ABILIFY E ZYPREXA: VOGLIONO CHE LI PRENDA A VITA.
LETTERA
Salve signor Pietro,
vorrei raccontarle per sommi capi la mia storia e ricevere un parere sulla
sospensione dei farmaci psicotropi e il motivo per cui tale dismissione può
risultare difficile.
Ho 35 anni e zyprexa è stato il farmaco con cui ho curato i postumi di un
episodio di confusione mentale e attacco di panico avvenuto all’età di
vent’anni.
A causa di questo neurolettico sono ingrassata di 20 kg, perché si è innescata
la night eating disorder, cioè le abbuffate notturne e una sonnolenza continua.
All’età di 32 anni ho deciso di sospendere i 5mg di zyprexa che assumevo
superando molti degli effetti di rimbalzo tra cui il vomito, principale
deterrente alla sospensione, e finalmente ho perso i chili eccedenti.
In concomitanza a questa sospensione, durata quasi due anni, ho iniziato un
percorso di cure dentarie (devitalizzazioni, implantologie…) che associate ad
un problema ad un piede mi hanno debilitata e depressa.
Temevo inoltre di riprendere i farmaci e la profezia si è autoadempiuta tanto
che mi ritrovo con un piano terapeutico di 10 mg di abilify.
Lo psichiatra mi ha fatto capire tra le righe che il farmaco si deve assumere
per tutta la vita, pena la comparsa di sintomi psicotici. La mia famiglia non
sarebbe d’accordo alla sospensione del farmaco a meno che lo psichiatra non
proponesse soluzioni alternative, ma questo è impossibile.
Andare da un altro psichiatra per chiedergli di aiutarmi a sospendere il
farmaco è utopico poiché nessuno si prenderebbe la responsabilità e poi ti
risponderebbero che se lo assumi un motivo c’è.
Se prendo l’abilify sono tutti tranquilli poiché li rassicura che niente
accadrà ma io non sono felice in questa situazione e senza nessuno che mi
appoggia, sono costretta ad ingoiare questa pasticca che avrà meno effetti
collaterali di zyprexa ma ne presenta tanti.
Non scendo nella diatriba tra chi è a favore e chi è contrario agli
psicofarmaci, penso però che per chi entra in questo tunnel gli spiragli di
luce per una fuoruscita sono pochi.
Sto leggendo via via i suoi articoli e sicuramente c’è una via d’uscita, ma il
percorso è accidentato.
Grazie per il servizio reso e spero che questa svolta epocale prima o poi
arriverà.
Giusy
vorrei raccontarle per sommi capi la mia storia e ricevere un parere sulla
sospensione dei farmaci psicotropi e il motivo per cui tale dismissione può
risultare difficile.
Ho 35 anni e zyprexa è stato il farmaco con cui ho curato i postumi di un
episodio di confusione mentale e attacco di panico avvenuto all’età di
vent’anni.
A causa di questo neurolettico sono ingrassata di 20 kg, perché si è innescata
la night eating disorder, cioè le abbuffate notturne e una sonnolenza continua.
All’età di 32 anni ho deciso di sospendere i 5mg di zyprexa che assumevo
superando molti degli effetti di rimbalzo tra cui il vomito, principale
deterrente alla sospensione, e finalmente ho perso i chili eccedenti.
In concomitanza a questa sospensione, durata quasi due anni, ho iniziato un
percorso di cure dentarie (devitalizzazioni, implantologie…) che associate ad
un problema ad un piede mi hanno debilitata e depressa.
Temevo inoltre di riprendere i farmaci e la profezia si è autoadempiuta tanto
che mi ritrovo con un piano terapeutico di 10 mg di abilify.
Lo psichiatra mi ha fatto capire tra le righe che il farmaco si deve assumere
per tutta la vita, pena la comparsa di sintomi psicotici. La mia famiglia non
sarebbe d’accordo alla sospensione del farmaco a meno che lo psichiatra non
proponesse soluzioni alternative, ma questo è impossibile.
Andare da un altro psichiatra per chiedergli di aiutarmi a sospendere il
farmaco è utopico poiché nessuno si prenderebbe la responsabilità e poi ti
risponderebbero che se lo assumi un motivo c’è.
