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CIPRALEX, SERPLUS, TATIONIL, GABA E GRIFFONIA. È GIUSTO DARE PSICOFARMACI AI DIVERSAMENTE ABILI? E GLI INTEGRATORI?

LETTERA

Egregio Sig. Bisanti,


La ringrazio davvero tanto per la generosità con cui si spende nell’aiutare tante persone che sono, per i più svariati motivi, finite nella tragedia degli psicofarmaci.
Le scrivo poi per avere dei consigli.

1) Mio figlio assume ormai da quasi 3 anni una compressa di cipralex al giorno, in seguito ad un crescendo di ansia, dispiaceri e solitudine.
Io voglio assolutamente che a poco a poco non la prenda più, ma la difficoltà mia (e sua) è che non vive più in Italia, ma all’estero per lavoro.

Da un mese ha cominciato a prendere il Serplus, dopo che lo ho avuto a casa x 40 giorni e che così sono riuscita a fargli 35 fiale di tationil x intramuscolo.
Spero che con questo integratore e con una dieta più equilibrata (da tempo non mangia formaggi ed ora non prende + caffè, ma continua a prendere un po’ di latte nel thé ) possa con più facilità smettere il Cipralex.
Purtroppo so che è soggetto a crisi di panico, se qualcosa gli fa rivivere delle situazioni per lui intollerabili……….

Io ho un’altra figlia, più piccola di 4 anni, che è affetta da Sindrome di Down e che, essendo molto consapevole del suo stato e  dell’emarginazione in cui vivono questi ragazzi (nonostante tutte le chiacchiere che si fanno attorno a loro) ed anche in seguito al fatto che il suo amatissimo fratello era via a studiare a Bologna e poi a lavorare in Inghilterra, è caduta in una grave depressione, che la portava a non nutrirsi più. “Bolo Isterico” mi fu diagnosticato, ed assieme alla diagnosi una lista di psicofarmaci.

Ne ho consultati tanti di psichiatri, ma tanti da non poterne più. La litania era sempre quella. Bene, non ne ho somministrati neanche uno. Mi sono fidata della terapia bio-infusionale del compianto dott. Ugo D’Abramo, basata sulla disintossicazione e con l’aiuto di Dio, ma per davvero, mia figlia ne è uscita. Ha preso, e prende tutt’ora, molta vitamina b1, b3, b6, (quest’ultima ora non più ) Gaba e  griffonia ed ora il serplus. 

Il tutto associato ad una dieta il + possibile senza glutine e senza latticini di origine bovina (capra e pecora permessi con moderazione )
Se dare psicofarmaci a soggetti normodotati è davvero pericolosissimo, darli ai portatori di handicap è da …criminali.
So che ha tante mail a cui risponde, ma se troverà il tempo per rispondere anche alla mia, sopratutto sul beneficio del Serplus, gliene sarei davvero grata.
Cordialmente,
Lettera firmata

RISPOSTA

Buongiorno sig.ra,
e grazie di aver scritto a questo piccolo uomo.

Come sempre, preciso di non essere medico, di non curare nessuno, di non fare diagnosi e di non prescrivere alcunché, essendo io stesso un autentico sostenitore delle capacità autoguaritive del corpo umano, allorquando gliene venga data la possibilità.

Veniamo a noi. Via anzitutto la lobotomizzazione, e vediamo le cose per quello che sono.

Anzitutto, chiariamo un primo concetto…

Nessuna sostanza in forma di integratore, chimica o naturale che sia, potrà mai e poi mai riprodurre all’interno dell’organismo quei benefici che solo una “sinfonia” di sostanze, tutte insieme, presenti nei cibi giusti può fare.

Assumere Vitamina C non significa avere gli stessi benefici che mangiare un’arancia così come Madre Natura l’ha fatta…

Anzi, le vitamine si comportano quasi come i farmaci, specialmente in dosi elevate, agendo da dopanti dell’organismo e andando a sopprimere meramente la sintomatologia.

Sono il primo che si farebbe fare un’endovena di EDTA (un chelante chimico del mercurio) se dovessi cadere in una vasca contenente tale minerale tossico in quantità enormi; ma sono anche il primo che rifiuterebbe tale procedura, a favore di un riequilibrio lento e progressivo del corpo umano, se ne avessi percentuali elevate assunte nel corso degli anni.

Il Tationil (integratore di glutatione, uno degli antiossidanti più potenti prodotti dal corpo umano), il Serplus (integratore di alfa-lattoalbumina, una delle proteine principali del latte materno), la Griffonia (pianta tropicale usata per alzare i livelli di serotonina e curare quindi gli stati di ansia e depressione), il  GABA (acido gamma-ammino butirrico), che aiuta nei disturbi del sonno.

Il mio parere: non ci siamo, non ci siamo affatto.

Se i suoi figli non avessero a disposizione tali sostanze sintetizzate dall’uomo, lei pensa che sarebbero destinati a non guarire mai?

Assolutamente no. Quello che voglio farle comprendere è che non si guarisce dosando con il misurino sostanze e sostanze.

Guarire significa alimentarsi in maniera impeccabile e DELEGARE al proprio corpo (il nostro miglior medico) il compito di sistemare quello che non funziona.

Gli integratori rimangono quindi farmaci mascherati, che danno un illusorio senso di benessere, che non è quello che noi vogliamo.

Quindi, ecco il piano d’attacco.

Benissimo l’alimentazione senza glutine né latticini (e nessuno sconto o eccezione riguardo).

Via tutto quello che non appaia come cibo, incluse le proteine animali di ogni genere e forma.

