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MAVERAL, LITIO, RISPERDAL E LAMICTAL: MI HANNO TOLTO L’ENERGIA VITALE

LETTERA

Buongiorno Signor Bisanti,

sono ***** da ******-
In seguito a crisi psicotica e depressione (nessun medico ha tenuto conto che in quel periodo avevo una situazione famigliare particolarmente difficile: mamma da seguire 24 ore su 24, in ossigenoterapia, uso di ventilatore e trapianto di rene; due bimbi piccoli; una casa grande; un lavoro part time e un marito che non mi capiva per niente) mi hanno diagnosticato una depressione bipolare.
All’inizio sono stata curata con Litio e Maveral (antidepressivo). Il Maveral l’ho dismesso molto presto (sotto prescrizione medica) e ho mantenuto il litio.

Non essendomi informata bene ho dismesso il litio da sola e bruscamente. Questo mi ha provocato una brutta ricaduta, sono stata in ospedale e da lì mi hanno prescritto una terapia con Risperdal uso depot e Lamictal da 25 mg. Dopo parecchia insistenza verso lo psichiatra sono riuscita a passare dalla formula depot (che mi procurava problemi fisici come assenza di mestruazioni, pressione bassa, edema alle caviglie, aumento di peso) alle pastiglie di Risperdal da 2 mg. 

Ho contemporaneamente iniziato delle sedute di psicoterapia. Inoltre sotto osservazione dello psichiatra sono scesa a 1mg di Risperidone e ho aumentato a 50 mg il Lamictal (che funziona secondo lui da antidepressivo). Ora avendo difficoltà’ di concentrazione, confusione mentale, problemi di memoria, appiattimento affettivo, priva di energia vitale,  in compagnia non c’è più la capacita’ di rispondere alle battute dando l’impressione di essere un po’ intontita e, avendo letto che il Risperdal può creare seri danni al cervello sono molto preoccupata.
Al più presto voglio togliere il Risperdal e in seguito il Lamictal (che ho già’ diminuito a 25 mg) perché ho l’impressione di avvelenarmi e di perdere le mie capacità cognitive. Inoltre lo psicoterapeuta che mi segue mi trova bene. Secondo lei i sintomi che ho attualmente potranno migliorare dopo la dismissione degli psicofarmaci oppure oramai il danno e’ fatto e non si può più fare nulla? Cosa mi consiglia? Io vorrei ritornare a essere me stessa e non più una drogata o una tonta in seguito all’assunzione di psicofarmaci. Anche perché svolgo un lavoro dove è necessaria la concentrazione e la lucidità mentale (impiegata addetta al controllo della fatturazione in una società). Inoltre vorrei acquistare il suo libro. È possibile pagarlo in contrassegno?
In attesa di un suo riscontro, La ringrazio e Le porgo distinti saluti.

RISPOSTA
Buongiorno sig.ra Anonima,
e grazie di aver scritto a questo piccolo uomo.
Come dico sempre, non sono un medico, non faccio diagnosi, non curo nessuno né prescrivo alcunché, e ben me ne guardo dal farlo, essendo io stesso un autentico sostenitore della capacità autoguaritiva del corpo umano, allorquando gliene venga data la possibilità.

Veniamo a noi.

Via anzitutto la lobotomizzazione, e vediamo le cose per quello che sono.

Voglio portarla a fare un ragionamento: ma come diavolo è possibile avere voglia di vivere, energia vitale, affettività e focus mentale quando all’interno del suo cervello gli psichiatri stanno giocando al piccolo chimico?

Il nostro corpo è un sistema infinitamente complesso, che si autoregola allorquando viene lasciato in pace.

Invece, nel suo caso, lei mi sembra un “maialino da cavia”: così non la guariranno, la uccideranno invece.

Lei stessa se ne sta accorgendo ed è quindi arrivata su questo blog.

Ora, questo è il piano di battaglia.

Non sono legalmente autorizzato a fornire consigli medici, in quanto solo questi “professionisti” possono mandare le persone al camposanto con la benedizione della Legge.

Le dico quindi quello che farei io.

Scalerei prima il Risperdal, il 10% al mese, per poi procedere con il Lamictal.

Questo secondo protocolli diffusi, poiché il Lamictal, in funzione di stabilizzatore dell’umore, le darebbe una “copertura” mentre scala l’antipsicotico, che, mi creda, non è per nulla una passeggiata.

Deve prepararsi alle immancabili crisi eliminative, senza spaventarsi, poiché altro non sono che il tremendo sforzo del corpo di tornare a una situazione di equilibrio.

Scalaggio lento e passaggio a un’alimentazione vegana, crudista quanto basta.

Via subito i due nemici principali della salute mentale: glutine e latticini.

Diminuzione delle proteine animali fino alla loro totale eliminazione.

Via tutto quello che non assomiglia a un cibo, inclusi zuccheri artificiali e tutto quello che è confezionato e riempito di conservanti, aromatizzanti, esaltatori di sapidità etc…

La propria alimentazione dovrà essere basata, al momento, su:

1) agrumi al risveglio
2) frutta durante la mattinata e lontano dai pasti
3) pranzo e cena che cominciano con un piattone di verdura cruda, seguito da verdura cotta, amidacei, legumi o cereali senza glutine

Non ci sono scorciatoie, non ci sono strade alternative: la guarigione arriva, ma bisogna dare fiducia al miglior medico del mondo, il proprio sistema immunitario.

Grazie per il pagamento del libro, che parte domani mattina.

Non abbia paura di danni permanenti, il corpo ha una enorme capacità di reazione.

