ANSIA E DEPRESSIONE COME CONSEGUENZA DI IPERTROFIA PROSTATICA

LETTERA

Per via di un’ipertrofia prostatica che non mi fa fatto dormire la notte e mi dava ansia per i continui stimoli diurni e notturni sono arrivato ad accumulare un’ansia che mi ha portato insonnia e depressione che sto curando con l’urologo (avodart e un integratore) e con lo psichiatra (remeron che è un antidepressivo e gocce di en).
Ho fatto psicoterapia e adesso sto facendo ipnosi. Erano 25 anni che non vedevo medici e medicine e farmacie, sportivo, nuotatore, corridore e praticante di yoga; ho cercato di fare attenzione anche all’alimentazione evitando le proteine animali. Vorrei eliminare tutti i farmaci e ritornare “puro” nel sangue e nell’anima come ero in prevalenza prima. Ho 59 anni e sono single. 
Lo psicoterapeuta mi ha detto una frase che mi ha colpito: la mia prostata è incazzata! Sarà che da tempo dopo una tormentata relazione non ho più avvicinato donne per provare sensazioni e sentimenti offuscati dalla mia eccessiva razionalità e dall’illusione che l’attività sportiva mi avrebbe preservato dai disturbi della prostata da cui poi sono seguiti i disturbi di ansia, insonnia e depressione. Vi ringrazio di un vostro parere  e come uscire da questi veleni
Bruno

RISPOSTA
Buonasera Bruno,
e grazie della sua mail.
Come dico sempre, non sono un dottore, non curo nessuno, non faccio diagnosi, non prescrivo nulla e ben me ne guardo dal farlo.

Questo non impedisce di esprimere un mio parere, e anche questa volta sarò duro, molto duro.
Non riesco infatti a stare zitto davanti all’annientamento dell’essere umano che la medicina allopatica e in generale la moderna psichiatria compiono giornalmente nei confronti di inermi esseri umani che a loro, volontariamente o no, si affidano.
Via la lobotomizzazione, e vediamo le cose per quello che sono.
Rispedirei immediatamente sui banchi di scuola il suo urologo, per primo, seguito dal suo psichiatra, ai quali comincerei ad insegnare che utilizzare farmaci per sopprimere i sintomi senza eradicare a monte le cause è la follia più grande che un medico possa compiere.
La prostata è una ghiandola con moltissime funzioni importanti, e il suo ingrossamento è sempre e comunque la diretta conseguenza, data anche la sua posizione vicino al colon, della tossemia interna dell’organismo, quasi sempre riconducibile allo stile di vita, e quindi in primis all’alimentazione.
La sua infiammazione, il suo conseguente ingrossamento (che va a premere contro la vescica, causando la sintomatologia da Lei evidenziata) non sono altro che sintomi, paradossalmente salvavita, in quanto qualunque infiammazione, alterazione, ingrossamento non sono altro che lo sforzo che l’organismo fa per “contenere i danni”.
E il suo medico, al posto di dirle di fare una netta inversione di rotta, ha preferito somministrarle farmaci dannosi e integratori inutili, che non hanno fatto altro che “traghettarla” verso lo psichiatra, il quale, a sua volta, ha soppresso i sintomi con bombe chimiche quali il Remeron e l’EN.
L’attività fisica non è purtroppo sufficiente a contenere i danni, e seppure ha evitato le proteine animali, è verosimile che la prostata si sia ingrossata comunque a causa delle sue abitudini alimentari scorrette.
Infatti, anche i cereali sono un cibo altamente infiammatorio e dovrebbero essere usati con assoluta parsimonia (eliminando per sempre quelli contenenti glutine).
Per non parlare del cibo cotto: bisogna sempre e comunque viaggiare su una percentuale di cibo crudo intorno al 70-80% per poter avere dei veri benefici per la propria salute.
Comunque, il corpo umano è una macchina potente, pronta a riprendersi allorquando gliene venga data la possibilità.
Il primo consiglio che le posso dare è di fermarsi, senza panico, a ragionare.
E la domanda sorge spontanea: “A che diamine serve fare psicoterapia e ipnosi, e sentirsi dire, sborsando centinaia di euro, cosa che Lei sa già, e cioè che il problema è la sua prostata?”.
Siamo alla follia.
Tutti sul lettino dello psicologo, anche per evidenti e innegabili problemi di tipo organico.
Il secondo consiglio che posso darle è questo.
Vuole tornare “pulito”, ma ora ha due problemi: il primo, che sta assumendo farmaci che sono assolutamente difficili da scalare, e il secondo che le motivazioni che hanno causato la sua sintomatologia non sono state eradicate, e sono lì pronte a riaffiorare.
Quindi, come dice il grande Valdo Vaccaro, si chiude piano piano il rubinetto dei veleni (scalando i farmaci, e facendo molta attenzione per gli effetti di rimbalzo degli psicofarmaci, che possono essere veramente infernali) e piano piano si apre quello dell’acqua biologica della frutta e del succo clorifilliano della verdura.
Lei ha bisogno di cibo vero, al suo stato naturale.
Quindi tutto crudo.
Via tutto quello che a prima vista non è un cibo, via tutto quello che è confezionato, cotto, pastorizzato, via tutti gli zuccheri artificiali, via le cole, thè, caffè.
Accurata visita odontoiatrica per escludere intossicazioni da amalgame in mercurio o sacche di batteri a causa di cavità non ben trattate o denti devitalizzati ormai morti.
La prostata infiammata è direttamente ricollegabile all’acidificazione dell’organismo, quindi, al mattino, abbondanti spremute di agrumi, e soprattutto di pompelmi, per le loro qualità antiinfiammatorie.
E una volta fuori da questo tunnel, sarà Lei a decidere se vuole andare con una, 100, 1000 donne, oppure vivere casto per sempre.
Ma sarà una scelta sua, non farmaco-indotta.