Via zuccheri artificiali, conservanti, addensanti di ogni tipo.

La mattina si comincerà con una spremuta di agrumi, seguita da frutta dopo un’oretta.

Frutta altresì lontano dai pasti ogni qualvolta si abbia fame.

Pranzo e cena con inizio di verdure crude e secondo piatto di cereali senza glutine (via anche il mais, e comunque non esagerare, essendo i cereali e i legumi stessi, cibi non propriamente nati per l’uomo) o legumi o amidacei o verdure cotte.

Il Cipralex, come tutti gli antidepressivi SSRI-SNRI, è mostruosamente difficile da scalare, e va fatto togliendo non più del 10% al mese.

Prepararsi a tutti gli effetti di rimbalzo e alle crisi di dismissione che arriveranno, sapendo che questo è l’unico modo per raggiungere una guarigione vera, solida e per sempre.

Stendo un velo pietoso sugli psicofarmaci ai diversamente abili: ormai, dall’autismo alla sindrome di Down, questi dottoroni che non sanno che pesci pigliare sono solo capaci di somministrare molecole stordenti e demoniache.

Legga per bene i quasi 600 articoli del blog, e si procuri il mio libro “Assassini in pillole: la Psichiatria moderna vista con gli occhi di un carabiniere”.

Per ultimo, ma non meno importante: le calorie provenienti dai grassi dovranno tassativamente essere non più del 10% del totale. Mantenere bassi i grassi, anche quelli “buoni”, è indispensabile per permettere un trasporto agevole dell’insulina e degli altri ormoni.

Ora ha i fatti. Tocca a lei combattere.

Io sono al suo fianco

Pietro Bisanti


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ATTENZIONE! È NATO IL FORUM DEL BLOG “ALIMENTAZIONE E SALUTE”. LO TROVATE IN ALTO A DESTRA. ISCRIVETEVI IN MODO TALE DA CREARE FINALMENTE UN LUOGO OVE IL DIBATTITO ANTIPSICHIATRICO NON SIA CENSURATO.
Siamo ora in grado di offrire un servizio di tutela legale, per chiunque si trovi tra le maglie della psichiatria o abbia subito da essa un danno.
Il concetto è molto semplice: chi può pagare poco, paga poco; chi non può pagare nulla, non pagherà nulla e noi interverremo comunque, per il semplice concetto che un essere umano in difficoltà deve sempre essere aiutato; chi può pagare tanto, pagherà il giusto e sarà a sua discrezione donare qualcosa a questa causa.
In questo modo, in base alle proprie possibilità, questo innovativo servizio potrà rimanere in piedi, senza sprofondare dopo due giorni.

SIAMO INOLTRE IN GRADO DI FORNIRE UN SERVIZIO DI ASSISTENZA PSICOLOGICA NON ATTRAVERSO IL SOLITO “PSICOLOGO DA LETTINO”, BENSI’ CON L’AUSILIO DI PROFESSIONISTI CHE AIUTINO VERAMENTE, SENZA “INCOLLARE” IL PAZIENTE A VITA.

Noi ci siamo. Per tutti, nel limite delle nostre possibilità.

RISPERDAL, TALOFEN, RIVOTRIL E ZYPREXA: A UN PASSO DAL SUICIDIO E SEMPRE CHIUSO IN CASA

LETTERA

Salve Pietro, ho appena scoperto il suo blog. Dal 1998 sono stato in balia di psicologi e psichiatri di un centro di salute mentale che hanno rovinato la mia vita, mi ritrovo a più di 40 anni incapace di lavorare e di socializzare.
In particolare mi sono stati somministrati Risperdal, Talofen, Rivotril e Zyprexa: quest’ultimo mi ha portato vicinissimo al suicidio.
Attualmente sto assumendo un antidepressivo (paroxetina) su indicazione di un altro psichiatra che non fa parte di quel CSM, ma comunque passo la maggior parte del mio tempo chiuso in casa.
Ho letto che fornite anche un servizio di tutela legale, in cosa consiste?

Cordiali saluti
Lettera firmata


RISPOSTA
Buongiorno Anonimo,
e grazie di aver scritto a questo piccolo uomo.
Come dico sempre, non sono un dottore, non faccio diagnosi, non curo nessuno, non prescrivo alcunché e ben me ne guardo dal farlo, essendo io stesso un autentico sostenitore della capacità autoguaritiva del corpo umano, allorquando gliene venga data la possibilità.
Veniamo a noi. Via anzitutto la lobotomizzazione, e vediamo le cose per quello che sono.
Benvenuto tra i milioni di persone al mondo vittime di una Psichiatria medievale, che a furia di molecole che senza eufemismi definisco demoniache, si ritrovano ad essere rovinate per sempre.
La risposta degli psichiatri è sempre questa: farmaci, farmaci e solo farmaci.
Nessuno sforzo per ricercare la causa, molto spesso organica, alla base del disturbo manifestato.
Legga il blog in lungo e in largo, essendoci quasi 600 articoli gratuiti, disponibili per tutti.
Si procuri il mio libro “Assassini in pillole: la Psichiatria moderna vista con gli occhi di un carabiniere”.
Il nostro servizio legale dispone di avvocati che intervengono in qualunque abuso avvenga da parte della Psichiatria, consigliando la cosa migliore da fare nelle varie situazioni che possono presentarsi: TSO, ASO etc…
Il nostro modo di lavorare è questo: chi non può pagare, non pagherà nulla; chi può pagare poco, pagherà poco; chi può pagare tanto, pagherà il giusto.
Fino a quando non riuscirà a riequilibrare il suo corpo attraverso la dismissione dei farmaci e un’alimentazione impeccabile, continuerà a stare chiuso in casa.
Tutti questi farmaci, se funzionassero come dicono, avrebbero dovuto trasformarla in un super uomo, mentre invece la stavano facendo suicidare…
Le serve altro?