Ma basta, dico basta, pensare che i problemi fisici e non possano essere superati imbottendosi di questa chimica demoniaca.

Io ci sono.

Forza e coraggio
Pietro Bisanti


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Siamo ora in grado di offrire un servizio di tutela legale, per chiunque si trovi tra le maglie della psichiatria o abbia subito da essa un danno.
Il concetto è molto semplice: chi può pagare poco, paga poco; chi non può pagare nulla, non pagherà nulla e noi interverremo comunque, per il semplice concetto che un essere umano in difficoltà deve sempre essere aiutato; chi può pagare tanto, pagherà il giusto e sarà a sua discrezione donare qualcosa a questa causa.
In questo modo, in base alle proprie possibilità, questo innovativo servizio potrà rimanere in piedi, senza sprofondare dopo due giorni.

SIAMO INOLTRE IN GRADO DI FORNIRE UN SERVIZIO DI ASSISTENZA PSICOLOGICA NON ATTRAVERSO IL SOLITO “PSICOLOGO DA LETTINO”, BENSI’ CON L’AUSILIO DI PROFESSIONISTI CHE AIUTINO VERAMENTE, SENZA “INCOLLARE” IL PAZIENTE A VITA.

Noi ci siamo. Per tutti, nel limite delle nostre possibilità.

DISMISSIONE CITALOPRAM DOPO DIECI ANNI: ECCO L’INFERNO CHE VI ASPETTA

LETTERA

Gentilissimo non Dott Bisanti, le scrivo perché la mia vita sta andando in pezzi. Ho 48 anni compiuti, 2 figli, e fino a ieri anche un marito. Il fatto è questo: iniziato citalopram circa 10 anni fa; stavo di un male indescrivibile, ma stranamente credo, anche dolori lancinanti alla spina dorsale, attacchi di panico, ansia emotiva a livelli assurdi, panico totale anche solo guidando la macchina. 

Allora avevo figli piccoli e mi sentivo talmente inadeguata anche solo per accompagnarli ad un parchetto, che ho dovuto darmi x mamma fuori uso x qualche tempo…ignorante su tutte le tematiche inerenti la depressione ho deciso di consultare uno psicologo che ci ha messo 0,5 secondi a passarmi allo psichiatra. Da qui la via crucis x trovare un antidepressivo che potesse alleviare le mie sofferenze. Mesi e mesi sperimentando un farmaco dopo l’altro sempre nella mia ingenua convinzione che se non lo sanno i dottori…..

Vabbè ripeto mesi di una sofferenza indescrivibile, fino al citalopram che dopo quasi un mese mi ha dato un po’ di sollevo….che dire? gridavo al miracolo;  finalmente stavo quasi bene. ci ho messo comunque anni ad uscire nel senso letterale del termine, uscire da casa, uscire dal guscio ecc.


Mi è stato proposto qualche mese fa di riprendere una sorta di attività lavorativa molto leggera ed ho accettato volentieri nella speranza di non aver perso definitivamente pure la mia “intelligenza”. Mi sono trovata talmente bene in questa nuova versione della mia vita da pensare di stare bene ed ho accompagnato il tutto con la dismissione del citalopram. Dopo 10 e passa anni di terapia sentivo che doveva essere quello il momento di sospendere seppur gradualmente.

Due mesi di quasi benessere senonché m’insorgono sintomi stranissimi, acufeni scosse elettriche che io colloco fra il cervelletto e l’ipotalamo, sensazione d’avere la testa sott’acqua, ma sempre! non 2 o 3 minuti! difficoltà di parola, di elucubrazione, di connessioni mentali, problemi mnemonici ecc. sintomi x me talmente strani che ho pensato in primis ad una malattia degenerativa. 

Fatto analisi di ogni tipo, risultato solo una diminuzione abbastanza significativa dell’udito peraltro mai riscontrata ne tantomeno avvertita: e siamo punto e a capo. Io sapevo perfettamente che i miei problemi non avevano nulla a che fare con l’udito, ma sa meglio di me che tuttora che entri nel circolo del totodiagnosi i dottori ti trattano come se fossi pseudodeficiente. 

Eseguite visite varie ed esami clinici. I referti mi sembrano una schedina del totocalcio, + asterischi che altro. Da un paio di giorni pero’ quelli che prima consideravo sintomi sensoriali sono cambiarti radicalmente. Adesso mi è insorta una depressione tangibilissima, attacchi violenti pensieri che definire negativi è blando, aggressività (mai avutaaaaaaaaaaaaaaa!!!!!!!!!) tant’è che mio marito mi ha lasciata, ha paura, non sa come potermi aiutare e l’unico modo che ha trovato x proteggere se stesso è stato quello di mollarmi. S’immagini dopo 20 anni di matrimonio e vicissitudini, mi trovo da sola nel momento nel quale fatico pure a connettere. Non ho la minima intenzione grazie anche a lei (il dubbio m’era già sorto)
di riprendere gli antidepressivi, ma mi sembra di essere davvero un satellite impazzito. Non mollo, morirò chè mi scoppierà il cuore nel petto dall’ansia ma almeno sarò lucida. Grazie x aver scoperchiato il vaso di pandora. So che ha un’infinita’ di mail alle quali rispondere, gradirei una sua opinione egoisticamente al + presto. 

Con infinita stima


RISPOSTA
Buongiorno sig.ra Anonima,
e grazie di aver scritto a questo piccolo uomo.
Come dico sempre, non sono un medico, non faccio diagnosi, non curo nessuno né prescrivo alcunché, e ben me ne guardo dal farlo, essendo io stesso un autentico sostenitore della capacità autoguaritiva del corpo umano, allorquando gliene venga data la possibilità.

