DIPENDENZA DA FACEBOOK… DISTRUGGIAMO STUDENTESSA MODELLO CON ZYPREXA E LYRICA
Veniamo a noi.
Voglio portarla prima a fare un ragionamento.
Il nostro corpo, e quindi il nostro cervello, sono frutto di milioni di anni di evoluzione.
Pensi alla fase dell’addormentamento… l’Uomo è però l’unico essere vivente sulla faccia di questa terra che ha problemi del sonno, pur potendosi addormentare in condizioni mille volte più agiate di quelle del più “fortunato” animale.
Dove voglio arrivare?
Semplice… l’Uomo, a differenza degli altri esseri viventi, continua a riempire il suo corpo di spazzatura, trattando il nostro prezioso involucro come una latrina.
Nessun cervello impazzisce dall’oggi al domani senza una causa scatenante alla base.
Nessuno nega che se la mia casa crolla a causa di un terremoto, potrei cadere magari in uno stato ansioso o depressivo (e anche qui è tutto da vedere, a patto che il mio corpo fisico sia forte, anche e soprattutto in conseguenza di un’alimentazione corretta).
Ma, lo ribadirò fino a quando avrò forza per farlo (ed è questo il messaggio innovativo e straordinario di questo blog), nove volte su 10 si va fuori di testa solo ed esclusivamente per motivazioni squisitamente organiche: droghe e/o abitudini alimentari e non di vita completamente incompatibili con il corpo umano.
Credo di sapere cosa sia successo a sua figlia.
Potrei sbagliarmi, ma la risposta è secondo me una: psicosi cannabis-indotta.
Lavorando come maresciallo dell’Arma dei Carabinieri da quasi 21 anni, e avendo il laboratorio che analizza gli stupefacenti proprio a fianco al mio ufficio, vedendo altresì ogni santo giorno come l’odierna cannabis riduce chi la assume, ho pochi dubbi che sua figlia, magari anche in seguito ad una assunzione sporadica, abbia sviluppato, come ho precisato testé, una psicosi indotta da cannabis, i cui sintomi principali sono proprio il panico e le paranoie.
E la moderna Psichiatria che cosa ha fatto?
Ha dato semplicemente a sua figlia il colpo di grazia, somministrandole un antipsicotico potentissimo come lo Zyprexa, che è causa di una miriade di disturbi fisici e non, così come ben evidenziato dalle numerosissime class action americane.
La crisi di sua figlia sarebbe rientrata da sola semplicemente aiutando il corpo in questa fase critica, anche e soprattutto attraverso un’alimentazione impeccabile, mentre invece è stato semplicemente applicato un “coperchio” a una “pentola a pressione” che è alla fine esplosa quando questo coperchio è stato tolto.
Ribadiamo un concetto chiaro e semplice: nessun farmaco potrà mai avere l’ardire di interagire con i pensieri umani senza distruggerli. Sono e rimangono sostanze di totale sintesi chimica che non fanno altro che annientare la personalità di chi le assume. Si diventa semplicemente dei lobotomizzati sociali, delle balene zombizzate.
Chieda a sua figlia se sotto farmaci sente emozioni, se riesce ad arrabbiarsi, a ridere di gusto, a scherzare, a essere ironica!
Come diavolo avete fatto a non accorgervi prima che vostra figlia è diventata un vegetale!
Chi se ne frega se è riuscita a laurearsi. E chi se ne frega di quanti master e specializzazioni potrà conseguire.
Qui c’è in gioco la vita di vostra figlia come essere umano!
Ora avete sperimentato sulla vostra pelle cosa significhi eliminare queste pillole assassine.
Vi spiego io bene cosa accade.
Il sistema nervoso di vostra figlia, in un modo o nell’altro, ha cercato di adattarsi a questa “invasione chimica”, procedendo in un non-equilibrio.
Una volta tolto il farmaco, il corpo continua per un po’ di tempo a produrre quelle sostanze che produceva in contrasto al farmaco (il corpo infatti non rimane inerme a qualunque aggressione); in questo caso si tratta di sostanze attivanti per controbilanciare l’effetto ottundente degli antipsicotici.
Ecco quindi che tolto o diminuito il farmaco, il sistema nervoso di sua figlia si trova inondato di sostanze attivanti, da qui tutti i sintomi che le sono apparsi.
Sintomi che gli psichiatri chiamano un “ritorno della malattia”.
Tutte minchiate, e anche cosmiche.
Sua figlia non è malata di nulla, tutto quello che accade è semplicemente ricollegato a quello che le ho detto e allo sforzo brutale che il corpo compie per poter tornare a uno stato di normalità.
Senza potermi assumere alcuna responsabilità poiché non-medico, le dico quello che farei io.
Non conosco alcuna clinica in Italia che ricoveri le persone in ambiente protetto e le aiuti nella dismissione dei farmaci, monitorandole 24 ore su 24.
Se ne freghi anzitutto degli studi di sua figlia, e pensi anzitutto a salvarle la vita.
Uno scalaggio lentissimo dei farmaci, cominciando dall’antipsicotico, per non più del 10% al mese.
Avere sempre bene in mente che lo scalaggio dei farmaci può portare a comportamenti violenti verso se stessi e/o verso gli altri (suicidi ed omicidi), anche senza il benché minimo preavviso (vostra figlia vi saluta per andare a letto e dopo cinque minuti si impicca in stanza. Questo succede più spesso di quanto non si creda).
Affiancare un’alimentazione vegana, crudista quanto basta, con immediata rimozione dalla propria alimentazione di glutine e caseina, quali principali nemici della salute mentale.
La dieta che sta facendo sua figlia non servirà a nulla: è impossibile dimagrire quando si è sotto l’influenza dello Zyprexa, in quanto incide in maniera brutale sul metabolismo insulinico ed è una delle principali cause di diabete negli Stati Uniti.
Attendersi le crisi di dismissione, che arriveranno eccome, quale unico modo per tornare a uno stato di normalità.
Questa è l’unica via d’uscita, a mio umile parere, per tornare a vivere come un essere umano, e non come una larva.
Io sono qui, per tutto quello che potrò legalmente fare per voi.
L’art. 32 vi permette di prendere in mano la vostra salute, senza delegarla a nessuno.
Mi scusi, infine, se posso esserle sembrato duro.
Non posso più vedere giovani e non autodistruggersi con questi farmaci.
Forza e coraggio
Pietro Bisanti
Per i nuovi lettori: scandagliate tutto il blog, in quanto è una miniera di informazioni disponibili gratuitamente per tutti.
SIAMO INOLTRE IN GRADO DI FORNIRE UN SERVIZIO DI ASSISTENZA PSICOLOGICA NON ATTRAVERSO IL SOLITO “PSICOLOGO DA LETTINO”, BENSI’ CON L’AUSILIO DI PROFESSIONISTI CHE AIUTINO VERAMENTE, SENZA “INCOLLARE” IL PAZIENTE A VITA.