Forza e coraggio

Pietro Bisanti
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Il concetto è molto semplice: chi può pagare poco, paga poco; chi non può pagare nulla, non pagherà nulla e noi interverremo comunque, per il semplice concetto che un essere umano in difficoltà deve sempre essere aiutato; chi può pagare tanto, pagherà il giusto e sarà a sua discrezione donare qualcosa a questa causa.
In questo modo, in base alle proprie possibilità, questo innovativo servizio potrà rimanere in piedi, senza sprofondare dopo due giorni.

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Noi ci siamo. Per tutti, nel limite delle nostre possibilità.

DUE MESI E MEZZO DI PAROXETINA: LA DEVASTAZIONE TOTALE

LETTERA

Ciao Pietro, innanzitutto i miei complimenti per tutto e per l’aiuto che dai a moltissime persone.
Ti racconto la mia storia.
In un periodo difficile e complicato, mi è stata consigliata la paroxetina, questo farmaco non solo non mi ha fatto bene, ma anzi mi ha scatenato effetti devastanti, tanto che ho dovuto
interromperla di botto dopo due mesi e mezzo con l’inferno che ti lascio immaginare.
Purtroppo a distanza di 5 mesi ancora ho dei sintomi pesanti come: dolori muscolari, problemi sessuali, fascicolazioni, ansia, depressione etc etc.
Ho paura e sono terrorizzato che la dismissione mi abbia portato danni permanenti o che comunque il farmaco mi abbia curato per depresso cosa che depresso non sono alzandomi i livelli di adrenalina in modo permanente.
Spero un giorno di ritrovare le mie sensazioni fisiche di una volta, di ritrovarmi, e che questo farmaco non mi abbia portato modifiche permanemti al cervello e che il mio corpo un giorno si ritroverà e tutto tornerà come prima.
Ho paura per me e la mia vita.

Grazie, un abbraccio

Lettera firmata


RISPOSTA
Ciao Anonimo,
e grazie di aver scritto a questo piccolo uomo.
Come dico sempre, non sono un dottore, non curo nessuno, non faccio diagnosi né prescrivo alcunché, essendo io stesso un autentico sostenitore delle capacità autoguaritive del corpo umano, allorquando gliene venga data la possibilità.
Veniamo a noi. Via la lobotomizzazione, e vediamo le cose per quello che sono.
Il solito ignorante, presuntuoso e spocchioso dottore ti ha prescritto, senza pensarci due volte, la molecola SSRI in assoluto più devastante mai prodotta.
E lo dico senza timore di essere contraddetto: basta leggere le MILIONI di testimonianze riguardo alla devastazione che tale principio attivo ha portato e sta portando nella vita di altrettante persone.
Sei stato fortunato che non ti sia impiccato in camera da letto, oppure che non abbia sterminato la tua famiglia: aprite i giornali, queste cose accadono con una cadenza impressionante, e vengono sempre archiviate con le solite motivazioni stile “era depresso”, “aveva perso il lavoro”…
Gli psicofarmaci tutti, ma soprattutto gli antidepressivi SSRI-SNRI (e soprattutto la Paroxetina) sono molecole demoniache, che trasformano profondamente chi le assume nel corpo e nell’anima.
Piano di attacco: a volte basta una pastiglia sola, dico una sola, per creare problemi di natura sessuale per mesi, se non addirittura anni.
Alcune persone dicono di non essere più riuscite ad avere un’erezione decente dopo solo una pastiglia, e questo per sempre.
Nonostante tutto, nessuna paura, e massima fiducia nelle capacità autoguaritive del corpo umano.
Dobbiamo dargli la possibilità di reagire nel miglior modo possibile, e quindi dovrai avvicinarti assolutamente a un’alimentazione vegana, il più crudista possibile, ma senza esagerazioni e con la dovuta gradualità.
Piano di attacco: digiuno totale di tre giorni a centrifugati di verdura.
Poi si parte senza indugio con un’alimentazione vegana, che elimini tassativamente anche i cereali con il glutine.
Spremute di agrumi al mattino. Frutta lontano dai pasti quando si ha fame. Piatto di verdure crude a pranzo e cena, seguito da legumi o cereali senza glutine o patate o zucca.
Si naviga a vista, e si ascolta il proprio corpo.
Alto fattore fondamentale: mantenere le calorie giornaliere provenienti dai grassi al 10% del totale.
Questo significa che se mangio 2000 calorie, non più di 200 devono venire dai grassi. 

Questo è il trucco che rende il sangue fluido, l’insulina pronta ad agire, e quindi energia a mille e
disinfiammazione totale del corpo.
In questo modo, oltre a riparare i danni causati dal quel veleno, darai al tuo corpo l’alimentazione che gli serve per affrontare ANCHE PSICOLOGICAMENTE, i problemi che la vita porta a tutti.
Cadiamo perché il nostro corpo, intossicato fisicamente, non riesce ad affrontare psicologicamente ciò che ci accade.
Quindi, rafforziamo il corpo fisico, e la mente ci verrà dietro.
Io sono qui.
Forza e coraggio

Pietro Bisanti

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Siamo ora in grado di offrire un servizio di tutela legale, per chiunque si trovi tra le maglie della psichiatria o abbia subito da essa un danno.
Il concetto è molto semplice: chi può pagare poco, paga poco; chi non può pagare nulla, non pagherà nulla e noi interverremo comunque, per il semplice concetto che un essere umano in difficoltà deve sempre essere aiutato; chi può pagare tanto, pagherà il giusto e sarà a sua discrezione donare qualcosa a questa causa.
In questo modo, in base alle proprie possibilità, questo innovativo servizio potrà rimanere in piedi, senza sprofondare dopo due giorni.