Veniamo a noi.

Via anzitutto la lobotomizzazione, e vediamo le cose per quello che sono.

Il suo “caso” è veramente da “manuale”.

Lei sta provando sulla sua pelle che cosa siano veramente gli psicofarmaci: sono le sirene di Ulisse, che prima ti ammaliano, e poi ti distruggono.

Vuole sapere cosa le è successo?

Lei ha semplicemente tolto al suo organismo una sostanza stupefacente, che lo costringeva ad andare avanti in una condizione di disequilibrio.

Ecco che tolto il Citalopram, il corpo si trova spiazzato, e mostra ora tutti i segni di una chiarissima astinenza.

Gli psichiatri le diranno invece che la “sua malattia sta tornando”, e che quindi avrà bisogno del farmaco a vita.

Tutte balle. Le daranno invece il colpo di grazia.

Ora, ai sensi dell’art. 32 della nostra Costituzione, prenda in  mano la sua salute.

Prima cosa: stia alla larga dagli psicofarmaci (e dai farmaci in genere).

Seconda cosa: tratti il suo corpo non come un cesto dell’immondizia, ma come un involucro che le serve e che deve essere rispettato, mantenuto quindi nella più perfetta funzionalità.

Via subito i due nemici principali della salute mentale: glutine e latticini.

Diminuzione delle proteine animali fino alla loro totale eliminazione.

Via tutto quello che non assomiglia a un cibo, inclusi zuccheri artificiali e tutto quello che è confezionato e riempito di conservanti, aromatizzanti, esaltatori di sapidità etc…

La propria alimentazione dovrà essere basata, al momento, su:

1) agrumi al risveglio
2) frutta durante la mattinata e lontano dai pasti
3) pranzo e cena che cominciano con un piattone di verdura cruda, seguito da verdura cotta, amidacei, legumi o cereali senza glutine

Capire che tutto quello che ci sta succedendo (e le crisi che arriveranno) passeranno, e che sono solo ed esclusivamente lo sforzo del corpo umano di tornare a uno stato di salute ed equilibrio, e che quindi sono una cosa POSITIVA.

Non ci sono formule magiche, non ci sono scorciatoie.

Lei rispetti il suo corpo, e il suo corpo rispetterà lei.

Io ci sono

Pietro Bisanti

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Il concetto è molto semplice: chi può pagare poco, paga poco; chi non può pagare nulla, non pagherà nulla e noi interverremo comunque, per il semplice concetto che un essere umano in difficoltà deve sempre essere aiutato; chi può pagare tanto, pagherà il giusto e sarà a sua discrezione donare qualcosa a questa causa.
In questo modo, in base alle proprie possibilità, questo innovativo servizio potrà rimanere in piedi, senza sprofondare dopo due giorni.

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Noi ci siamo. Per tutti, nel limite delle nostre possibilità.

COSI’ GLI PSICOFARMACI VI FOTTONO. PRIMA EUTIMIL, E ADESSO ZOLOFT

LETTERA

Purtroppo li ho presi (eutimil) per anni in seguito a una depressione, il fatto è che adesso pareva di essermene liberato finalmente, è bastato prendere ansiolitici in un momento di stress per bloccare tutto il lavoro di rinascita spontanea, anche perché andava sempre meglio ormai da nove mesi, infatti me ne hanno dati di più dicendo che è meglio, poi li ho tolti perché le cose giravano bene, ma loro stessi mi hanno reso nervoso fino a causare un crollo, adesso mi dicono che devo andare avanti con lo zoloft, assurdo. Cmq so che non può dirmi cosa fare, grazie lo stesso. La mia vuole essere una testimonianza che gli psicofarmaci vanno sempre evitati anche gli ansiolitici a meno di casi molto gravi. Cmq mi saprebbe indicare un medico esperto nel campo della dismissione dei farmaci? 


RISPOSTA
Buongiorno Anonimo,
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Veniamo a noi.

Via anzitutto la lobotomizzazione, e vediamo le cose per quello che sono.

Quando un’azienda alimentare deve preparare una nuova salsa da mettere in commercio, se non lavora eticamente, non farà altro che testare in laboratorio gli ingredienti chimici “migliori” per ingannare i sensi del futuro consumatore.

Ti vendono merda… ma merda che sa di buono.

Lo stesso vale per gli psicofarmaci.

Sono sostanze chimiche create in laboratorio secondo un procedimento ben preciso, mica a casaccio.

E molto spesso il loro “lavoro” lo fanno “bene”.

Che significa che in realtà una spinta vigorosa all’umore, nel caso degli antidepressivi, arriva eccome.

Senza considerare quindi la marea di effetti mostruosi di questi farmaci, soffermiamoci sul fatto che, quando funzionano, fanno gridare al miracolo.

Ma il loro vero volto, molto spesso, lo fanno vedere proprio quando tenti di toglierli…

Come nel suo caso…

Un periodo di benessere, per poi ricevere una mazzata allucinante, che fa capire che non si è guariti per niente…anzi…

Non si è fatto altro che reprimere i sintomi, aggiungendo un problema ad un altro…

E la risposta degli psichiatri è sempre la stessa: farmaci, farmaci e solo farmaci.

Le dico cosa farei io se fossi in lei, ma le ricordo che non sono legalmente autorizzato a darle consigli medici.

Solo i dottori possono mandare la gente al camposanto con la benedizione della Legge.

Prima cosa da fare: assumersi la responsabilità della propria salute, ai sensi dell’art. 32 della nostra Costituzione.

