTE A VITA.

Noi ci siamo. Per tutti, nel limite delle nostre possibilità.