Noi ci siamo. Per tutti, nel limite delle nostre possibilità.

IPERTROFIA PROSTATICA, ANSIA E VITA SESSUALE AZZERATA

LETTERA

Buongiorno sono Roberto ed ho chiesto amicizia ieri sera.
Ho 53 anni e da un paio di anni soffro di ipertrofia prostatica.
Ho i sintomi che purtroppo comporta e questo mi ha creato problematiche a livello psicologico. Sono stato sempre perfettamente a livello fisico senza mai febbre ed influenze ma questa patologia mi sta creando tantissima ansia e forse depressione. Sono una persona tranquilla ed allegra ma ora sembra di essere un’altra persona anche con mia moglie a livello sessuale. 
Non sempre la desidero anche perché in testa ho questa maledetta prostata che alcune volte mi fa fare cilecca con lei e questo crea una grande preoccupazione per la volta successiva che devo fare all’amore con lei.
Sono sempre alla ricerca di prodotti che possono essere benefici per la mia prostata come integratori.
Ho seguito anche il programma di prostata informa di marco Benedettini ma dopo un paio di settimane ho mollato per la difficoltà del programma perché sono rappresentate di commercio e sono sempre in macchina e mangio al ristorante anche se sto attento all’alimentazione.
So che molto dipende dalla mia ansia. Infatti durante le festività andavo a dormire a mezzanotte e mi svegliavo alle alle 9-10 senza andare al bagno, ora invece che vado al lavoro e dovrei alzarmi alle 6,30 e mi alzo un paio di volte a fare pipi.
Ho iniziato a fare un corso di Yoga ma so che solo questo non può bastare.
Il suo consiglio è quello di mangiare vegano vero? Ma come faccio dato il mio lavoro? A volte per l’ansia mi capita di fare pipi ogni 15 min e questo mi sta distruggendo. Mi da un aiuto? Grazie

RISPOSTA
Buongiorno sig. Roberto,
e grazie di aver scritto a questo piccolo uomo.
Come dico sempre, non sono un dottore, non faccio diagnosi, non prescrivo nulla, non curo nessuno, e ben me ne guardo dal farlo, essendo io stesso un autentico sostenitore delle capacità autoguaritive del corpo umano, allorquando gliene venga data la possibilità.
Si prepari perché sarò duro, e anche molto.
Non fraintenda però le mie parole: il mio solo scopo è “svegliarla”, e farle capire che continuando a ragionare in questo modo lobotomizzato, oltre a non sistemare il problema prostata, finirà dritto dallo psichiatra, che la imbottirà di antidepressivi e benzodiazepine per “meglio” farle sopportare la situazione.
Qui invece i problemi si risolvono, non si trascinano, senza ingurgitare nemmeno una pastiglia, semplicemente lasciando fare al miglior medico al mondo: il nostro sistema immunitario.
Situazione attuale: la sua prostata, situata vicino al colon, è gonfia come un pallone, e, premendo sulla vescica, continua a darle lo stimolo della minzione.
Il problema non è quindi la prostata in sé, ma il marciume che è presente all’interno del suo colon, derivato principalmente dalla sua alimentazione.
Non mi racconti la solita filastrocca del “sto attento all’alimentazione”: queste sono tutte cavolate.
La famosa dieta mediterranea è alla base del decadimento fisico e psicologico del popolo italiano.
Esiste infatti un solo modo di alimentarsi che sia conforme a quello della nostra struttura fisica, e cioè quello vegano, il più crudista possibile.
L’Uomo dovrebbe mangiare solo frutta, verdura, e qualche seme, tutto il resto, patate e cereali compresi, sono e rimangono dei compromessi, a volte accettabili, a volte no.
La sua domanda: “Ma come faccio con il mio lavoro a mangiare vegano?” mi fa capire, sempre senza volerla offendere, quanto la sua mentalità sia lontana da quella che serve per dare una svolta alla propria vita.
Io le do un aiuto, ma la prima cosa da fare è chiedersi se si vogliono mettere in discussione, senza scuse banali e bambinesche, tutte le abitudini malsane portate avanti fino ad adesso.
Vuole diventare impotente ma con la pancia piena, oppure vigoroso ma con i cibi giusti?
Deciso questo, in senso positivo, può partire ricominciando a trattare il suo corpo non come una latrina, ma come un involucro prezioso che le serve su questa terra.
Piano di attacco: digiuno totale di tre giorni a centrifugati di verdura.
Poi si parte senza indugio con un’alimentazione vegana, che elimini tassativamente anche i cereali con il glutine.
Spremute di agrumi al mattino. Frutta lontano dai pasti quando si ha fame. Piatto di verdure crude a pranzo e cena, seguito da legumi o cereali senza glutine o patate o zucca.
Si naviga a vista, e si ascolta il proprio corpo.
Alto fattore fondamentale: mantenere le calorie giornaliere provenienti dai grassi al 10% del totale.
Questo significa che se mangio 2000 calorie, non più di 200 devono venire dai grassi. 
Questo è il trucco che rende il sangue fluido, l’insulina pronta ad agire, e quindi energia a mille e disinfiammazione totale del corpo.
Se lei è pronto, io sono qui ad aiutarla.
Ma niente scuse.