Capire che il suo corpo è intossicato fino al midollo dai farmaci che ha assunto per anni.

Smettere di prendere farmaci, e abbracciare senza riserve un’alimentazione vegana, crudista quanto basta, da raggiungere con assoluta calma e moderazione.

Via subito i due nemici principali della salute mentale: glutine e latticini.

Diminuire fino all’eliminazione le proteine animali.

Via tutto quello che a prima vista non sembra un cibo, zuccheri artificiali compresi.

Basare per il momento la propria alimentazione su frutta, verdura, cereali senza glutine, amidacei e legumi.

Aspettarsi quelle che vengono definite “crisi eliminative”, e cioè lo sforzo disintossicativo che il corpo fa quando messo in condizioni di farlo.

Si procuri immediatamente il mio libro “Assassini in pillole: la Psichiatria moderna vista con gli occhi di un carabiniere”, dove troverà le risposte a tutte le sue domande.

Questa è a mio umile parere l’unica strada per ottenere una guarigione che sia duratura, ma soprattutto VERA.

Per quanto riguarda la sua domanda, non conosco uno psichiatra che possa assisterla nella dismissione.

La tendenza è infatti sempre quella di abbondare e mai di togliere.

Nel suo caso, con lo Zoloft preso da pochissimi giorni, potrebbe anche prendersi la responsabilità di eliminarlo senza scalaggio, così come anche indicato in molti protocolli internazionali di dismissione.

Il problema sono gli anni pregressi, che hanno sicuramente segnato il suo corpo.

Ci vuole pazienza e determinazione, capendo che quello che ci succederà fa parte del processo di guarigione, circondandosi di persone che ci vogliono bene e che possono sostenerci nel momento del bisogno.

Se non vuole eliminare lo Zoloft di colpo, di solito lo scalaggio è del 10% al mese.

Io sono qui.

Forza e coraggio

Pietro Bisanti

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In questo modo, in base alle proprie possibilità, questo innovativo servizio potrà rimanere in piedi, senza sprofondare dopo due giorni.

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NICOTINA E GLUTINE FORTISSIME DROGHE… E UNA VOGLIA MATTA DI DIVENTARE CRUDISTA

Ciao Pietro,
Sono Valentina, ti ho scritto qualche mese fa in un periodo molto brutto…e tu come un angelo e con la forza delle tue parole sei riuscito a risvegliarmi. Ho ancora tanto su cui lavorare e tante abitudini ancora da cambiare (mi sono resa conto di come la nicotina e il glutine siano mere dipendenze e sono uno scoglio da superare che mi sembra gigantesco). Il mio obiettivo è di riuscire presto a diventare totalmente crudista e grazie a te, sono fiduciosa! Mi sembra la più semplice e giusta delle verità. Grazie ancora.. Ti scrivo perché vorrei comprare la versione cartacea del tuo libro sia perché spero così di superare ciò che ancora mi limita sia per farlo leggere poi ad altri, sperando nel mio piccolo di far aprire gli occhi anche a chi mi è vicino. Aspetto istruzioni per l’acquisto. 
Immensamente grazie….

Valentina


RISPOSTA
Ciao Valentina,
grazie del tuo stupendo messaggio, che mi permette di ribadire ancora una volta il concetto basilare su cui si fonda praticamente tutto questo enorme lavoro informativo.
Il cibo può farci guarire o ammalare, e ha un’influenza mostruosa tanto sul piano fisico che su quello mentale.
Il crudismo è l’apice di un percorso in positivo, purché non si faccia l’errore di trasformarlo in un abbuffarsi di oli, noci, semi ed avocado: crudismo significa frutta a volontà e un po’ di verdura cruda, praticamente il modo perfetto di alimentarsi per l’essere umano.
Ci sono poi tanti stadi intermedi, che coinvolgono o meno anche il piano etico, che ritengo però anch’esso fondamentale.
Non si possono avere, come dico io, “pensieri puliti” se si introduce all’interno del proprio corpo un pezzo di cadavere in putrefazione, almeno non nella razza umana.
Ma non si possono avere “pensieri puliti” anche introducendo una proteina altamente infiammabile e incompatibile come il glutine.
Ogni specie animale vive vibrando di salute solo ed esclusivamente consumando il cibo che Madre Natura ha scelto per essa, senza sgarri mensili, settimanali o giornalieri.
Lì bisognerebbe arrivare tutti, ma la rigidità non porta mai da nessuna parte.
Quindi, via i cadaveri dalla dieta, via i latticini. Chi non può farne a meno, specialmente all’inizio, consumi delle uova ruspanti che non siano figlie della violenza e dello sfruttamento. 
Chi non vorrà, per libera scelta, raggiungere alti picchi di crudismo, continui a tenere nel suo menù tutte le verdure anche cotte, i legumi, le patate e i cereali senza glutine.
Il mio consiglio è semplice: ascoltatevi ogni giorno, sarà il corpo stesso a dirvi cosa fare se non lo addormenterete ogni giorno con tonnellate di spazzatura alimentare e spirituale.
Grazie infine per l’acquisto del libro e per il tuo contributo a questo incredibile e senza precedenti lavoro informativo
Pietro Bisanti

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SCHIANTO AEREO GERMANWINGS: LA MODERNA PSICHIATRIA FA FUORI 150 PERSONE IN UN COLPO SOLO

