DIECI ANNI DI SEROQUEL E MOLTO ALTRO…ANNEGA NELLA TUA SPAZZATURA, MA NON ROMPERE LE PALLE

Ieri, dopo il lavoro, mi sono recato a casa di mia madre, per pranzare insieme alla mia famiglia.
Il Natale e le festività in generale rimangono un periodo molto duro per chi deve trascorrerle in solitudine.
Duro perché questa società ci impone quando festeggiare, ma soprattutto perché sembra che sempre meno persone riescano a raggiungere e mantenere un equilibrio camminando con le proprie gambe, senza doversi giocoforza appoggiare a qualcuno.
Attenzione, nessuno nega che l’essere umano sia un animale sociale, e che quindi necessiti di interagire con i propri simili, ma al giorno d’oggi abbiamo raggiunto livelli di dipendenza dal prossimo che a volte sono sconcertanti, o addirittura ridicoli.
Una donna non è un essere inferiore se decide di non sposarsi o di non avere bambini, come un uomo non è un Don Giovanni se decide di andare con tutte le donne che vuole senza dover per forza mettere su famiglia.
La psichiatria e gli psicofarmaci sono riusciti a penetrare così bene all’interno del nostro tessuto sociale per due motivi fondamentali: il primo, la standardizzazione dei comportamenti, per cui qualunque mancato raggiungimento di tali imposti obiettivi (sposarsi, affermarsi etc…) diventa un’enorme fonte di frustrazione; il secondo riguarda invece il totale allontanamento dal vero cibo che qualunque essere umano dovrebbe consumare, e cioè la frutta e la verdura allo stato crudo, con la conseguenza di un deterioramento organico – e quindi mentale – senza precedenti.
Torniamo al pranzo di Natale…
Verso sera mia madre mi avverte che una signora stava citofonando a tutti gli inquilini del palazzo per farsi aprire il portone d’ingresso, in quanto lamentava che la di lei sorella fosse telefonicamente irraggiungibile e di essere quindi preoccupata.
Scendo subito a vedere e mi trovo davanti numerosi parenti, che mi raccontano di come la signora in questione, di 59 anni, vivesse ormai da anni in un regime di isolamento con il proprio gatto, imbottita da dieci anni di ogni tipo di farmaco, tra cui il Seroquel.
Tutto, a loro dire, era cominciato da una delusione d’amore mai veramente metabolizzata. 
Anni di farmaci che sono riusciti a trasformare una bella donna di 35 anni in una balena zombizzante.
Arrivano quindi i carabinieri della locale stazione, e insieme riusciamo a entrare da una finestra.
Della donna nessuna traccia (e dove può essere una donna da sola, la notte di Natale, con raffiche di vento e pioggia battente?), mentre le condizioni della sua abitazione hanno espresso molto bene lo sfascio totale della psichiatria moderna.
Un mare di spazzatura, per usare un eufemismo.
Nemmeno un centimetro quadrato non occupato da rifiuti di ogni genere.
Ricoveri, anni di farmaci, doppie, triple, quadruple prescrizioni, con il risultato che uno annega nella propria immondizia senza però rompere le palle alla perbenista società in cui vive, e che vuole essere lasciata in pace nella propria ipocrisia.
Ma quello che mi ha sconcertato di più è stata l’ignoranza dei parenti, che si lamentavano di quanto fosse intrattabile la signora.
Ho quindi semplicemente spiegato loro che non si può pensare di interagire lucidamente con una persona che prende psicofarmaci da dieci anni, e che ormai i suoi comportamenti erano causa e conseguenza del farmaco stesso.
I loro sguardi, mentre mi guardavano, erano come puntati su di un extraterrestre, mentre in realtà quello che ho detto loro è e rimane di un’ovvietà sconcertante.
L’essere umano ha un crollo emotivo, per cause psicologiche od organiche o entrambe, e al posto di essere supportato psicologicamente e a livello nutrizionale viene imbottito di farmaci, per poi essere rimproverato, ricoverato e tartassato ancora di più proprio a causa dei comportamenti indotti da quegli stessi farmaci.
Non le auguro buon Natale signora, perché degli auguri non se ne farà nulla.
Questa società non vuole e non potrà aiutarla.
Io combatto, anche per Lei.
Pietro Bisanti

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