Pietro Bisanti

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PRIMA SPACCAVO IL MONDO: DUE TIRI DI CANNA, PSICOSI E GIU’ DI INVEGA

LETTERA
Salve signor Pietro, sono un ragazzo di 22 anni. L’estate appena passata è stata per me un incubo, in quanto a seguito di utilizzo di hashish (pochissimo, quattro tiri in tutto) sono stato male, ho avuto una sorta di bad trip in cui le idee principali erano che la sostanza mi stesse bruciando il cervello in quanto mi sentivo strano e come se stessi “perdendo il controllo”. 

Da lì in poi per tre settimane mi sono sentito strano, come se qualcosa nel mio cervello e nella mia percezione delle cose fosse cambiato, e nonostante abbia continuato a fare tutto (lavorare, uscire ogni tanto) per queste “sensazioni modificate”e l’intensa paura che si portavano dietro mi sono rivolto di mia spontanea al csm di zona, piuttosto preoccupato. 

Inizialmente mi hanno detto che non era niente di grave ovvero io avevo il timore fosse psicosi ma mi hanno detto che erano “pensieri intrusivi”, e anche per mia richiesta non mi hanno dato nessun farmaco. Poi però siccome la derealizzazione e la depersonalizzazione e i “pensieri strani” non smettevano, mi hanno prescritto invega prima a 6 mg poi dopo sole due settimane a 3 mg, associato a EN al bisogno (nel caso non riuscissi a dormire). 

Dal momento in cui ho preso il farmaco sono stato malissimo, sono caduto in una grave depressione con anedonia e astenia, e ci ho messo tre mesi a riprendermi almeno un po’. Ora sono al quarto mese di terapia e la psichiatra che mi ha in cura ha detto che fra un paio di mesi mi toglierà l’invega perché mi vede già meglio. Prima di leggere il suo blog avevo una certa fiducia nonostante tutto nei dottori, che sono stati sempre disponibili e gentili, ma ora… Cosa devo aspettarmi? Crisi da dismissione? Di nuovo quelle paure? Ero un ragazzo pienamente sicuro di sé e che “spaccava il mondo” prima di stare male, tornerò mai a stare bene come prima? Grazie dell’ascolto signor Pietro.

Lettera firmata



RISPOSTA
Buongiorno Anonimo,
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Come dico sempre, non sono un dottore, non curo nessuno, non faccio diagnosi e non prescrivo alcunché, essendo io stesso un autentico sostenitore delle capacità autoguaritive del corpo umano, allorquando gliene venga data la possibilità.
Veniamo a noi. Via anzitutto la lobotomizzazione, e vediamo le cose per quello che sono.
Non smetterò mai di ribadire quanto la cannabis (quindi hashish e marijuana) sia pericolosa per la salute mentale, specialmente in “cervelli in crescita”, agendo da vero e proprio “apripista di disturbi mentali”.
A volte basta un solo tiro, e il danno è fatto, come nel suo caso.
Danno, preciso, che non è il fatto di entrare in psicosi più o meno gravi, poiché questi fenomeni, se non trattati, sono destinati a rientrare da soli.
Il problema reale è quello che è accaduto a lei, e cioè l’utilizzo degli antipsicotici.
Il CSM di zona ha agito tutto sommato con buon senso, non ritenendo utile l’utilizzo di psicofarmaci, ma lei, spaventato e inconsapevole di cosa le stesse succedendo, ha insistito, e ora, come è di prassi, le hanno somministrato una molecola che ha letteralmente spento un’area del suo cervello.
Lei ha la benché minima idea di che cosa stia assumendo?
Le hanno spiegato che gli antipsicotici “calmano” le crisi psicotiche ma in cambio, molto prima di quanto non creda, la tramuteranno in una balena zombizzata senza emozioni, impotente, incapace di ridere o di rattristarsi?
Come le ho detto, tutto sommato ha incontrato medici che stanno cercando di tenerla lontano dai farmaci, e questo è un comportamento raro in ambito psichiatrico, ove si tende a tenere il malcapitato di turno legato a vita.
Ora, cosa succederà?
Quattro mesi di Invega non sono per me sufficienti a scatenare crisi da dismissione oltremodo pesanti, ma anche a fronte di uno scalaggio lento, deve aspettarsi sicuramente qualche contraccolpo, che altro non sarà che lo sforzo del suo corpo di tornare a uno stato di equilibrio.
Quindi, non deve spaventarsi, perché la paura la farebbe ricorrere verso il farmaco, e lì sì che rischierebbe di non riuscire poi più a dismetterlo.
E questa diventa anche l’occasione giusta per aiutare il suo corpo in questa fase delicata, avvicinandosi finalmente a un’alimentazione vegana, così come indicato nel mio libro “Assassini in pillole: la Psichiatria moderna vista con gli occhi di un carabiniere”, che le consiglio di leggere all’istante.
Si renda conto che ne va della sua stessa vita: vada a vedere come si trasforma un essere umano dopo un anno di antipsicotici.
Lei è già uno zombie, ma la cosa terribile è che la tranquillità che questo farmaco falsamente offre non le permette di accorgersene.
Ha i fatti. È ora di combattere

Pietro Bisanti
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Siamo ora in grado di offrire un servizio di tutela legale, per chiunque si trovi tra le maglie della psichiatria o abbia subito da essa un danno.
Il concetto è molto semplice: chi può pagare poco, paga poco; chi non può pagare nulla, non pagherà nulla e noi interverremo comunque, per il semplice concetto che un essere umano in difficoltà deve sempre essere aiutato; chi può pagare tanto, pagherà il giusto e sarà a sua discrezione donare qualcosa a questa causa.
In questo modo, in base alle proprie possibilità, questo innovativo servizio potrà rimanere in piedi, senza sprofondare dopo due giorni.