Non mi perderò in molte parole.
Fioccano come i funghi i talk-show, ove ognuno dice la sua su questo incidente.
Per me il rispetto viene dimostrato anzitutto dalla riservatezza; virtù, questa, ormai abbandonata.
Ci si alza al mattino e si parla di 150 cadaveri polverizzati come se si stesse parlando di calcio.
150 cadaveri che sono, a mio umile parere, causa e conseguenza dell’ormai incontrollabile diffusione di quelle che io chiamo “pillole assassine”: gli psicofarmaci.
Il pilota era depresso. Depressione=cura. Cura=antidepressivo SSRI-SNRI.
Questa particolare classe di psicofarmaci, ormai chi lo nega è semplicemente in malafede, è responsabile di gran parte dell’insensata e incontrollabile epidemia di violenza dei nostri giorni.
Barricarsi dentro una cabina di pilotaggio, rimanendo insensibili alle urla di chi sa che sta per morire, significa essere stati catapultati in una dimensione che nulla a che vedere con la realtà.
La dimensione creata dagli antidepressivi. Al copilota causa di questa tragedia sarà semplicemente sembrato normale fare ciò che ha fatto.
Come è normale impiccarsi o prendere a coltellate il proprio partner nel sonno, senza avvisaglia alcuna, quando sotto l’influenza di queste sostanze.
Questo blog, dopo 14 anni di studio e osservazione, è praticamente l’unico faro nella notte per quanto riguarda il vero volto della Psichiatria e degli psicofarmaci.
Preparatevi. Queste pillole assassine stanno permeando tutti gli strati della società.
E sarà sempre peggio.
Pietro Bisanti

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Noi ci siamo. Per tutti, nel limite delle nostre possibilità.

UN MESSAGGIO DI LUCE

LETTERA

Signor Bisanti, ho avuto piacere di visitare il suo blog; la ringrazio immensamente per l’aiuto che offre a persone considerate “casi disperati”….il suo messaggio è veramente una luce, per chi ancora ha la capacità di credere in se stesso, ed è conscio che la sua vita è troppo importante per gettarla in un baratro, in una strada senza ritorno! Cordiali saluti, Serena Loche

Inviato da iPhone

RISPOSTA
Buongiorno sig.ra Loche,
e grazie del suo bellissimo messaggio di incoraggiamento.
Stiamo aiutando tantissime persone, ma, non smetterò mai di ripeterlo, si può essere aiutati SOLO ED ESCLUSIVAMENTE se si vuole farsi aiutare.
Chiunque pensi che nella vita sia impossibile fare delle “rinunce” alimentari al fine di poter stare meglio, allora che stia alla larga dal blog, sarebbe infatti solo tempo perso.
Questo mastodontico lavoro di informazione è inutile se non si è determinati nella voglia di cambiare.
Noi non ci fermeremo mai.
Avanti così.
Pietro Bisanti

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Siamo ora in grado di offrire un servizio di tutela legale, per chiunque si trovi tra le maglie della psichiatria o abbia subito da essa un danno.
Il concetto è molto semplice: chi può pagare poco, paga poco; chi non può pagare nulla, non pagherà nulla e noi interverremo comunque, per il semplice concetto che un essere umano in difficoltà deve sempre essere aiutato; chi può pagare tanto, pagherà il giusto e sarà a sua discrezione donare qualcosa a questa causa.
In questo modo, in base alle proprie possibilità, questo innovativo servizio potrà rimanere in piedi, senza sprofondare dopo due giorni.

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XANAX, LAROXYL, DAPAROX, STILIDEN E RISPERIDONE: MI SENTO UN PERFETTO CRETINO A 22 ANNI

LETTERA

Ciao Pietro, girovagando per il web in cerca di soluzioni al mio malessere ho trovato il tuo blog. Io ho 22 anni e da più di due anni faccio uso di ansiolitici e antidepressivi prescritti dallo psichiatra. Ho cominciato fine estate 2012 con xanax laroxil e daparox fino ad aprile 2014, quando pensavo di aver risolto i miei problemi. Nei mesi successivi ho avuto attacchi di panico forti, crampi allo stomaco insopportabili e poi dolori a reni, polmoni, cuore e tachicardia. Sono dovuto riandare da un nuovo psichiatra e da più di un mese prendo stiliden e risperidone. I dolori mi sono diminuiti notevolmente ma in compenso mi sento poco lucido, un perfetto cretino. Mi sento drogato sballato. Sono veramente molto sfiduciato. 
Aggiungo che da circa due mesi, faccio una dieta senza glutine. 
Pensi si possano risolvere i miei problemi? Grazie in anticipo.

Lettera firmata

RISPOSTA
Buongiorno Anonimo,
e grazie di aver scritto a questo piccolo uomo.
Come dico sempre, non sono un medico, non faccio diagnosi, non curo nessuno né prescrivo alcunché, e ben me ne guardo dal farlo, essendo io stesso un autentico sostenitore della capacità autoguaritiva del corpo umano, allorquando gliene venga data la possibilità.

Veniamo a noi.

