AMMAZZA MOGLIE, FIGLIA, FIGLIO E POI SI UCCIDE. PSICOFARMACI?
Manca ancora un “perché”, e manca ancora la pistola della strage avvenuta l’altro ieri sera in una famiglia perbene a Sannicandro di Bari, dove un farmacista di 55 anni, Michele Piccolo, ha ucciso la moglie Maria, vicesindaco del paese e i figli Letizia e Claudio con un colpo alla testa prima di suicidarsi. Nel pomeriggio di venerdi’, i coniugi erano andati insieme a Bari per una visita specialistica da un neurochirurgo. Piccolo aveva da qualche tempo forti dolori alla schiena che curava con delle infiltrazioni. Non si sa se gli esiti di questa visita abbiano avuto un peso nella tragedia o se a pesare siano state preoccupazioni di altro genere che gravavano su Piccolo e che hanno scatenato in lui una reazione cosi’ distruttiva. Comunque, anche se con alcuni punti oscuri, l’ipotesi dell’omicidio-suicidio resta quella in campo. E’ venuta meno infatti quella (sempre apparsa residuale) della rapina, dopo che sono stati trovati nella cassa della farmacia di famiglia i soldi che, secondo uno zio, Claudio avrebbe dovuto avere con se’ e che sembravano scomparsi. Molti dei chiarimenti attesi arriveranno dalle autopsie che verranno eseguite martedi’ prossimo e che metteranno punti fermi sull’ora della morte delle prime due vittime (Maria Chimienti e la figlia Letizia) e sulle cause del decesso di Piccolo, il cui corpo e’ stato trovato in piscina. Secondo la ricostruzione piu’ accreditata, dopo essere rientrato a casa nel pomeriggio, Piccolo avrebbe ucciso nelle loro camere da letto la moglie Maria e la figlia Letizia per la quale ieri sera si stava organizzando in villa una festa per il ventesimo compleanno. Se fosse confermata la versione di un testimone che ha visto marito e moglie rientrare in auto in paese verso le 17.30, il primo atto della strage sarebbe avvenuto subito dopo. Successivamente, Piccolo avrebbe atteso per qualche ora, fino alle 21, il rientro a casa dopo il lavoro del figlio Claudio, di 24 anni. Lo ha accolto probabilmente a luce spenta (i primi parenti a scoprire il fatto hanno trovato il quadro elettrico staccato) e lo ha colpito alla testa ferendolo a morte. Il ragazzo e’ morto diverse ore dopo nel Policlinico di Bari. Piccolo e’ quindi uscito di casa, forse per disfarsi della pistola. Ha incontrato una amico cui ha consegnato alcuni farmaci che si era impegnato a portagli quando si erano visti la mattina per un caffe’. Quando e’ rientrato ha deciso di farla finita lasciandosi andare in piscina, forse (e per questo si attende l’esito degli esami tossicologici) dopo aver assunto sedativi. Sull’uomo e’ stata fatto l’esame dello stub che fughera’ ogni dubbio sul fatto che sia stato davvero lui a sparare. Della pistola, una calibro 3.80 per la quale Piccolo aveva il porto d’armi, non c’e’ traccia in casa e in giardino e gli investigatori continuano a cercarla. Intanto nella strada che porta alla villa della tragedia dopo lo choc di ieri e il via vai di investigatori e di qualche curioso e’ tornata la calma. Unico segno che ricorda quanto e’ avvenuto, un mazzo di fiori che un vicino di casa ha deposto in silenzio davanti al cancello di ingresso della villa ormai vuota.
Fonte: online-news
Anche se non ho mai creduto molto ai “raptus”, durante i quali il cervello di un essere umano smetterebbe di funzionare, sono sempre stato un “sostenitore” degli omicidi “d’impeto”, cioè, magari, quando durante una furiosa litigata si prende un coltello e lo si ficca nella testa dell’altro.
Qui però ci troviamo davanti a una vicenda, almeno apparentemente, molto diversa.
Pur andando “con i piedi di piombo”, poiché non ho gli elementi per affermare la validità di una versione piuttosto che di un’altra, voglio provare a dire la mia, in base alla mia esperienza e a quanto è fin d’ora emerso.
Via la lobotomizzazione, e vediamo le cose per quello che sono.
Il sig. Piccolo, colui il quale avrebbe sterminato la propria famiglia per poi uccidersi annegando in piscina, era andato da un neurologo poiché praticava delle infiltrazioni alla schiena per dei forti dolori.
Ai neofiti questa affermazione può non far venire in mente nulla, mentre al sottoscritto, che ormai da vent’anni si occupa della materia, quanto testé detto fa scattare un campanello d’allarme.
Dolori alla schiena=neurologo=infiltrazioni=antidepressivi.
Perché dico questo?
Dico questo perché è uso e consuetudine di tantissimi neurologi prescrivere antidepressivi (soprattutto SSRI e SNRI) a basso dosaggio come miorilassanti e contro il dolore.
Tali specialisti non hanno la benché minima idea della potenza delle molecole che vanno a prescrivere, e i pazienti stessi non comprendono di stare assumendo farmaci in grado di alterare profondamente la psiche e il comportamento.
Infatti, come riportato da quasi tutte le testate giornalistiche, il sig. Piccolo si sarebbe lasciato annegare in piscina dopo aver assunto sedativi.
Tranquillanti e antidepressivi vanno quasi sempre a braccetto, e quindi questo rafforza la mia ipotesi.
Ipotesi, preciso, che potrebbe contemplare anche che il sig. Piccolo fosse sotto terapia antidepressiva indipendentemente dai dolori alla schiena.
Ora verrano fatti rilievi, foto, indagini, analisi, decine di carabinieri impegnati.
Si scaverà nelle abitudini di quest’uomo, magari gli si darà del “matto”, magari si imputerà tutto alla crisi economica, ormai la scusante più adottata in casi come questi.
Invece sembra un caso di omicidio-suicidio così tipicamente ricollegabile all’utilizzo degli antidepressivi SSRI-SNRI.
E se fosse così, anche questa volta il vero responsabile non verrà mai perseguito.
È vitale che le vostre storie vengano raccontate. Sto raccogliendo centinaia di elementi utili a dimostrare il collegamento tra psicofarmaci e atti di natura violenta, e in generale dei danni che gli stessi hanno sul fisico e sulla mente.
Scrivete la vostra storia a pbisant@hotmail.com.