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TRE MESI SENZA CITALOPRAM… E ORA COLLASSO IN BAGNO

LETTERA

Buongiorno, vorrei appunto comprare il suo libro in versione cartacea, sperando un giorno di ringraziarla, sono 3 mesi che ho smesso di prendere il Citalopram, sto cominciando a stare molto male, ieri sono collassato in bagno, erano oramai 2 anni che non mi capitava, ma sono determinato a farcela senza farmaci.

Aspetto le coordinate, grazie .

Lettera firmata

RISPOSTA
Buongiorno Anonimo,
e grazie di aver scritto a questo non-medico.
Sì, perché come dico sempre, io non curo nessuno, non faccio diagnosi e non prescrivo alcunché, essendo io stesso un autentico sostenitore delle capacità autoguaritive del corpo umano, allorquando gliene venga data la possibilità.
Veniamo a noi. Via anzitutto la lobotomizzazione, e vediamo le cose per quello che sono.
Le hanno appioppato il Citalopram, antidepressivo SSRI (selettore della ricaptazione della serotonina), il cui principio attivo è proprio il “citalopram”.
Senza avere la sfera di cristallo, pochi dubbi ho riguardo al fatto che tale molecola sia stata propinata senza alcun esame diagnostico volto a rilevare una causa organica/fisica/ambientale al suo disturbo.
E ora, proprio nel momento in cui la dismissione è completata, questa pillola assassina svela il suo vero volto.
Cosa le sta succedendo?
Il farmaco ha interferito in maniera così potente e infiltrante con il suo sistema nervoso da costringerlo a “camminare” in una posizione di disequilibrio.
Il suo corpo non è però rimasto con le mani in mano a subire un attacco di tale portata…
No, e infatti ha prodotto diverse sostanze atte a contrastare gli effetti falsamente e artificiosamente euforizzanti dell’antidepressivo.
Ora che l’antidepressivo non c’è più, il corpo può lentamente cercare di tornare alla normalità (e lo farà, glielo garantisco, per la Legge naturale che il corpo non va mai contro se stesso) ma, ancora per un periodo medio-lungo, continuerà a produrre quelle sostanze depressive che aveva iniziato a secernere in contrasto all’antidepressivo.
Ecco perché si sentirà depresso, oltre a tutta un’ulteriore serie di sintomi.
Alimentazione vegana in primis, e fiducia totale nei propri meccanismi interni di autoguarigione.
Il libro è in arrivo, e mi creda, mi ringrazierà non solo perché ne uscirà alla grande, ma anche perché, se deciderà di cambiare per sempre il suo stile di vita alimentare, nessuna malattia le farà mai più paura.
Avanti così

Pietro Bisanti
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CITALOPRAM, UNA TRAPPOLA: PSICHIATRA LOBOTOMIZZATO, VUOI UCCIDERE QUEST’UOMO?

Anonimo ha lasciato un nuovo commento sul tuo post “SCALAGGIO CITALOPRAM: E STO PEGGIO DI PRIMA.“: 

Io ho assunto Citalopram per 4 mesi. I risultati sono stati pessimi: mi sentivo debole, astenia, giramento di testa e pressione bassa (e il medico mi sconsigliava assolutamente di sospenderlo). Dopo 5 mesi l’ho eliminato. Sono stato un po’ meglio i primi giorni, poi si presenta debolezza muscolare, formicolio, vertigini. Poco dopo, l’umore è peggiorato perché non ne potevo più di tutti questi fastidi, quindi ansia e anche sensazione di un destino terribile in arrivo, un male di vivere. Sembrava tutto una tortura psicofisica. Questo farmaco è una trappola. Mi piacerebbe tornare indietro nel tempo, quando avrei potuto trovare una soluzione diversa. E ora non so che succederà. 



Postato da Anonimo in ALIMENTAZIONE E SALUTE di PIETRO BISANTI alle 4 gennaio 2015 21:20


RISPOSTA
Buongiorno Anonimo,
e grazie del suo commento.
Come sempre preciso di non essere medico, di non curare nessuno, di non prescrivere nulla e di non fare diagnosi, essendo io stesso un autentico sostenitore delle capacità autoguaritive del corpo umano, allorquando gliene venga data la possibilità.
Veniamo a noi. Via la lobotomizzazione anzitutto, e vediamo le cose per quello che sono.
Citalopram, antidepressivo SSRI, principio attivo: Citalopram.
Come per tutti gli SSRI-SNRI, il solito poco e male informato psichiatra (se non il medico di base) le ha raccontato la solita favoletta del famoso “mese di adattamento”, passato il quale i famosi effetti benefici avrebbero cominciato a manifestarsi.
Come ho già scritto qui smettetela di farvi prendere in giro: non esistono periodi di adattamento a un veleno di sintesi chimica, e tutti i sintomi che si presentano altro non sono, da un lato, la reazione del corpo all’immediata tossicità della sostanza assunta, mentre, dall’altro, lo sforzo reattivo stesso del corpo umano finalizzato all’espulsione della stessa.
Cosa fare ora
Aiutare il corpo a riprendersi, coadiuvando il proprio sistema nervoso nello sforzo che dovrà fare per tornare a una situazione di equilibrio, detta omeostasi.
I sintomi potrebbero durare anche per molti mesi, dato lo sconquasso interno che queste molecole causano, ma non demorda e non abbia paura delle crisi eliminative che accadranno, che fanno parte del gioco e sono l’unico modo per guarire veramente e definitivamente.
Si procuri una copia del mio libro “Assassini in pillole: la Psichiatria moderna vista con gli occhi di un carabiniere”, e legga gli oltre 550 articoli gratuitamente messi a disposizione di tutti sul blog.
Qui si dice la verità, e sfido chiunque a smentirlo.
Lei ha già provato sulla sua pelle il disastro che queste pillole assassine causano a chi le assume… Le serve altro?
Ora ha i fatti. È tempo di combattere
Pietro Bisanti
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15 ANNI DI PSICOFARMACI, QUANDO L’UNICA COSA CHE CI SERVE SONO CIBI PULITI E PENSIERI PULITI