Via anzitutto la lobotomizzazione, e vediamo le cose per quello che sono.
La domanda che mi fai è di una “banalità” incredibile, e quindi te la rigiro.
Se ogni giorno tu dovessi bere della candeggina, e avessi quindi bruciore di stomaco e molti altri sintomi, ti meraviglieresti di questo o riusciresti ad associare immediatamente che è la CANDEGGINA a provocarti tutto ciò?
Come diavolo si fa a pensare di assumere un composto di totale sintesi chimica e di stare bene, e che il nostro corpo non reagisca a esso pesantemente?
In questo momento, con l’assunzione di un antipsicotico come il Risperidone e di un antipderessivo SSRI come lo Stiliden (principio attivo Paroxetina) come credi poterti sentire?
Il tuo cervello è inondato di sostanze chimiche ottundenti (antipsicotico) e attivanti (antidepressivo).
Il tuo psichiatra sta giocando a fare con te il piccolo chimico. Sei una cavia, e nemmeno te ne rendi conto.
Vuoi risolvere i tuoi problemi?
Prendi in mano legalmente la tua salute, ai sensi dell’art. 32 della nostra Costituzione, assumendotene tutte le responsabilità.
In questa società infatti, un medico può mandarti a morire con la benedizione della Legge, e io, non essendo medico, sono tenuto a rispettarla comunque, anche se le mie idee sono esattamente all’opposto.
Scalaggio lento, iniziando con l’antidepressivo, al massimo del 10% al mese.
La dieta senza glutine è un buon inizio, ma bisogna abbracciare un veganismo più profondo, eliminando gradualmente proteine animali, latticini, zuccheri artificiali, e tutto quello che a prima vista non è un cibo, in favore, sempre gradatamente, di quantità sempre maggiori di frutta e verdura.
Non potrai mai sapere chi sei veramente, e come ti senti veramente, fino a quando avrai in corpo un composto chimico e continuerai a ingurgitare spazzatura al posto di cibo vero.
Leggi il mio libro “Assassini in pillole: la Psichiatria moderna vista con gli occhi di un carabiniere” e poi fai la tua scelta.
Io ci sono

Pietro Bisanti

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11 ANNI DI FARMACI: ZYPREXA, SERENASE, CITALOPRAM, TAVOR, PROZIN. UNA VITA DISTRUTTA

Ciao Pietro,
sono 11 anni che mi danno varie medicine, tra cui Zyprexa, Serenase, Citalopram, Tavor, Prozin, lo psichiatra mi ha sempre imbottito abbastanza senza mai un granché di dialogo per risolvere i miei disagi, sono diventato ormai incapace di relazionarmi con gli altri, e ho molti effetti collaterali tra cui disfunzioni erettili e di desiderio, stanchezza, dormo molto ma mi sveglio già stanco, attenzione molto ridotta e anche memoria molto ridotta, ho difficoltà grosse per fare le mie ore di lavoro, una disfatta completa della psichiatria.
Non ho mai fatto uso di cannabis o altre droghe.
Da circa 2 mesi sto leggendo il tuo blog, e ho modificato molto la mia dieta, mangio molta più frutta e verdura, che prima era pressoché assente, pasta senza glutine e latte senza lattosio, pochissima carne, per arrivare poi ad essere vegano gradatamente, non so se faccio bene, mi fanno paura le crisi eliminative dato che ho preso tante medicine e perciò tossine. Però spesso dopo circa 1 ora dal pranzo mi vengono delle crisi di stanchezza improvvise e molto forti, perché? È perché avendo cambiato la mia dieta e mangiando molta più frutta e verdura, il sangue più fluido, le medicine che prendo hanno un effetto maggiore? Dovrei perciò già calarle?
Poi da 4 anni ogni volta che arriva l’estate mi vengono giramenti di testa molto forti che mi durano ore, solo sul lavoro cioè quando mi devo impegnare con il cervello, mi gira tutto, mi si annebbia la vista, talmente forte che non riesco a lavorare, io ho detto al mio psichiatra che sono le medicine ma lui cambia discorso e dice che le medicine non hanno effetti collaterali. Leggendo i foglietti delle medicine ci son scritti tanti possibili effetti collaterali, io ne ho almeno la metà e ho letto anche morte improvvisa.. Dato che il mio datore di lavoro vuole che mi sforzo sul lavoro per fare le mie ore e i suoi pezzi, io ho paura..
Mi piacerebbe molto poter parlare con te, poter essere seguito nello scalaggio dei medicinali che desidero fare e ho altro da chiederti, posso avere il tuo numero?
Grazie tanto per quello che fai.

Lettera firmata

RISPOSTA
Ciao Anonimo,
e grazie di aver scritto a questo piccolo uomo.
Come dico sempre, non sono un medico, non faccio diagnosi, non curo nessuno né prescrivo alcunché, e ben me ne guardo dal farlo, essendo io stesso un autentico sostenitore della capacità autoguaritiva del corpo umano, allorquando gliene venga data la possibilità.

Veniamo a noi.

Quello che ti è accaduto e che ti sta accadendo è il classico esempio della disfatta della folle Psichiatria moderna, capace solo di imbottire il malcapitato di turno.

Ma tu hai una marcia in più, e, nonostante tutta questa mostruosa infinità di farmaci, hai mantenuto una invidiabile lucidità.

Il cambio dieta non basta. Ritroverai il tuo IO solo ed esclusivamente quando il tuo corpo funzionerà senza il controllo di alcun composto chimico.

La mia risposta a tutte le tue domande è semplicemente una: scalaggio, dando il tempo al corpo di ristabilirsi dopo anni e anni di insulti farmacologici senza fine.

Sarò lieto di parlarti, di darti tutti i consigli e il supporto del caso, ma non posso prendermi responsabilità mediche e legali che non mi competono.

Dovrai quindi, ai sensi dell’art. 32 della nostra Costituzione, prenderti la responsabilità diretta delle tue scelte.

Ci sentiamo via mail.

Forza e coraggio

Pietro Bisanti

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Il concetto è molto semplice: chi può pagare poco, paga poco; chi non può pagare nulla, non pagherà nulla e noi interverremo comunque, per il semplice concetto che un essere umano in difficoltà deve sempre essere aiutato; chi può pagare tanto, pagherà il giusto e sarà a sua discrezione donare qualcosa a questa causa.
In questo modo, in base alle proprie possibilità, questo innovativo servizio potrà rimanere in piedi, senza sprofondare dopo due giorni.