Se prendo l’abilify sono tutti tranquilli poiché li rassicura che niente
accadrà ma io non sono felice in questa situazione e senza nessuno che mi
appoggia, sono costretta ad ingoiare questa pasticca che avrà meno effetti
collaterali di zyprexa ma ne presenta tanti.
Non scendo nella diatriba tra chi è a favore e chi è contrario agli
psicofarmaci, penso però che per chi entra in questo tunnel gli spiragli di
luce per una fuoruscita sono pochi.
Sto leggendo via via i suoi articoli e sicuramente c’è una via d’uscita, ma il
percorso è accidentato.
Grazie per il servizio reso e spero che questa svolta epocale prima o poi
arriverà.
Giusy
RISPOSTA
Buongiorno sig.ra Giusy,
e grazie della sua mail, e di aver voluto condividere la sua sofferenza.
Ma quanti siete? Quanta sofferenza la moderna psichiatria sta causando a tutti questi nostri amici umani in tutto il pianeta?
Qualche psichiatria, prima di incatenarla a uno psicofarmaco tanto forte quanto lo Zyprexa (non che gli altri siano acqua fresca naturalmente), ha avuto un barlume di lucidità, e magari scandagliato eventuali cause organiche alla base del suo disturbo?
12 anni di Zyprexa ammazzerebbero un toro.
Eppure, da come scrive, si capisce bene che lei sappia il fatto suo.
Quindi, via la lobotomizzazione, e vediamo le cose per quello che sono.
Gli spiragli ci sono eccome, il corpo umano è infatti una macchina che riesce a riprendersi anche dai peggiori insulti.
Purtroppo è difficile trovare appoggi anche fra i propri cari, dove vige spesso l’ignoranza associata alla paura che gli psichiatri infondono per far sì che la cura non venga mai dismessa.
Quindi, ribadendo come sempre che non sono un dottore e non curo nessuno, semplicemente le dico quello che farei io.
Ribaltamento totale della propria alimentazione, come lei ha ben capito.
Il percorso è accidentato, ma è l’unico da seguire.
Due manopole: la prima è quella del vegancrudismo, e quindi con l’immissione graduale di frutta e verdura crude, unico cibo che per il momento le consiglierei di mangiare, evitando, magari solo temporaneamente, cereali e legumi.
La seconda è quella che va chiusa, sempre lentamente, e cioè quella dei veleni, del farmaco che sta assumendo.
Fino a quando non ci saranno strutture in Italia pronte ad aiutare la gente a dismettere tali sostanze, bisogna utilizzare il fai-da-te, prendendosi anche tutte le responsabilità legali e personali del caso.
Assoluta verifica di amalgame e denti devitalizzati, tramite specialisti che sappiano quale sia la correlazione tra denti e psiche: ho già trattato l’argomento più e più volte, e basta una ricerca veloce nel blog per leggere i relativi articoli. Non smetterò mai di sottolineare la connessione tra amalgame al mercurio e denti devitalizzati e disturbi mentali.
Si ricordi che nessuno in questo momento pensa a come lei stia, se riesce a sorridere, emozionarsi, incuriosirsi, innamorarsi, avere del sano desiderio sessuale, aver voglia di fare un passeggiata.
Lei è sedata, e quindi sono tutti tranquilli.
Loro sono tranquilli, lei è infelice.
Si intitola “En e Xanax” il nuovo inedito di Samuele Bersani, cantautore che io stimo, che si è tatuato sul braccio il nome di questi due ansiolitici e annuncia che il contenuto della canzone è davvero speciale.Staremo a vedere cosa si nasconde dietro questo titolo così inquietante.Grazie della risposta.Giusy
io ho preso per dieci anni 17,5 di zyprexa e ora sono passato all'ablify dopo che ho avuto un problema di diabete. di abilify prendo 20. è robbetta la tua. 🙂
Certo, più alto è il numero di farmaci e la posologia, più aumentano gli effetti collaterali e la sedazione. Per alcune persone, però, anche una dose come 2,5 mg di zyprexa, che per alcuni può essere irrisoria, può avere effetti pesanti.