LETTERA

Ciao Pietro

Sono G***** l’amico di Debora, la ragazza con cui hai presentato il tuo libro a Scandiano (RE).

E’ arrivato il momento di provare ad affrontare questo aspetto della mia vita.

Vorrei scalare i farmaci che prendo ormai da 15 anni e vivere senza averne piu’ bisogno.

Ho iniziato a 22 anni e ora ne ho 37.

A 17 ho iniziato ad andare da uno psicologo del CSM per affrontare meglio difficolta’ direi adolescenziali.
Ma per me gli incontri diventavano un detonatore di problemi..invece di risolverli.

Poi in un momento brutto i miei genitori mi hanno portato da uno psichiatra privato che mi ha dato dei medicinali.

I ricordi di quel periodo sono sfocati, e non so se i sintomi gravi quali allucinazioni..siano sorti dopo la visita.

Fatto sta che dopo qualche settimana vengo ricoverato per 25, 30 giorni al diagnosi e cura di Reggio Emilia.

Questo a 22 anni nel 1999.

Dopo vengo seguito da uno psichiatra del CSM che e’ anche quello del fratello di Debora.

Lui sorvolando dira’ che forse la causa del ricovero e’ stato il farmaco che mi ha dato il medico privato..che su di me ha un effetto negativo.

Inizio prendendo credo 20, 25 gocce di serenase blu, una puntura di haldol mensile e un altro farmaco credo contro manifestazioni piramidali..forse non e’ il termine giusto.

Poi negli anni il serenase su mia richiesta lo caliamo. Fino a 5 gocce al giorno.

All’età di 25, 26 credo inizio a prendere il Lamictal da 100.

E negli anni ho preso per qualche mese del laroxil..credo per due volte..

E per qualche periodo delle benzodiazipine..che poi mi scalavo io..con molta sintomi di agitazione e tensione.

Ma sono ormai 6, 7 anni che prendo solo haldol ogni mese credo 25 mg..e Lamictal da 100 alla mattina.

Le ultime 5 gocce di serenase me le sono scalate io, credo un anno fa.

Questo mese ho saltato l’haldol..nel senso che devo ancora fare la puntura da un mese e mezzo.

Ti avevo già parlato un po’ della situazione al telefono.

Peso 130 kg per 187 cm, l’anno scorso sono arrivato a 106 kg partendo da un 2004 in cui ero 148kg, poi sono riengrassato..anche perché ho lavorato molto meno.

Questi due anni da solo senza una famiglia sono stati durissimi..ma sono stato ben alla larga dallo psichiatra..Debora quando l’ho conosciuta ha usato queste parole..

BRAVISSIMI A CREARE PAURE..
Io penso che questa visione possa essere realistica..

A ottobre 2012 avevo già detto allo psichiatra che non volevo più andare ai colloqui.
Poi dopo la morte di mia madre a dicembre..
E dopo le molte riflessioni e bilanci..che credo si facciano dopo lutti cosi’ gravi..

Il mio pensiero interiore verso quel medico e’ stato: tutto quello o quasi tutto quello che quel medico mi dice e anche come me lo dice..le modalita’ relazionali che usa con me… Ecc..NON SONO IL MIO BENE.

Mio padre morto nel 2004.
Mia madre nel 2012.
Con mio fratello non ci vediamo da un anno.
Sono single.
A marzo 2014 ho lasciato il lavoro, per finire l’universita’ e fare un corso di formazione.
Ho lavorato luglio e agosto da un contadino e ogni tanto do una mano ad un montatore di serramenti come garzone..per darmi un po’ di reddito.

Quindi la mia famiglia sono io e il mio cane e in caso di difficolta’ nello scalaggio non so a chi chiedere aiuto..

E pensavo se potremmo lavorare in tandem in sinergia con uno psichiatra di foggia LOIACONO..CHE SI BASA SULL’ANTI PSICHIATRIA..E PUO’ OSPITARE NEL SUO CENTRO..NON USA MEDICINALI..

Ha fondato una onlus la nuova specie..

Ne sai qualcosa? E’ una persona seria e per il bene?

Ah non ti ho chiesto la cosa piu’ importante..posso contare sul tuo aiuto?

IN QUESTI MESI CHE MI SON DATO COME SABBATICI..POSSO AFFRONTARE CON PIU CALMA IL PERCORSO

Pero’ forse e’ cosi’ per tutti..quando lavoravo ero strastanco..delle molte ore al lavoro
e degli ambienti di lavoro, nel senso delle relazioni..cioe’ delle persone con cui stavo…

Ho sempre lavorato in cooperativa di facchinaggio magazzino e il lavoro e’ molto pesante..

E ho sempre fatto molta fatica a vivere bene i luoghi di lavoro, cioe’ stare bene.con le persone con cui lavoravo.