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Noi ci siamo. Per tutti, nel limite delle nostre possibilità.


MILLE DIAGNOSI DIVERSE: DEPAKIN, MUTABON E IPOTIROIDISMO

LETTERA

Salve sono un ragazzo di 30 anni. 
Ho letto con curiosità alcune sezioni del suo blog.
Da qualche anno sono nel vortice di psichiatri, psicologi e psicofarmaci più disparati. Alcune volte funzionanti altre volte meno. Sono affetto anche da ipotiroidismo prendo tirosint da 75. Attualmente mutabon Ad e depakin chrono 500. Mille “diagnosi” psichiatriche. Si vede che non sanno neanche loro dove andare a parare. 
Sono anche io dell’opinione che gli psicofarmaci siano “veleno”. Ma a volte mi sono trovato sul margine ed ho dovuto “cedere”. Stanchezza cronica, eccessiva preoccupazione x gli eventi. 
Il fatto stesso di prendere farmaci mi mette ansia. Anzi non poche volte mi trovo a pensare se il mio cervello non abbia subito danni dopo le varie “cure”. E ciò mi martella.
Vorrei la sua modesta opinione e consiglio come sempre.
Saluti.

Lettera firmata

Buongiorno Anonimo,
e grazie di aver scritto a questo piccolo uomo.
Come dico sempre, non sono un medico, non faccio diagnosi, non curo nessuno né prescrivo alcunché, e ben me ne guardo dal farlo, essendo io stesso un autentico sostenitore della capacità autoguaritiva del corpo umano, allorquando gliene venga data la possibilità.

Veniamo a noi.

La prima cosa che voglio farle notare è questa: il corpo non è diviso a compartimenti stagni, un po’ come i mattoncini della Lego.

Tutti i nostri organi, cellule, tessuti sono intimamente collegati fra loro, e se da una parte qualcosa funziona male, ecco che un’altra parte, magari anche distante, può esserne negativamente influenzata.

Intestino e cervello, ad esempio, sono collegati, anche a livello di nervi.

Per questo, un intestino intasato e in disbiosi può essere la causa di disturbi mentali anche severi.

Capito questo, si trova subito il collegamento tra il suo diagnosticato ipotiroidismo e le successive diagnosi psichiatriche.

Sono due facce della stessa medaglia, e la soluzione non la si trova di certo continuando ad imbottirsi di farmaci, psichiatrici e non.

Il nemico è uno solo, e si chiama tossemia interna.

E la causa principale dell’accumulo di tossine è e rimane l’alimentazione errata.

Ora, lei è il solo detentore del potere di scelta riguardo alla sua salute, ai sensi dell’art. 32 della nostra Costituzione.

Se non in Trattamento Sanitario Obbligatorio, lei ha la possibilità di fare quello che meglio ritiene.

Le dico cosa farei io al suo posto.

Scalaggio lento e graduale dei farmaci, compreso quello per la tiroide, iniziando con un farmaco alla volta, eliminando non più del 10% al mese, così come da collaudati protocolli standard.

Abbracciare senza riserve un’alimentazione vegana, crudista quanto basta, anche questo secondo un percorso graduale.

Circondarsi di persone che possano arginare le crisi da dismissione, che possono essere mostruosamente pesanti da gestire, tanto da farla ripiombare sotto le amorevoli cure dello psichiatra, che avrà una ragione in più per etichettarla come “paziente che rifiuta le cure”.

Lei stesso ha definito gli psicofarmaci come “veleno”. Io, invece vado oltre, etichettando tutti i farmaci come veleno, e sono della convinzione che la farmacologia debba rimanere solo ed esclusivamente relegata alla fase di urgenza e pericolo di vita. Tutto il resto è secondo me solo accanimento terapeutico.

I farmaci assopiscono i sintomi. Lei ha bisogno di eliminare le cause.

Si procuri il mio libro “Assassini in pillole: la Psichiatria moderna vista con gli occhi di un carabiniere”.

Ora ha i fatti. Sta a lei combattere.

Pietro Bisanti

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Siamo ora in grado di offrire un servizio di tutela legale, per chiunque si trovi tra le maglie della psichiatria o abbia subito da essa un danno.
Il concetto è molto semplice: chi può pagare poco, paga poco; chi non può pagare nulla, non pagherà nulla e noi interverremo comunque, per il semplice concetto che un essere umano in difficoltà deve sempre essere aiutato; chi può pagare tanto, pagherà il giusto e sarà a sua discrezione donare qualcosa a questa causa.
In questo modo, in base alle proprie possibilità, questo innovativo servizio potrà rimanere in piedi, senza sprofondare dopo due giorni.

SIAMO INOLTRE IN GRADO DI FORNIRE UN SERVIZIO DI ASSISTENZA PSICOLOGICA NON ATTRAVERSO IL SOLITO “PSICOLOGO DA LETTINO”, BENSI’ CON L’AUSILIO DI PROFESSIONISTI CHE AIUTINO VERAMENTE, SENZA “INCOLLARE” IL PAZIENTE A VITA.

Noi ci siamo. Per tutti, nel limite delle nostre possibilità.