Forse un po’ perche’ comunque ho fatto l’universita’ e ho una discreta cultura..e gli ambienti di magazzino non spiccano per buone maniere e poesia.

Adesso che invece sono 9 mesi che sono fermo da un vero e proprio impiego.
La stanchezza deriva dalla solitudine..in cui spesso mi perdo.. dai momenti di abbattimento…dalla fatica di organizzarmi.. dalle mille cose che vorrei fare..e dalla fatica della perseveranza..del dare un senso alla mia vita…quando per me spesso parlare con qualcuno e’ gia’ un evento..di una mattinata..a volte di una giornata..

E’ dura’.

Posso nei limiti delle mie possibilta’ contribuire come dici nel blog alle spese!!

Grazie CIAO

Lettera firmata


RISPOSTA
Ciao G*****,
e grazie di aver scritto questa lettera, ma soprattutto di aver aperto il tuo cuore.
Ci siamo già conosciuti a Scandiano alla presentazione del libro, e quindi sai bene che sono un carabiniere e non un medico.
NON avere una laurea in Medicina, e la successiva specializzazione in Psichiatria, è per me un vanto, e un valore aggiunto, in quanto non sono passato per quei meccanismi lobotomizzanti, che ti insegnano semplicemente che i disturbi mentali debbano essere letteralmente annientati a suon di bombe chimiche.
Veniamo a noi…
Nessun dottorone dell’epoca dell’inizio del tuo “disagio” ha saputo fare quello che ogni medico ed essere umano in primis dovrebbe fare: prenderti per mano, scandagliarti fisicamente per escludere qualunque problema organico e PARLARTI, rassicurarti e aiutarti.
No…meglio anni e anni di bombe chimiche che ti hanno portato a pesare 130 kg, senza aver risolto un bel nulla di niente.
Ringrazia questi cosiddetti “esperti di salute mentale”, che ti hanno letteralmente rubato 15 anni di vita.
Ma non è il momento di fermarsi a piangere e a rimuginare il passato.
Hai letto il libro, leggi il blog, quindi sai cosa deve essere fatto.
Ci sentiamo in privato per tutto.
Io non abbandono nessuno
Forza e coraggio
Pietro Bisanti
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DONNA UCCIDE IL FIGLIO DI 13 ANNI: ANTIDEPRESSIVI, SENTO IL VOSTRO FETORE

SAN SEVERINO (MARCHE)
Donna uccide il figlio di 13 anni

«Vogliono portarmelo via»

L’episodio al culmine di una lite: il bambino, raggiunto da nove coltellate, era atteso dal padre (separato dalla moglie) con il quale avrebbe dovuto trascorrere il Natale
Deborah Calamai e il figlio Simone shadow
Inseguito sul pianerottolo. Ammazzato dalla madre con 9 coltellate. Il ragazzino aveva 13 anni. «L’ho ucciso perché me lo vogliono portare via». Così avrebbe detto ai carabinieri Deborah Calamai, la donna di 38 anni che la sera della Vigilia ha ucciso il figlio Simone Forconi a San Severino Marche, in provincia di Macerata. La donna è stata arrestata per omicidio e portata nel carcere di Camerino. Secondo quanto hanno potuto appurare gli investigatori, Deborah era seguita dall’ospedale per problemi psicologici iniziati nel 2005 e già in passato aveva dato segni di squilibrio. Lavorava, da precaria, in una casa di cura per anziani.

L’episodio al culmine di una lite: il bambino, raggiunto da nove coltellate, era atteso dal padre (separato dalla moglie) con il quale avrebbe dovuto trascorrere il Natale
Deborah Calamai e il figlio Simone Deborah Calamai e il figlio Simone shadow
Inseguito sul pianerottolo. Ammazzato dalla madre con 9 coltellate. Il ragazzino aveva 13 anni. «L’ho ucciso perché me lo vogliono portare via». Così avrebbe detto ai carabinieri Deborah Calamai, la donna di 38 anni che la sera della Vigilia ha ucciso il figlio Simone Forconi a San Severino Marche, in provincia di Macerata. La donna è stata arrestata per omicidio e portata nel carcere di Camerino. Secondo quanto hanno potuto appurare gli investigatori, Deborah era seguita dall’ospedale per problemi psicologici iniziati nel 2005 e già in passato aveva dato segni di squilibrio. Lavorava, da precaria, in una casa di cura per anziani.

Fonte: Corriere.it



COMMENTO
Ci vuole una laurea in Medicina, anni di master e specializzazioni per capire quello che ormai è ovvio a tutti fuorché agli psichiatri? Sono gli psicofarmaci a trasformare le persone in assassine di se stesse e/o degli altri.
“Essere in cura” al giorno d’oggi significa solamente “assumere psicofarmaci”.
Chiunque manifesti un qualunque disturbo mentale non viene sottoposto a nessun accertamento diagnostico per verificare se vi sia o meno una causa organica alla base di quanto in atto.
Niente di niente.
L’alimentazione, poi, per i medici, vale meno di zero.
Ora il futuro di questa donna è segnato: sarà riempita a vita di farmaci in un ospedale psichiatrico giudiziario.
Questo significa aiutare un altro essere umano?
E se le crisi depressive di questa donna fossero state scatenate dall’ormai epidemica intolleranza al glutine, solo per fare un esempio?
No, affibbiamole subito l’etichetta di squilibrata… E che il valzer di farmaci abbia inizio.
Psichiatria… non hai toccato il fondo… sei ancora più giù.
Pietro Bisanti

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Grazie di cuore.

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