XEPLION, CIPRALEX ED EN: MI AVETE TOLTO TUTTO. NIENTE ORGASMO, NIENTE RISATE, NIENTE EMOZIONI, NIENTE SENSAZIONI

LETTERA

Ciao sono un ragazzo di 23 anni e ho avuto una psicosi (diagnosticato come scompenso psicotico) e sono in cura da marzo/aprile con fiala da 150mg di Xeplion poi passato a 100 e adesso a 75, affiancato a Cipralex 10mg e Delorazepan (EN) 1mg. Il mio problema è che vorrei scalare fino a smettere solo che la psicologa del CSM non vuole e mi dice o così o interrompiamo la cura e io oggi a questa risposta ho risposto con un bel vaffanculo..cioè uno vuole smettere di prendere psicofarmaci scalando e tu non gliene dai la possibilità? Stiamo scherzando? Ora vorrei andare da un privato e scalare il tutto fino a togliere per sempre queste droghe dal mio corpo. Il fatto è che non provo più emozioni, sensazioni, non rido di gusto e non ho nemmeno un orgasmo soddisfacente. Rivoglio le mie emozioni!!!Lei cosa ne pensa??

Lettera firmata


RISPOSTA
Buongiorno sig. Anonimo,
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Come dico sempre, non sono un medico, non faccio diagnosi, non curo nessuno né prescrivo alcunché, e ben me ne guardo dal farlo, essendo io stesso un autentico sostenitore della capacità autoguaritiva del corpo umano, allorquando gliene venga data la possibilità.

Veniamo a noi.

Via anzitutto la lobotomizzazione, e vediamo le cose per quello che sono.

Posso immaginare che la sua psicosi sia da ricollegare all’uso di cannabis, che, non smetterò mai di dirlo, è e rimane una sostanza stupefacente, che agisce come apripista per una marea di disturbi mentali.

Se questo è il suo caso, smetta di farne uso. Adesso.

Al di là di questa considerazione, lei è in trattamento per quello che i sanitari che l’hanno visitata hanno considerato come “psicosi”, cioè una visione anomala e non coerente della realtà circostante.

Soluzione? Un cocktail di farmaci di cui nessuno le ha spiegato le interazioni e la potenza.

Lei sta assumendo, nell’ordine, un antipsicotico in versione depot, e cioè a rilascio prolungato mensile, un antidepressivo della categoria SSRI e una benzodiazepina.

Già qui, un essere umano con una capacità di ragionamento nella media capirebbe che qualcosa non quadra.

Anche ipotizzando (ma non è certo quello che penso) che queste molecole chimiche possano guarire i pensieri dell’animo umano, ma come diavolo si fa a pensare che un cervello possa funzionare bene somministrando contemporaneamente una sostanza ottundente (l’antipsicotico), attivante (l’antidepressivo) e calmante (la benzodiazepina)?

Siamo veramente all’apoteosi delle follia; sì, ma non del “paziente”, ma di chi crede che le persone si curino a suon di siringoni e pastiglioni, che hanno poi il risultato di provocare quello che lei stesso riporta.

Niente orgasmo, niente emozioni, niente risate: si diventa un flaccido zombie che pensa solo a mangiare e dormire.

Lei pensa che questi farmaci la cureranno da qualcosa? Lei pensa che lo psichiatra del CSM, o finanche uno privato, abbia voglia di aiutarla a dismettere?

No, ormai, in questa società ormai malata e incapace di ascoltare il prossimo, l’unica soluzione sono le pastiglie. A vita.

Come difendersi?

Prendere in mano la propria salute, ai sensi dell’art. 32 della nostra Costituzione.

Decidere, in prima persona, di scalare i farmaci, secondo protocolli collaudati, prendendosi tutte le responsabilità legali e materiali del caso.

Nel suo caso, non è possibile lo scalaggio dello Xeplion poiché in versione depot, e quindi è prima indispensabile passare alla sua versione ad assunzione orale, e cioè l’Invega.

Fatto questo, la difficoltà sta nel tempo di assunzione e nella quantità di farmaci che si stanno prendendo, oltre che dalla loro dose.

Si scala del 10% al mese, cominciando da uno. C’è moltissima incertezza a riguardo, ma dalle mie letture nei blog a tema di tutto il mondo, ho potuto notare come moltissime persone scalino, in casi analoghi, prima l’antidepressivo, poi la benzodiazepina e infine l’antipsicotico, in quanto quest’ultimo ha anche effetti sedativi.

Non ci sono formule magiche o pratiche standard. Si naviga a vista, facendo le cose con calma e avendo fiducia nelle capacità autoguaritive del proprio corpo.

Sarà una passeggiata? Proprio no… Anzi.

Si prepari a crisi di dismissione che saranno anche mostruose. Per questo, per non finire ancora sotto le amorevoli cure di uno psichiatra e farsi etichettare come “paziente che rifiuta le cure”, è indispensabile essere circondati da qualcuno pronto a dare una mano in caso di bisogno: genitori, fratelli, parenti o amici.

Da soli, in condizioni come queste non si va da nessuna parte.

Parallelamente, bisogna assolutamente virare verso uno stile di vita impeccabile, abbracciando senza riserve l’alimentazione vegana, crudista quanto basta, da perfezionarsi sempre gradatamente.

Via subito tutto quello che non appare come cibo, eliminando all’istante i due allergeni principali per ciò che riguarda la salute mentale: glutine e caseina.

Legga in lungo e largo i quasi 600 articoli gratuitamente disponibili sul blog.

Acquisti immediatamente il mio libro “Assassini in pillole: la Psichiatria moderna vista con gli occhi di un carabiniere”.

Scelga da che parte stare.

A 23 anni si ha il DIRITTO di avere un orgasmo, di ridere, di emozionarsi e di sentire.

Forza e coraggio

Pietro Bisanti

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